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Immagine del redattoreRoberto Maria Sassone

Il Purna Yoga di Sri Aurobindo (libro aperto di Roberto Maria Sassone)


Prendendo come riferimento le Lettere sullo Yoga di Sri Aurobindo si scopre una conoscenza avanzatissima e sempre attuale. Questo documento vuole essere un diario di bordo, di volta in volta rinnovato, seguendo le orme del mio Maestro che, insieme a Mère e a Satprem, ha dato una direzione alla mia vita.

Il principale problema di questa Via è che non è una Via…non c’è nessuna codifica, nessuna tecnica, nessun insegnante, nessun centro presso cui apprenderlo. I centri e le scuole sono molto rassicuranti perchè danno ai ricercatori la sensazione di essere seguiti e guidati. Ma il Purna Yoga toglie valore ad ogni schema, ad ogni tentativo di imprigionarlo in una “pratica” specifica e riconosciuta. Perciò lo considero una Via da Guerriero, termine caro a Sri Aurobindo e a Mère.

Proprio perchè mancano figure di riferimento qualificate non è facile comprenderlo, non è facile conoscerlo e districarsi dal ginepraio delle numerose opere che Egli ha scritto per illustrare il suo pensiero e soprattutto la sua Esperienza.

Naturalmente anch’io non mi considero un insegnante di Purna Yoga e tutto ciò che scrivo è il frutto di una esperienza che ho iniziato nel 1979, all’età di 29 anni, con i miei poveri mezzi, quando mi sono “innamorato” di Sri Auribindo, di Mère e di Satprem. Ma la mia esperienza è stata sempre molto costante, quotidiana e si è articolata fondamentalmente sulla Presenza per mezzo del respiro, sulla meditazione silenziosa nel centro del cuore, sulla concentrazione col mantra delle cellule di Mère, sul Surrender e sull’offerta del Cuore, sull’osservazione della mente e sull’Azione senza scopo.

L’EVOLUZIONE SUPERMENTALE

Nel capitolo I del primo volume di Lettere sullo yoga (scritte nel periodo 1932 – 1942) c’è una nota molto chiarificante: “Nella visione di Sri Aurobindo l’uomo non è la vetta della creazione; vi sono altri piani di coscienza sopra la mente: la sovramente (overmind), libera dall’ignoranza e dall’illusione (ma che coglie la verità in maniera frammentata – n.d.a), la supermente (supermind), la Coscienza di Verità. Sri Aurobindo ha lavorato per far discendere questa nuova Coscienza nell’atmosfera terrestre, affinchè l’Uomo possa innalzarsi fino ad Essa e collaborare all’apparizione della nuova specie … ed allo stabilirsi della vita divina sulla Terra”.


In questa nota viene chiarita la novità del Purna Yoga che consiste nel realizzare uno stato di coscienza più evoluto nella vita dell’essere umano e non dopo la morte del corpo fisico. Si tratta di spiritualizzare il corpo, il vitale (emozioni) e la mente e consentire l’insorgere della nuova funzione, la supermente, che cambierà completamente il modo di essere di ogni uomo, così come l’insorgere della mente è stato un salto quantico che dai mammiferi ha prodotto lo sviluppo dell’homo sapiens.

Naturalmente questo è un progetto in fieri; siamo ai primi bagliori di questa nuova coscienza, ma possiamo contribuire con la nostra sadhana e con la nostra Aspirazione ad accelerare i tempi.

La prima cosa importante che dobbiamo sapere è che Sri Aurobindo è lo spartiacque tra la vecchia e la nuova spiritualità. La vecchia spiritualità mirava esclusivamente alla trascendenza, perchè i tempi non erano maturi per una trasformazione dell’essere umano. La nuova spiritualità (che non rinnega la vecchia, ma la comprende e la integra) mira ad una vita divina sulla Terra, ovvero ad una vita in cui il rapporto con la realtà non sia più filtrato dalla coscienza mentale che tutto deforma e limita, ma avvenga nell’immediatezza dalla coscienza supermentale che è diretta e vera.

Dice Sri Aurobindo: “La forza supermentale, discendendo, risveglia una risposta dal basso nella coscienza terrestre affinché un’attività supermentale possa prendere forma nella materia stessa. Tutto è involuto come potenzialità nella materia terrestre: vita, mente e supermente, ma solo quando la forza di vita discese dal piano vitale in quello materiale fu possibile una vita organizzata attiva e cosciente; nello stesso modo fu solo quando discese la mente che la mente latente nella Materia si risvegliò e pottette essere organizzata. La discesa supermentale deve creare lo stesso genere di apertura dal basso in modo che una coscienza supermentale possa essere organizzata nella coscienza materiale” (pag 30).

La forza supermentale però ha una caratteristica che dobbiamo conoscere, che è quella di sollevare tutto il putridume che giace nel fondo. Quando si smuove l’acqua di uno stagno tutta la melma viene a galla e l’acqua si intorbidisce. Qualcosa di analogo sta accadendo in questo periodo storico. Inoltre noi vediamo una piccola parte di una realtà molto più vasta in cui ci sono forze ed esseri che appartengono ai piani del vitale e del mentale. Esiste infatti un vitale ed un mentale universale in cui noi siamo immersi. Queste forze e questi esseri si ribellano a questa discesa della coscienza supermentale, perchè è Coscienza di Verità, ovvero una coscienza luminosa che non possono sopportare perchè in loro ci sono lati oscuri. Non si tratta di demonizzare niente perchè nell’economia dell’universo tutto ha una ragione di esistere. Anche ciò che consideriamo più oscuro è comunque un’espressione del Divino. A noi sfugge completamente il disegno globale, essendo ancora offuscati dalla coscienza mentale. Voglio precisare che il piano vitale è quello degli istinti e delle emozioni. C’è quindi un basso ed un alto vitale. Il basso vitale corrisponde nell’Uomo ai primi tre chakra e l’alto vitale corrisponde al quarto, la parte emozionale del chakra del cuore. In un altro linguaggio questi sono i piani dell’astrale.

Sri Aurobindo è molto chiaro sull’argomento: le chiama forze oscure. Ecco cosa dice in proposito: “Questa oscurità e violenza che che sembrano voler distruggere quella luce d’idealismo mentale e quel desiderio d’armonia che erano riusciti a stabilirsi nella mente dell’umanità, sono ovviamente dovute a una discesa di violenti e oscuri Poteri vitali che cercano di possedere il mondo umano per il loro proprio scopo e non per uno scopo spirituale” (ibidem, pag 19).

Queste parole aprono uno scenario molto più vasto di una realtà cosmica che non riusciamo nemmeno ad immaginare e ci fanno comprendere che spesso gli uomini al potere sono espressione di queste forze a loro insaputa. So di dire fare affermazioni pesanti, ma ritengo che sia giunto il momento di togliere i veli.

Ma ciò che più ci interessa è sapere che la coscienza supermentale è inarrestabile perchè fa parte di un disegno evolutivo già decretato. Dice Sri Aurobindo che “Il principio supermentale si stabilirà nell’evoluzione mediante la discesa, proprio come il principio mentale fu stabilito dall’apparizione della Mente pensante e dell’Uomo nella vita terrestre. Ci sarà una razza di esseri supermentali sulla Terra proprio come ora c’è una razza di esseri mentali” (Ibidem, pag 24)


Subito dopo questo discorso fa un’affermazione che mi ha colpito profondamente, perchè si esprime su un tema che fino ad ora non ho voluto approfondire e sul quale si sono gettate le numerose fazioni new age, ridicolizzandolo e rendendolo patetico. E’ il tema degli extraterrestri, degli angeli e di altre creature e delle loro comunicazioni spesso  di un livello molto scadente o melenso. In una lettera ad un suo discepolo Sri Aurobindo dice: “Una discesa di esseri superiori quali voi suggerite può essere concepita come parte del processo di cambiamento. Ma l’essenziale del cambiamento sarà l’apparizione dell’essere supermentale (…) qui, sulla Terra, così come è apparso un essere mentale (…) durante l’ultimo stadio dell’evoluzione. Preferisco per il momento non parlare della discesa di esseri superiori perchè è mia esperienza che ciò porta ad un vano e spesso egoistico romanticismo che distoglie l’attenzione dal vero lavoro: la realizzazione del Divino e la trasformazione della natura” (Ibidem, pag 24).

Sono parole forti e chiare che da un lato ribadiscono che il fenomeno esiste e dall’altro mettono in guardia dalla solita superficialità di molti che cercano il meraviglioso per evadere o per sedare le loro paure. Sperare che uno stormo di creature luminose e più evolute di noi scenda in massa sulla Terra per toglierci dai guai è davvero il desiderio di un bambino che non è in grado ancora di assumersi le sue responsabilità. Ma ciò nonostante esistono altri esseri che sono in comunicazione con noi su vari piani e che fanno parte di un gioco più vasto in cui noi siamo inseriti.

Nella lettera successiva Sri Aurobindo fa un’ulteriore precisazione che ci fa comprendere chiaramente come mai la nostra piccola terra abbia invece un’importanza così grande e sia tanto osservata, ambita e contesa. Essere Uomini, al contrario di quanto sento spesso dire, è un vero privilegio perchè noi abbiamo un tesoro che tanti ci invidiano: il centro psichico (l’anima individuale); questo tesoro consente un’evoluzione continua: “Si può entrare in qualche paradiso superiore con ls devozione al Signore di quel paradiso. Ma questo non è progredire. Questi altri mondi sono mondi di tipo fisso, ciascuno fissato nel proprio genere, nel proprio tipo e nella propria legge. L’evoluzione ha luogo sulla Terra e perciò la Terra è il terreno più idoneo al progresso. Gli esseri degli altri mondi non progrediscono da un mondo all’altro. Rimangono fissi nel loro proprio tipo” (Ibidem, pag 25). Non progrediscono perchè non hanno la goccia divina che invece noi siamo già adesso per natura intrinseca. L’Uomo è invidiato dagli Dei proprio perchè, pur nella loro perfezione, non possono evolvere.

Ma voglio riportare l’attenzione sulla nostra responsabilità evolutiva. Noi, vivendo in questo periodo storico di passaggio di ottava, dobbiamo fare una scelta: cavalcare la tigre, ovvero aderire a questa nuova coscienza, aspirare ad essa e lavorare per essa, oppure restare fermi in ciò che ormai è vecchio ed ha fatto il suo corso.


Il processo di supermentalizzazione naturalmente non avverrà d’improvviso, ma all’inizio solo alcuni avranno questa realizzazione. Ma a noi questo non riguarda perché dobbiamo stare con la realtà di ciò che è alla nostra portata. Noi possiamo entrare in una sadhana in cui praticare con gli strumenti e le risorse a nostra disposizione, ma su tutto deve ergersi l’intensità appassionata e l’ardore della bakti. Questo sacro fuoco è la vera sostanza che presiede alla trasformazione alchemica nel crogiolo del Cuore. Questo già è un compito nobilissimo da guerrieri e agevola la creazione di condizioni per attivare un potente catalizzatore che consenta ulteriori discese della forza supermentale. Possiamo meglio comprendere questo principio riportando queste parole di Sri Aurobindo: “Non ci si propone di supermentalizzare la massa dell’umanità, bensì di stabilire il processo della coscienza supermentale nell’evoluzione della Terra. Una volta che questo sia compiuto il potere supermentale stesso farà così che si evolva quanto necessario. Non è quindi importante che la missione venga diffusa; la cosa importante è che si compia in qualche modo, non importa in quanti, fossero anche in pochi, non c’è altra difficoltà” (Ibidem, pag 25).

Così scrive Pino Landi, un serio ricercatore sulla via del Purna Yoga: “Basta fare semplicemente un passo dopo l’altro … La Sadhana come la vita: un passo dopo l’altro, vivendo ogni attimo come ‘Momento magico’, come tempo a se stante, come l’unico tempo possibile … e ‘un passo dopo l’altro’ ci accorgeremo che il cammino procede … e la meta è ad ogni istante sollevare il piede…”

Fin qui sto cercando di chiarire la sostanza dello Yoga Integrale, ma cominciamo a dare qualche accenno sulle caratteristiche del metodo perché, non essendoci in realtà un metodo prefissato ogni ricercatore deve formarlo gradualmente, adattandolo a se stesso. Ma ciò non lo autorizza ad improvvisare, senza alcuna discriminazione. Il metodo di ognuno deve comunque rispettare i principi e l’essenza del Purna Yoga. Dice Sri Aurobindo: “Qual è la perfetta tecnica di Yoga o piuttosto di uno yoga capace di cambiare o il mondo o la natura?  Non una che prenda un uomo per una qualsiasi piccola parte del suo essere, vi attacchi un gancio e lo tiri su con una carrucola nel Nirvana o Paradiso. La tecnica di uno yoga che cambi il mondo deve essere multiforme, flessibile, paziente ed onnicomprensiva come il mondo stesso. Se non affronta tutte le difficoltà e possibilità e non tratta con cura ogni elemento necessario, ha forse qualche possibilità di riuscita? E può riuscirvi una tecnica perfetta comprensibile a tutti? (…)Se si deve ottenere una nuova coscienza che superi l’intelletto ragionante, lo si può forse fare su linee che vengono giudicate e capite dall’intelletto ragionante, controllate da questo ad ogni passo, con l’intelletto che dice quello che va fatto, quanto si è progredito, quali passi si devono compiere e qual è il loro valore?” (Ibidem pag 26).

Il fine umorismo di Sri Aurobindo qui è evidente; non è la trascendenza che ci interessa in questo yoga, nè una tecnica ‘tuttofare’. Nel Purna Yoga non si gioca al ‘piccolo ricercatore spirituale’: ecco perchè lo chiamo La Nobile Via del Guerriero. Non lo si costruisce a tavolino, con 10 asanas, tre tipi di pranayama e varie meditazioni. Anche se queste tecniche sono utili, ma  devono essere inserite in un contesto, in un progetto, in un anelito, in una visione del mondo, in un’offerta. So quanto siano pericolose le parole e con quanta facilità vengano travisate, intese secondo i propri comodi. Per questo voglio essere ancora più chiaro: le tecniche sono utili, ma non sono tutto il cammino. Aiutano a percorrere il cammino. Quindi il mio non è un invito alla superficialità, non è un disprezzo del metodo e della disciplina. Anzi, proprio il Purna Yoghi è colui che crea la sua disciplina. Ma non è una disciplina rigida e piena di divieti.


La nostra mente non ha quindi voce in capitolo nel Purna Yoga. “La mente non può prevedere né decidere ciò che farà la supermente. La mente è un’ignoranza che cerca la Verità. La supermente, per sua stessa definizione, è la Coscienza di Verità, la Verità in possesso di sé e che realizza se stessa col suo solo potere. In un mondo supermentale imperfezione e disarmonia son destinate a scomparire. Quello che proponiamo per il momento è non è di fare della Terra un mondo supermentale, bensì di far discendere la supermente quale potere e coscienza stabile (…) Non tutta l’umanità può essere trasformata subito.” (Ibidem, pag 27)

Voglio ribadire ulteriormente la nostra responsabilità individuale in questo processo evolutivo che però deve avvenire in forma collettiva. Questo è un principio importante nel Purna Yoga. Dice Sri Aurobindo: “Questa trasformazione non può essere fatta solo individualmente o in modo solitario. Nessuna trasformazione individuale solitaria che non si curi del lavoro da fare per la Terra (il quale conta di più di qualsiasi trasformazione individuale) potrebbe essere possibile e utile. E nessun essere umano potrebbe individualmente, con il suo solo potere, compiere la trasformazione; nè lo scopo del (purna) yoga è di creare qua e là un superuomo individuale. Lo scopo dello yoga è di far discendere la coscienza supermentale sulla Terra, stabilirvela, creare una nuova specie in cui il principio della coscienza supermentale governi la vita individuale e collettiva, interiore ed esteriore.” (Ibidem, pag 28)

Nella vecchia spiritualità l’individuo si appartava per perseguire la sua realizzazione, lasciando immutate le cose sulla Terra. Nella nuova spiritualità invece il progresso di ognuno è funzionale a tutti e si procede nella sadhana attuando dimensioni collettive. Ecco perchè è fondamentale formare gruppi di ricerca e di meditazione che abbiano in comune la stessa aspirazione alla venuta del mondo nuovo. Inoltre l’anelito alla nuova coscienza è esso stesso strumento di discesa della supermente. Per tale motivo Mère diede all’umanità il mantra delle cellule OM NAMO BHAGAVATE’, che è un potente catalizzatore della Coscienza-Forza supermentale perchè esprime la frequenza stessa di questa nuova coscienza.

Dapprima è attraverso gli individui che la coscienza supermentale diventa parte della coscienza terrestre” (Ibidem, pag 28). La Terra è viva ed ha una coscienza che si evolve come la nostra e noi siamo parte di essa  ed abbiamo il potere di contribuire allo sviluppo di essa. Anche la materia deve avere una trasformazione supermentale, rispondendo finalmente alla coscienza dell’uomo. Invece per adesso, la materia resta inerte alla nostra volontà. Non possiamo plasmarla con la nostra intenzione, se non ricorrendo a strumenti meccanici che la violentano. “La coscienza terrestre è la coscienza di questa terra soltanto. Esiste una coscienza globale particolare della Terra (come esiste per gli altri mondi) che si evolve con l’evoluzione della vita sul pianeta” (Ibidem, pag 31)

Ma attenzione all’equivoco in cui potrebbe cadere la nostra cultura utilitaristica: dire che questo yoga è per l’umanità e per la Terra non vuol dire creare la speranza di un uomo migliorato e di una Terra che consenta all’essere umano di restare quello che è, ma con più poteri e più capacità. Non si tratta di diventare una razza di superuomini con gli stessi difetti degli uomini! Noi stiamo invece parlando di un’umanità che realizza il Divino e di una Terra che diviene idonea a sostenere la coscienza divina nell’Uomo, la Coscienza di Verità.

Nella prefazione di Guida allo Yoga si legge:”Quando Sri Aurobindo dichiarava:’Il nostro yoga non è per noi, ma per l’umanità’, un gran numero di persone respirò di sollievo al pensiero che la grande anima non era, dopo tutto, interamente perduta per il mondo, e che il suo nome non sarebbe stato iscritto nella lunga lista dei sannyasin che l’India ha prodotto nel corso dei secoli. Si capì che il suo yoga era uno yoga moderno al servizio dell’umanità; e se questo servizio non era la totalità e tutta la sostanza della Sua spiritualità, era almeno qualcosa di utile. Doveva probabilmente rappresentare qualche arte destinata ad attirare poteri invisibili per rendere la vita umana migliore, mediante un sistema che avrebbe presentato vantaggi sui risultati ottenuti coi semplici mezzi razionali e scientifici. Sri Aurobindo si accorse che l’essenza stessa del suo insegnamento era falsata dall’interpretazione delle sue parole. Dovette perciò cambiare la sua formula: ‘Il nostro yoga non è per l’umanità, ma per il Divino’ (…) Per avvicinarsi meglio all’ideale di Sri Aurobindo, conviene riunire le due formule e dire che la sua missione è quella di trovare e di esprimere il Divino nell’Umanità.” (Pag 9)

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