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La Psicologia dello Yoga Integrale di Sri Aurobindo

di Luisa Barbato



I Parte

La psicologia dello yoga integrale deriva dall’opera di Sri Aurobindo e Mere e dalle loro grandi conoscenze e esperienze. Si tratta di un sistema estremamente integrato che scandaglia dettagliatamente la psiche umana e la collega alle grande tradizioni spirituali dell’Occidente e dell’Oriente, in questo senso possiamo dire che Aurobindo è stato uno dei primi grandi iniziatori dello sviluppo transpersonale della psicologia.

Proviamo ad andare con ordine, perché tante sono le chiavi che troviamo nella vasta e complessa opera di questi due maestri illuminati. Sri Aurobindo definisce la materia come una manifestazione finita e dormiente della Realtà Divina, e l’evoluzione biologica come il processo intelligente tramite il quale lo Spirito si esprime nella materia. Questo percorso intelligente si compone di due movimenti: uno discendente o involutivo, attraverso il quale lo Spirito diviene materia, l’altro ascendete o evolutivo attraverso cui lo Spirito lentamente esprime le potenzialità divine racchiuse nella materia.

“Tutti gli esseri sono uniti in un unico Sé e Spirito, ma sono divisi da una certa separazione della coscienza, un’ignoranza del loro vero Sé e della Realtà nella mente, nel vitale e nel corpo. E’ possibile, tramite una determinata disciplina psicologica, rimuovere questo velo di coscienza separata e divenire consapevoli del vero Sé, della Divinità dentro di noi e nel tutto. Questa Unità e Coscienza è involuta, qui, nella materia, e l’Evoluzione è il metodo tramite il quale essa libera se stessa”. (“La vita Divina”).

La scala verticale della coscienza

Aurobindo descrive il processo involutivo che porta il Divino nella materia finita usando la metafora dei gradini discendenti di una scala che chiama “piani di coscienza”. Se elenchiamo questi piani di coscienza dal più alto al più basso in ordine discendente abbiamo:

1. Sacchidananda (Brahman, il Divino trascendente)

2. Supermente (Coscienza infinita auto-determinantesi)

3. Sovramente (Coscienza cosmica, piano degli dei e delle dee)

4. Mente Intuitiva

5. Mente Illuminata

6. Mente Superiore

7. Mente

8. Vitale

9. Fisico

10. Subcosciente (inconscio personale e universale della psicologia)

11. Incosciente (materia propria e Non-Essere esistenziale)

Ciascun piano di coscienza costituisce un universo a sé stante e l’intera esistenza può essere rappresentata come uno spettro, una serie ordinata di livelli. Questi ultimi ascendono dall’Inconscio, che si pone come il piano più denso e la base della materia, al Sacchidananda che è pienamente cosciente e non manifestato, ed è il culmine della scala.

Vediamo i vari piani in maniera più articolata:

Sachchidananda è l’Essere Uno Divino con il triplice aspetto di Esistenza (Sat), Coscienza (Chit) e Beatudine (Ananda). Dio, che è Sachchidananda, si manifesta come infinita Esistenza la cui essenzialità è Coscienza, della quale, di nuovo, l’essenzialità è beatitudine. Il cammino tradizionale di conoscenza (Jnana Yoga) in India ha lo scopo di eliminare successivamente il corpo, il vitale, ossia il piano emozionale, e la mente per realizzare un’immersione diretta fondendosi nella Realtà sopracosmica di Sachchidananda. Tuttavia, per una auto-conoscenza integrale, dice Aurobindo, è necessario attraversare ciascuno dei piani supercoscienti, inclusa la Supermente, e ascendere al Sachchidananda.

Con Supermente Aurobindo intende un piano supercosciente dell’essere che, non solo è al di sopra della mente, ma è anche oltre la mente e radicalmente differente da essa. Con mente egli si riferisce non solo alla mente ordinaria, ma anche ai piani supercoscienti della mente, ossia alla Mente più Alta, Illuminata, Intuitiva e alla Sovramente. Tutti questi piani supercoscienti della mente sono infatti pieni di luce, ma anche di oscurità, di conoscenza, ma anche di ignoranza, seppur in misura sempre minore man mano che si ascende nei vari piani, mentre la Supermente è la Coscienza di verità, totalmente priva di ignoranza.

“Con Supermente si intende la piena Coscienza di verità della Natura Divina nella quale non c’è posto per il principio della divisione e dell’ignoranza; è sempre piena di luce e di conoscenza superiore a tutta la sostanza mentale o ai movimenti mentali. Tra la supermente e la mente umana c’è tutta una gamma di piani o di strati di coscienza – si possono vedere in vari modi – nei quali l’elemento o la sostanza della mente, e di conseguenza i suoi movimenti, divengono più e più illuminati e potenti e vasti. La Sovramente è il più alto di questi piani, è pieno di luci e poteri, ma dal punto di vista di ciò che è al di sopra, è la linea dell’anima che si distoglie dalla conoscenza completa e indivisibile e discende verso l’Ignoranza. Poiché, sebbene essa venga dalla Verità, è qui che inizia la separazione degli aspetti della Verità, le forze e il loro operare, come se essi fossero verità indipendenti, e questo è il processo che termina con la discesa nella Mente ordinaria, nel Vitale e nella Materia, in una divisione completa, frammentazione, separazione dalla Verità indivisibile al di sopra. Non c’è più la conoscenza essenziale, totale, perfettamente armonizzante e unificante, o piuttosto la conoscenza per sempre armoniosa, perché una per sempre, che è la caratteristica della Supermente. In quest’ultima, le divisioni mentali e le opposizioni cessano, i problemi creati dalla nostra mente divisa e frammentata scompaiono e la Verità è vista come un tutto luminoso. Nella Sovramente non c’è ancora l’attuale caduta nell’Ignoranza, ma è compiuto il primo passo che renderà la caduta inevitabile”. (“Lettere sullo yoga”).

Aurobindo descrive la Sovramente (Overmind) come il piano dei grandi Dei e Dee dei Greci, Hindu, Maya e delle altre tradizioni. Nella sua visione gli Dei non sono mere creazioni del pensiero umano primitivo, ma sono esseri reali che esistono sul piano di coscienza chiamato Sovramentale. L’apertura della Sovramente permette anche di avere esperienze di coscienza cosmica, ossia di consapevolezza profonda delle forze cosmiche o universali (quindi non personali o individuali) che sono operative su ciascun piano di coscienza.

Questa coscienza cosmica può aprirsi anche prima della liberazione spirituale, ma, secondo Aurobindo arriva solitamente con la realizzazione sovramentale e, ovviamente, vivere in questa coscienza sovramentale in maniera permanente costituirebbe uno straordinario sviluppo transpersonale.

Per la Mente Illuminata egli scrive:

“Una Mente non più di Pensiero Elevato, ma di luce spirituale. Qui la chiarezza dell’intelligenza spirituale, la sua luce tranquilla, dà posto o si subordina a un intenso lustro, uno splendore e illuminazione dello Spirito: un gioco di lampi e di potere irrompe dall’alto nella coscienza e aggiunge la calma e la vasta illuminazione e la vasta discesa di pace che caratterizza o accompagna l’azione dei principi spirituali, un ardore di realizzazione e un’estesi rapita di conoscenza” (“La Poesia Futura”).

La Mente Intuitiva, o Intuizione, si riferisce alla capacità di capire le cose immediatamente senza bisogno di un ragionamento conscio. In questo senso, l’intuizione può essere basata su un sentimento, o può essere un ragionamento subconscio rapido. Aurobindo riferisce invece questa capacità al piano supercosciente della Mente Intuitiva. Si tratta del potere della coscienza più vicino e intimo alla conoscenza originale per identità. Ottiene dei lampi di Verità e traduce questi lampi in idee intuitive. Quello che è pensiero di conoscenza nella Mente Superiore, diviene illuminazione nella Mente Illuminata e visone intima, diretta nell’Intuizione.

La Mente Superiore è il primo piano della coscienza spirituale dove si diventa costantemente e strettamente consapevoli del Sé, dell’Uno onnipresente, e dove si vedono e si conoscono le cose abitualmente con questa consapevolezza. E’ una mente pensante luminosa il cui strumento è il potere del pensiero elevato.

“Ma questo Pensiero più grande non ha bisogno di un raziocinio ricercante e auto-critico, nessun processo logico passo dopo passo verso una conclusione, nessun meccanismo di espressione o di deduzioni e inferenze, nessuna costruzione o concatenamento deliberato di idee per arrivare a un insieme ordinato di conoscenza … Questa coscienza più elevata è conoscenza che si auto-formula sulla base di una consapevolezza del tutto auto esistente e che manifesta alcune parti della sua integrità, un’armonia dei suoi significati messa nella forma-pensiero” (“La Vita Divina”).

Si possono poi esaminare il Subconscio e l’Incosciente che sono elementi importanti della psicologia dello yoga integrale e che non vanno confusi con le analoghe definizioni della psicoanalisi. Nelle sedute di psicoterapia corporea, lavorando con il corpo, si riattivano le memorie emozionali, la storia antica di ciascuna persona vissuta non solo cognitivamente o emozionalmente, ma nella traccia profonda iscritta nel corpo. Possiamo considerare il percorso della psicoterapia corporea il primo importante passo verso la consapevolezza di sé, una consapevolezza integrata di tutti i livelli dell’essere.

Secondo Aurobindo quello che diagnostichiamo come un disagio psicologico è l’interferire del piano vitale con la coscienza fisica del corpo. Questa interazione produce la somatizzazione dell’emozione nel corpo e le terapie orientate al corpo agiscono proprio sulla somatizzazione, sull’influenza del vitale sul fisico, permettendo di espandere il campo delle emozioni che, invece di essere rivolte alla coscienza fisica, sono sperimentate coscientemente. Ma le emozioni possono seguire anche un altro percorso e, alternativamente, possono essere spinte giù e dietro la consapevolezza frontale, in quello che Aurobindo chiama Subconscio e che corrisponde all’Inconscio della psicologia occidentale. Aurobindo afferma che:

“…..esso contiene non le idee, le percezioni o le reazioni consce, ma come la sostanza fluida di queste cose. Ma anche tutto ciò che è coscientemente sperimentato affonda giù nel subcosciente, non come memorie precise, anche se sommerse, ma come oscure e ostinate memorie di esperienza, e queste possono emergere ad ogni momento come sogni, come ripetizioni meccaniche di passati pensieri, sentimenti, azioni ecc., come ‘complessi’ che esplodono dentro azioni e eventi, ecc. ecc. Il Subconscio è la causa principale del perché tutte le cose si ripetono e niente sembra cambiare, se non nelle apparenze. E’ la causa del perché la gente dice che il carattere non può essere cambiato, è anche la causa del costante ritorno delle cose delle quali abbiamo sperato di liberarci per sempre. Tutti i semi sono lì e tutti i Sanskara (percorsi fissi) della mente, del vitale e del corpo. E’ il supporto principale della morte, della malattia e l’ultima fortezza (all’apparenza inespugnabile) dell’Ignoranza. Tutto ciò che viene soppresso senza esserne pienamente liberati sprofonda là e rimane come semi pronti a germogliare ad ogni momento” (“Lettere sullo yoga”).

Il piano del Subconscio è anche responsabile delle malattie fisiche croniche o ricorrenti. Le memorie emozionali depositate nel corpo non vanno tuttavia confuse con la coscienza cellulare dello yoga integrale sviluppato da Aurobindo e da Mere. Per capire la differenza, occorre distinguere tra il Subconscio e l’Incosciente. Questo ultimo, da non confondere con l’Inconscio della psicologia che, come abbiamo detto coincide con il Subcosciente, rappresenta l’inversione densa e inconscia del Sacchidananda, ossia del livello più alto della coscienza. In esso, tutti gli esseri e l’esistenza sembrano scomparire, e in esso è contenuta la coscienza atomica e subatomica della materia, così come l’organizzazione molecolare della materia.

Nell’esperienza yogica l’Incosciente si estende esteriormente a tutte le sostanze materiali (persino una pietra ha una coscienza, per quanto elementare, ci dice Aurobindo), mentre internamente esso è di supporto alla coscienza delle cellule del corpo. Lo yoga delle cellule della Madre è proprio la trasformazione spirituale dell’Incosciente, il risvegliare la coscienza cellulare che è dormiente, ma presente. La Madre elaborò uno yoga delle cellule, dando alcuni strumenti formidabili, tra i quali un mantra – il mantra delle cellule – e questo yoga costituisce un’eccezionale esperienza di trasformazione spirituale dell’Inconsciente.

Ma che relazione esiste tra questo yoga cellulare, che cerca di risvegliare la coscienza nelle parti più piccole della materia, e gli altri strumenti psicologici che pure lavorano sulla consapevolezza corporea? Per capirlo è essenziale distinguere bene i piani sui quali lavorano le moderne pratiche psicoterapiche e lo yoga integrale. Le prime lavorano sul piano vitale e fisico, quindi sul Subconscio, mentre lo yoga delle cellule lavora sulla coscienza delle cellule che rappresenta il primo motore della trasformazione della materia, il supporto dello yoga integrale. Nessuna vera trasformazione degli esseri umani e della materia potrà veramente avvenire se non si arriva a toccare questa coscienza cellulare.

La dimensione concentrica della coscienza

Oltre alla scala verticale, SA descrive anche una dimensione concentrica della coscienza che definisce “parti dell’essere”. Attraverso di esse l’essere umano diviene consapevole e entra in contatto con i piani di coscienza prima descritti. Queste parti, dal più esterno al più interno, sono:

Essere Esterno Essere Interno Essere Interiore

Mentale (cognitivo) Mentale Interno Essere Psichico

Vitale (emozionale-affettivo) Vitale Interno (anima in evoluzione)

Fisico (biologico) Fisico Interno

L’essere esterno con la sua consapevolezza fisica, vitale e mentale costituisce il sé o l’ego del modello biopsicosociale occidentale L’essere interno consiste dei corpi sottili o piani di coscienza che nella terminologia dello yoga integrale sono chiamati fisico, vitale e mentale interni.

“ Nella natura ordinaria di superficie la mente, lo psichico, il vitale, il fisico sono tutti mischiati insieme ed è necessario un grande potere di introspezione, auto-analisi, osservazione e un districare i fili del pensiero, del sentimento a dell’impulso per scoprire la composizione della nostra natura e la relazione e interazione di queste parti tra di loro. Ma quando si va dentro, troviamo la sorgente di tutta questa azione di superficie e lì le parti del nostro essere sono separate e chiaramente distinte l’una dall’altra. Le percepiamo come essere distinti in noi e, come fanno due persone in un’azione comune, sembrano osservarsi, criticarsi, aiutarsi o opporsi e trattenersi l’un l’altra; è come se noi fossimo un gruppo di esseri, ciascun membro con il suo posto e funzione separati, e tutti diretti da un essere centrale che talvolta è di fronte al di sopra degli altri, altre volte dietro la scena” (“Lettere sullo yoga”).

Le varie parti dell’essere interno e dell’essere esterno sono connesse dai chakra dello yoga classico indiano che permettono la comunicazione tra di loro. I fenomeni parapsicologici, di telepatia ecc studiati dalla psicologia occidentale appartengono all’essere interno e non allo psichico. SA sostiene che

“Solo una piccola parte dell’essere interno traspare attraverso i chakra nella vita esterna, ma questo poco è la migliore parte di noi, responsabile dell’arte, poesia, filosofia, ideali, aspirazione religiosa, sforzi verso la la conoscenza e la perfezione. Di solito i centri interiori sono chiusi e addormentati, aprirli e risvegliarli è compito dello yoga Quando questo accade, si rendono disponibili i poteri e le possibilità dell’essere interno e noi ci risvegliamo dapprima a una più ampia coscienza, in seguito a una coscienza cosmica. Allo stesso tempo, l’apertura del centro del cuore fa emergere l’essere psichico che ci rende consapevoli del Divino all’interno di noi e della più alta Verità al di sopra di noi”. (“Lettere sullo yoga”).

I collegamenti tra i chakra e i livelli di coscienza proposta da SA possono essere così sintetizzati sulla base di quanto scritto nelle “Lettere sullo yoga”:

Sahasradala

Sommità del capo


Mente Superiore, Mente Illuminata

Comanda la mente pensante più elevata (buddhi) e la mente illuminata. Si apre verso l’alto alla mente intuitiva e alla Sovramente

Ajna

Tra gli occhi


Mente Dinamica

Comanda il pensiero, la volontà, la visione, la formazione mentale profonda. Terzo occhio

Visuddha

Regione della gola


Mente Esternalizzante

Comanda l’espressione e l’esternalizzazione di tutti i movimenti e le forza menatali; è chiamata anche mente fisica quando dà ordini mentali per le cose esterna e pratiche.

Differisce dalle altre gradazioni di coscienza associate con il viso, il collo, la gola e la regione superiore dello sterno che non hanno un chakra specifico:

Mente Meccanica (Mente Fisica)

Ripete le idee abitudinarie e convenzionali senza fine, molto forte nell’infanzia.

Mente Vitale

Si esprime nei sogni, nell’immaginazione, nei piani per il futuro (fantasie di grandezza, felicità, ricchezza, fama, eroismo ecc.)

Vitale Mentale

Dà espressione mentale ai movimenti vitali come le emozioni, desideri, passioni e sensazioni legate al sistema nervoso. Attraverso di essa i movimenti vitali possono emergere e oscurare o distorcere il ragionamento (es. razionalizzazione).

Anahata

Regione dello sterno

Chaitya Purusha

Non un chakra di per sé e non enfatizzato negli Yoga più antichi


Mente emozionale e Vitale Superiore

Percepito come più esterno; sede di vari sentimenti come amore, gioia, dispiacere, attaccamento ecc. Chakra del cuore.

Cuore Interiore (Essere Psichico)

Percepito come profondo al centro del torace, l’anima che evolve da una vita all’altra; è la sede della vera identità individuale.

Manipura

Regione dal cuore all’ombelico


Vitale Centrale

Sede del vitale più forte e reattivo: ambizioni, orgoglio, paura, amore per il successo, attrazione e repulsione, desideri e passioni, forza vitale e energia vitale.

Svadhishana

Tra l’ombelico e la base della colonna


Vitale Inferiore

Connette tutti i centri al di sopra con la coscienza fisica al di sotto, è connesso con i desideri inferiori come per il cibo e il sesso, così come con i piaceri e dispiaceri inferiori come vanità, ricerca dell’apprezzamento, rabbia, biasimo, piccoli desideri ecc.

Muladhara

Base della colonna vertebrale


Coscienza Fisica

Governa l’essere fisico giù fino al subconscio. Il fisico, quando non è trasformato, è sottomesso all’inerzia, ignoranza, ripetizione di abitudini, lentezza, resistenza alla coscienza spirituale. Il subconscio non ha un chakra organizzato, ma emerge al di sotto dei piedi.

L’essere psichico

Il processo centrale della psicologia dello yoga integrale è l’evocazione dell’anima o l’individualità divina all’interno di ciascuna persona poiché solo l’anima può portare a una trasformazione radicale dell’ego esteriore. Aurobindo chiama l’anima “essere psichico” prendendo questo termine dalla radice originale greca di psyche. In realtà Aurobindo differenzia tra Atman, Jivatman e Essere Psichico che hanno ciascuno un ruolo nel processo di trasformazione e liberazione spirituale dell’essere. Essi sono tre differenti forme della stessa realtà e non devono essere mischiati insieme perché questo può confondere la chiarezza dell’esperienza interiore.

Il Jivatman è al di sopra dell’essere manifestato, superiore alla nascita e alla morte, sempre lo stesso, unito con il Sé universale, è il vero Sé, l’Essere dell’individuo.

L’anima o Atman è una scintilla del Divino che entra nella manifestazione per dare supporto alla sua evoluzione nel mondo materiale. All’inizio è potere indifferenziato della Coscienza Divina che contiene tutte le possibilità che non hanno ancora preso forma, ma che potranno prenderla in funzione dell’evoluzione. Questa scintilla è presente in tutti gli esseri viventi.

L’essere psichico è l’anima nella sua evoluzione che dà supporto alla mente, al vitale e al corpo e cresce tramite le loro esperienze da una vita all’altra. Lo psichico o caitya purushaall’inizio è velato dal corpo, dal vitale e dalla mente, ma quando evolve diviene in grado di emergere e di dominare questi piani. L’uomo normale dipende da essi nella sua vita e la sua natura è animale o al massimo umana, mentre per diventare divina occorre che l’essere psichico, tramite la sadhana, ossia la pratica spirituale, prenda il controllo e utilizzi il piano fisico, vitale e mentale come suoi strumenti verso la trasformazione divina. Così l’essere psichico ha la responsabilità del risveglio e della trasformazione della natura. (dalle “Lettere sullo yoga”).

Soggettivamente l’essere psichico risiede profondamente nel centro del torace , dietro il chakra del cuore con il quale viene spesso confuso. L’apertura all’influsso dell’essere psichico porta a sentimenti di “… devozione, arresa al Divino, gratitudine, dolcezza, gioia pacata, amore per tutto ciò che è buono, bello e armonioso, e un rifiuto spontaneo da tutto ciò che è falso, diabolico, disonesto, egoista o discordante” (“Lettere sullo yoga”).

Tra l’essere psichico e l’essere interno si colloca il Purusha, o il puro testimone della coscienza, che può essere sperimentato in meditazione, mentre Jivatman e Atman (il Sé che non evolve) sono interamente al di sopra del corpo. Tutti questi livelli hanno dei correlati somatotopici poiché, come detto, Aurobindo vede i chakra come organi sottili (non materiali) di percezione e di azione che mettono la coscienza esteriore in contatto con l’essere interno e con i piani sovra-fisici di coscienza. In questo senso, egli inserisce degli aspetti aggiuntivi, basati sulla sua concezione dell’evoluzione individuale e cosmica, rispetto alla concezione classica tantrica dei chakra, alla quale comunque aderisce.

E’ da tenere presente che sia Aurobindo che la Madre non auspicano il risveglio e la risalita dalla kundalini shakti dal basso perché questo può condurre a una varietà di disturbi psicologici (in seguito studiati dalla psicologia transpersonale) Lo yoga integrale procede, invece, facendo emergere l’essere psichico e infondendo la coscienza psichica dapprima nell’intero essere interno e poi nell’essere esterno. Il vantaggio di questo metodo è cheentrando in contatto con il Divino, l’essere psichico può aprire gentilmente i chakra e canalizzare il potere della kundalini senza il pericolo di indurre quella che la psicologiatrans-personale chiama emergenza spirituale.

Un altro elemento molto importante è che la psicologia dello yoga integrale considera nell’evoluzione individuale anche la reincarnazione e lo sviluppo dell’essere psichico attraverso numerose vite, mentre la personalità esterna (ego, sé) si sviluppa in un’unica vita. Abbiamo così traiettorie di crescita distinte e interagenti. Ad esempio, si possono trovare bambini emozionalmente immaturi, ma con un essere psichico ben sviluppato o viceversa; in generale lo sviluppo dell’essere interno e di quello esterno può non essere sincronizzato.

L’introduzione dell’essere psichico nello sviluppo dell’individuo non elimina comunque la sequenza normale dello sviluppo psicologico esterno descritta da Erikson, ma piuttosto inserisce anche lo sviluppo della coscienza spirituale relativa a ogni stadio del ciclo di vita. Ad esempio, per Aurobindo e la Madre i bambini, quando vengono al mondo, non hanno un eguale sviluppo dell’essere psichico e questo condiziona l’intero processo evolutivo e di crescita del futuro individuo. Tanto più sarà evoluto l’essere psichico dell’individuo appena nato, tanto più rapidamente l’essere psichico sarà in grado di prendere il controllo dei vari piani dell’esistenza manifestata (fisico, vitale e mentale) portando dapprima a una loro piena realizzazione e, successivamente, a una loro trasformazione spirituale.

In questo senso, ci sono interazioni continue con la personalità esteriore e l’essere psichico che può, attraverso i suoi collegamenti diretti con il Divino, portare l’essere esterno verso una profonda forza e resistenza. Terapeuticamente questo sta a significare che l’essere psichico ha il potere di trasformare il funzionamento dell’ego, persino di risanare ferite psicologiche che sembrano irrisolvibili con gli strumenti della psicologia tradizionale.

I movimenti psichici

In sintesi, il processo di trasformazione dell’ego o della personalità può essere effettuato tramite il processo terapeutico psicologico ordinario che porta all’osservazione dell’ego, dei meccanismi di difesa e all’elaborazione delle emozioni. Con le psicoterapie transpersonali si arriva fino alla consapevolezza del Testimone che viene sviluppata tramite le pratiche meditative.

Nella psicologia dello yoga integrale, oltre a tutto questo, si attuano quelli che Aurobindo definiva come Movimenti Psichici ossia:

Aspirazione

Surrender

Rigetto

L’aspirazione è un’invocazione interna per sentire la presenza del Divino e manifestare le sue qualità spirituali nella propria vita.

Il surrender è l’aprire se stessi interamente al potere più alto e solo ad esso, e lasciarsi essere il veicoli delle sue indicazioni.

Il rigetto è l’uso della capacità discriminativi dell’essere psichico per valutare la fonte e la qualità di pensieri, sentimenti e comportamenti, e anche il rifiutare o trasformare tutto ciò che è falso, debole, doloroso, ego-centrico o semplicemente non cosciente del Divino.

Infine, Aurobindo e la Madre hanno dato un ruolo speciale alla pratica artistica nello sviluppo transpersonale, poiché le arti creative possono essere usate come un campo nel quale imparare a ricevere e esprimere l’ispirazione dall’essere interno e dai più alti piani di coscienza. Aurobindo stesso si dedicò alla poesia come veicolo sommo di comunicazione del percorso evolutivo.

Dal punto di vista della pratica terapeutica la psicologia dello yoga integrale offre una serie di riferimenti molto importanti.

Lo yoga kundalini e il lavoro sul respiro, il Pranayama nello yoga, possono alterare il livello di coscienza e indurre esperienze transpersonali, ma questi metodi sono potenzialmente pericolosi o comunque inutili e incompleti in confronto al metodo della psicologia dello yoga integrale che apre l’essere psichico all’interno e porta a una graduazione della coscienza più elevata.

La pratica classica meditativa certamente aiuta a sviluppare la coscienza del Testimone, ma per trasformare il funzionamento egoico è essenziale trovare anche l’essere psichico o l’anima in evoluzione. Infine, la comprensione delle influenza ostili è il problema clinico più difficile e può essere evitato se c’è la chiamata interiore e la protezione spirituale necessari a intraprendere il lavoro di trasformazione.

Ma la caratteristica più importante di tutte nello psicologia dello yoga integrale è il distinguere tra la liberazione e la trasformazione spirituale, con la prima si differenziano le parti dell’essere interno e i vari piani superiori di coscienza, con la seconda si riconosce l’esistenza e il funzionamento dell’essere psichico che tiene aperta per il futuro la possibilità di un’evoluzione sopramentale sia individualmente che per l’intera umanità.

Infine, la Madre, che ha proseguito la ricerca dello yoga integrale dopo che Aurobindo ha lasciato il corpo nel 1950, ci ha indicato la strada finale di questa trasformazione sopramentale, lo yoga delle cellule, la divinizzazione della materia.


II Parte


La psicologia occidentale e le scoperte recenti delle neuroscienze hanno convalidato la concezione delle antiche tradizioni orientali secondo le quali i tre poteri umani fondamentali sono riconducibili alle tre funzioni base del corpo, del cuore e della mente. Questi “poteri” hanno una corrispondenza fisiologica nella ripartizione dei tre cervelli: rettile, libico e neo-corticale scoperti da McLean.

Nella tradizione indiana ciascuna di queste parti dell’essere è anche espressione di un percorso di conoscenza, individuale e cosmico, che è stato codificato in tre sentieri principali:

– il sentiero dell’azione nel mondo o Karma yoga

– il sentiero del cuore e dell’amore o Bhakti yoga

– il sentiero della mente e della conoscenza o Jnana yoga

Lo yoga integrale proposto da Sri Aurobindo e Mere in India nella seconda metà del secolo scorso cerca di effettuare una sintesi dei tre cammini della tradizione indiana verso una disciplina di conoscenza e di trasformazione personale, ossia verso uno yoga, unico.

Il grande sforzo della ricerca di Aurobindo è stato, non di creare una nuova religione o un nuovo misticismo, ma di coniugare i risultati dei suoi studi sulla psicologia, sulla cultura e sulla filosofia occidentali, con le tradizioni dello yoga, che sono in India la via principe, teorica, ma soprattutto esperenziale, alla conoscenza di sé e del mondo.

Come risultato Aurobindo creò una struttura ampia e integrata che chiamò yoga integrale. Da questa concezione vasta e illuminata si può derivare una psicologia che definiremo “integrale” e che applica una prospettiva allargata al processo della salute, della crescita e della trasformazione psicologica.

Ci possiamo domandare il perché di questi tre yoga, di questi cammini diversi verso un’unica meta. I tre yoga tradizionali possono essere considerati strumenti per realizzare un intenso sviluppo di tutto il nostro essere dove il corpo, il cuore e la mente devono raggiungere la loro piena capacità..

Per la concezione psicologica dell’Oriente, ciascun individuo ha le sue predisposizioni, le sue strade naturali e il riconoscimento delle differenze individuali può portare a impiegare le forze e le abilità della persona nel processo di conoscenza e trasformazione interiore.

Tutti i percorsi contengono infatti elementi di ciascuno dei tre tipi principali menzionati, ma un particolare tipo – conoscenza, devozione o lavoro – tende solitamente a predominare.

La forma nella quale si sperimenta e si realizza la propria verità deriva dunque dalla propria natura e dal sentiero prescelto, ma la meta del processo di crescita interiore rimane unica: la trasformazione dello stato normale di coscienza, il risveglio progressivo degli stati più profondi e più alti che culminano in un’inversione totale della coscienza, una nuova nascita.

Esiste poi un ulteriore elemento, più rilevante, da considerare. Le differenze esistenti nei cammini personali sono possibili, nella concezione della psicologia integrale, perché profondamente vi è in tutti noi un centro essenziale che agisce come principio unificante. Tutte le pratiche di sviluppo interiore portano alla stessa esperienza che è anche quella dell’unità intorno a un nucleo che Aurobindo definì “centro psichico” e che è stato tradotto in molti modi: sé intrinseco, natura inerente, sé ecc.. La psicologia occidentale è approdata già da molti decenni a questa concezione unificante. Wilhelm Reich per primo postulò l’esistenza di un nucleo energetico o “core”, successivamente sono state prospettate varie ipotesi del Sé che possono includere dalle dimensioni esclusivamente psicologiche, a quelle esistenziali fino ad arrivare alle parti spirituali indagate dalla psicologia transpersonale.

Per la psicologia integrale, il sé o centro psichico, si riferisce al nostro essere spirituale individuale che ha una dimensione molto più ampia di quella psicologica e per questo ha un processo di sviluppo che non si esaurisce in una sola vita, ma a in molte reincarnazioni.

L’evoluzione del centro psichico si compie con un progressivo allargamento della sua influenza sino a includere parti sempre maggiori del proprio essere, sia interiori che esteriori. Solo in questa maniera, afferma Aurobindo, si ha la vera auto-realizzazione, l’autentico sviluppo del Sé.

In realtà, abbiamo effettuato un salto concettuale, siamo passati da un processo di cura psicoterapico, che può spaziare dalla semplice remissione dei sintomi di disagio psichico, fino all’integrazione delle dimensioni più esistenziali o filosofiche, a un processo di evoluzione interiore che si realizza in Oriente con le pratiche yogiche.

La differenza risiede nella presenza o meno di una visione evolutiva, ossia di un processo di trasformazione secondo un percorso definito dalle parti più esteriori a quelle più interiori e spirituali, che molti definiscono percorso di crescita o di sviluppo del potenziale umano. Nella prima concezione siamo su un asse orizzontale: vi è un disagio, una terapia, una guarigione, nella seconda vi un disagio che diviene la chiave di inizio di un processo evolutivo secondo stadi progressivi che sono stati studiati approfonditamente da tutte le grandi tradizioni dell’Oriente e dalle parti più esoteriche delle religioni monoteiste occidentali.

Gli studi della psicologia transpersonale hanno portato a delle ipotesi di integrazione tra il processo studiato dalla psicologia occidentale e l’evoluzione interiore delle tradizioni spirituali. Ma, prima che la psicologia transpersonale affacciasse le sue scoperte, la psicologia integrale di Sri Aurobindo aveva già scandagliato la stessa materia.

Possiamo dire che la psicologia e i percorsi spirituali operano secondo metodologie differenti. Le tradizioni yogiche hanno la finalità di aprire il cuore direttamente e questo obiettivo si raggiunge con una pratica che attiva l’amore, la bhakti (devozione), le emozioni positive e la disidentificazione dalle emozioni negative.

Anche la psicoterapia lavora sull’apertura del cuore, ma il processo viene compiuto sentendo quanto esso sia chiuso per l’operare delle difese e di tutte le emozioni negative che limitano l’apertura emozionale perché troppo dolorose per essere sopportate dalla nostra mente cosciente. Secondo questa prospettiva, sicuramente molto parziale, ma efficace, la storia della psicologia può essere letta come il graduale riconoscimento del cuore, quale elemento chiave della vita psicologica, e degli affetti come funzioni centrali del sé.

Le emozioni hanno quindi un ruolo centrale come sistema di comunicazione, di valutazione delle situazioni e di orientamento del nostro comportamento e la psicologia ha scoperto che, attraverso il sentire emozionale e affettivo, si può trovare la via alla ricchezza e alla vitalità del sentire più autentico.

Secondo le tradizioni orientali, tuttavia, questo sentire non è ancora la nostra parte più profonda e la psicologia non riesce a indagarne la vera natura.

Per spiegare le differenze dobbiamo parlare del “cuore” come un centro psicosomatico e energetico collocato al centro del torace, accanto al cuore fisico. Questo centro è di natura duplice: nella parte più esterna vi è il “cuore”, ossia la parte affettiva, studiato dalla psicologia, con tutte le sue difese, i sentimenti, le emozioni e il senso dell’identità. Più all’interno, e dietro il cuore psicologico, vi è il centro psichico o la parte che le tradizioni spirituali chiamano anima. Spesso si crea confusione tra queste due dimensioni. La psicologia apre il livello esterno del cuore, ma non riesce a spingersi più avanti, anche se occorre considerare che il blocco più grande all’apertura del cuore interiore è proprio la chiusura del cuore esteriore. Questa parte, fin dall’infanzia, lotta per l’amore, per la comunicazione con gli altri, per l’auto-affermazione, ma dalla prospettiva della psicologia dello yoga integrale di Aurobindo il vero compito del lavoro psicologico è quello di allineare il sé autentico con l’anima, in modo da realizzare l’armonizzazione del sé interiore con quello esteriore, come una luce che illumina il sé e trasforma la nostra vita e identità più profonde.

Questi percorsi di conoscenza hanno delle conseguenze evidenti nell’espressione e trasformazione di tutta la nostra vita psichica.

L’introspezione psicologica porta alla realizzazione di un ego forte e equilibrato che viene considerato necessario per rispondere alle richieste della vita. Rappresenta l’integrazione delle funzioni umane di base, quelle fisiche-istintuali, emozionali e cognitive, con lo sviluppo di un senso dell’identità saldo in grado di accedere a una normale vita di relazione e di concretizzare le istanze base della vita ordinaria. Si tratta dello sviluppo definito da Ken Wilber “personale”, come evoluzione non disturbata dello sviluppo “prepersonale” dell’infanzia e adolescenza. Siamo nell’infelicità della vita ordinaria richiamata da Freud come approdo della psicoanalisi, per distinguerla dalla ben più grave infelicità psicotica o nevrotica, possiamo anche dire il punto in cui le istanze psichiche della metapsicologia sono in equilibrio dinamico.

Secondo la psicologia integrale l’ego rappresenta il preludio ad un lavoro più avanzato, in quanto viene considerato, comunque, il prodotto illusorio di distorsioni e identificazioni.

Si postula così l’esistenza di un’identità oltre l’ego, poiché è proprio dalla dis-identificazione dall’ego che può iniziare l’espansione dell’identità individuale e la conseguente scoperta della propria vera natura. Questa è considerata la via della liberazione o del risveglio.

Secondo un aforisma di Aurobindo:

“Quando saremo passati oltre l’individualizzazione, allora saremo delle Persone reali. L’Ego è stato l’aiuto, l’Ego è l’ostacolo” (“Pensieri e aforismi”).

In aggiunta, la psicologia dello yoga integrale considera anche la reincarnazione e lo sviluppo dell’essere psichico attraverso numerose vite, mentre la personalità esterna, ego, si sviluppa in un’unica vita. Occorre poi considerare che la differenza tra centro psichico e personalità porta a traiettorie di crescita interiore interagenti, ma distinte. Ad esempio, si possono trovare bambini emozionalmente immaturi, ma con un essere psichico ben sviluppato o viceversa, e in generale lo sviluppo dell’essere interno e esterno può non essere sincronizzato.

In ogni caso, lo sviluppo dell’essere psichico non elimina la sequenza normale dello sviluppo psicologico dell’essere umano descritta da Erikson, ma piuttosto lavora ad ogni stadio del ciclo di vita innalzandone la coscienza spirituale.

Ci sono interazioni continue tra l’essere psichico e la personalità esteriore, la crescita personale e poi transpersonale è possibile grazie all’essere psichico che, oltre ad essere reale, riesce, tramite i suoi collegamenti diretti con il Divino, a portare l’essere esterno verso una forza profonda, molto resistente. L’essere psichico ha il potere di trasformare il funzionamento dell’ego, persino di risanare ferite psicologiche che sembrano terapeuticamente irrisolvibili.

In sintesi, la crescita interiore integrale deve essere distinta da ciò che è comunemente chiamata la “crescita della consapevolezza psicologica”.

Il termine consapevolezza ha assunto uno spettro ampio di significati e connotazioni in ambito psicologico, ma dal punto di vista dello yoga ciò che è chiamata consapevolezza in psicologia si riferisce all’essere esteriore che consiste di parti fisiche, vitali e mentali. Anche se queste parti sono inconsce, ossia non accedibili dalla coscienza ordinaria, si tratta comunque di componenti del nostro essere di superficie. Se diveniamo consapevoli di questo essere, entriamo sempre più in contatto cosciente con le sensazioni corporee, le emozioni e i pensieri, le differenziamo per poi integrarle a un livello organizzativo superiore, secondo le definizioni di Wilber.

Dopo la crescita dell’essere esteriore, al quale si ferma l’indagine psicologia, Aurobindo colloca la crescita dell’essere interiore che si realizza con il progressivo risveglio delle parti più profonde e elevate dell’essere, anch’esse normalmente per noi inconsce. Ne siamo consapevoli solo con esperienze occasionali, momentanee e frammentate, come alcune tipologie di sogni, immagini, pratiche di visualizzazione e, soprattutto, con le pratiche meditative e la sadhana (ossia la pratica di purificazione e conoscenza) personale. Secondo le parole di Aurobindo:

“Ci sono sempre due coscienze differenti nell’essere umano, una esterna nella quale egli vive ordinariamente e l’altra interiore della quale egli non sa nulla. Quando si fa la sadhana, la coscienza interiore inizia ad aprirsi e si è capaci di andare dentro ed avere lì ogni sorta di esperienza. Come la sadhana progredisce , si inizia a vivere sempre più in questo essere interiore e l’esteriore diviene sempre più superficiale. Dapprima, la coscienza interiore sembra essere il sogno e l’esteriore la realtà da svegli. In seguito, la coscienza interiore diviene la realtà e l’esteriore è sentita da molti come un sogno o una delusione, o anche come qualcosa superficiale e esterno.” (“Lettere sullo yoga”).

Un ulteriore aspetto importante dello yoga integrale è che i piani di coscienza più interni ed elevati sono visti come forze dinamiche, che esercitano un’influenza costante e una pressione sulle parti di superficie dell’essere, spingendo verso l’evoluzione e la crescita della coscienza.

“E’ un errore pensare che noi viviamo solo fisicamente, con la mente e il vitale. Noi viviamo tutto il tempo e agiamo su altri piani di coscienza, lì incontriamo altri e agiamo su di loro, e ciò che facciamo, sentiamo e pensiamo lì, le forze che esercitiamo, i risultati che prepariamo hanno un’importanza e un effetto incalcolabili, sconosciuti, sopra la nostra vita esteriore. Non tutto passa attraverso, e ciò che attraversa prende un’altra forma nel fisico, sebbene talvolta vi sia un’esatta corrispondenza. Tutto ciò che diventiamo e facciamo e sopportiamo nella vita fisica è preparato oltre il velo all’interno di noi.” (“Lettere sullo yoga”).

“Il segreto della trasformazione risiede nel trasferire il nostro centro vitale a una coscienza più elevata e in un cambiamento del nostro potere principale di vita. (….) La volontà centrale implicita nella vita non deve essere più la volontà nel vitale e nel corpo, ma lavolontà spirituale della quale ora abbiamo solamente rari e confusi indizi e barlumi. (…) Il potere principale della nostra vita non deve essere più il bisogno vitale inferiore della Natura che è già compiuto in noi e può solamente ruotare intorno al centro dell’ego, ma quella forza spirituale della quale talvolta sentiamo o parliamo, ma di cui non abbiamo ancora il segreto più riposto. Perché essa è ancora ritirata nelle nostre profondità e attende la nostra trascendenza dell’ego e la scoperta del vero individuo nella cui universalità dobbiamo essere uniti con tutti gli altri.” (“Il ciclo umano”).

“ Nella natura ordinaria di superficie la mente, lo psichico, il vitale, il fisico sono tutti mischiati insieme ed è necessario un grande potere di introspezione, auto-analisi, osservazione e un districare i fili del pensiero, del sentimento a dell’impulso per scoprire la composizione della nostra natura e la relazione e interazione di queste parti tra di loro. Ma quando si va dentro, troviamo la sorgente di tutta questa azione di superficie e lì le parti del nostro essere sono separate e chiaramente distinte l’una dall’altra. Le percepiamo come essere distinti in noi e solo come fanno due persone in un’azione comune, sembrano osservarsi, criticarsi, aiutarsi o opporsi e trattenersi l’un l’altra; è come se noi fossimo un gruppo di esseri, ciascun membro con il suo posto e funzione separati, e tutti diretti da un essere centrale che talvolta è di fronte al di sopra degli altri, altre volte dietro la scena” (“Lettere sullo yoga”).

Un’ultima osservazione, secondo Aurobindo, una psicoterapia dovrebbe essere centrata sul presente e mostrare come le nostre ferite antiche e i meccanismi difensivi ci portano lontano dal momento presente. In questa visione, la salute mentale può essere considerata il grado nel quale una persona riesce a vivere nel presente e il disagio psichico è la misura in cui si riduce la centratura nel presente e si vive nelle fantasie del passato o del futuro. Il passato agisce nel qui ed ora sotto forma di memoria, storia, nostalgia ecc. Il futuro, invece, agisce come anticipazione, speranza, disperazione, fantasia ecc. In realtà, sia quando ricordiamo il passato sia quando anticipiamo il futuro, noi lo facciamo ora, secondo le costruzioni del pensiero attuale.

Bibliografa

– Sri Aurobindo, “Lettere sullo yoga”, Sri Aurobindo Ashram, Pondicherry, Edizioni Arka, Milano

– Sri Aurobindo, “La vita divina”, Sri Aurobindo Ashram, Pondicherry, Edizioni Mediterranee

– A.S. Dalal, “Sri Aurobindo, a greater psycology”, Sri Aurobindo Ashram, Pondicherry

– A.S. Dalal, “Sri Aurobindo, and the future psycology”, Sri Aurobindo Ashram,

Pondicherry

– Wilhelm Reich, “Analisi del carattere”, SugarCo 1973.

– Indra Sen, “Integral Psychology”, Sri Aurobindo International Centre of

Education, Pondicherry

– Ken Wilber, “Lo spettro della coscienza”, Crisalide Edizioni


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