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Appunti di Psicologia Eliocentrica



Introduzione


Che cosa sta realmente accadendo all’uomo? Sembra che la maggior parte di studiosi e ricercatori sia consapevole soltanto intellettualmente della folle accelerazione che si è innestata in maniera ormai autonoma nella società mondiale, senza comprenderne profondamente le conseguenze. Ogni trasformazione rapida e continua non consente ad un sistema di trovare il suo equilibrio e in tal modo si corre verso il caos. A livello individuale questo processo porta conseguenze molto gravi. La più evidente è la fretta con cui si vive, una fretta ansiosa che non lascia il tempo per la riflessione, per il riposo e la quiete. Non si ha più il tempo per soffermarsi ad osservare ne’ gli altri, ne’ il mondo intorno a noi, ne’ noi stessi. Gli stimoli che ci colpiscono sono troppi e non possono essere digeriti e compresi. Sopraggiunge una saturazione che ci conduce a tentativi continui di fuga dalla realtà che è divenuta insopportabile ed insostenibile.

Un’altra conseguenza è la sindrome da prestazione. Comprende una serie di atteggiamenti tutti volti a dimostrare continuamente rendimento e capacità produttive; bisogna eccellere, distinguersi, essere speciali e avere successo. Non importa tanto la qualità dell’azione, ma l’apparenza. Essere un uomo molto impegnato è una frase usata per indicare un uomo affermato, che deve fare mille cose e che non ha tempo da perdere. Poi c’è la sindrome da consumo. Comprare, avere, possedere, sono verbi magici che esprimo il “valore” fondamentale della nostra epoca. Si dice: è un uomo da un milione di dollari! Non importa se è meschino, arrivista, arido. Se ha molti soldi vale certamente tanto! Bisogna quindi guadagnare di più per consumare di più. Persino il benessere di una nazione si misura su questi parametri. Se aumenta la produzione, aumenta il benessere! Questo benessere arreca invece un grande disagio che appare evidente ai nostri occhi, soprattutto osservando l’aumento della violenza, della droga e della depressione. Ma queste considerazioni ormai le conosciamo tutti quanti, perché se ne parla continuamente, per cui preferisco non dilungarmi oltre.

La conseguenza finale e micidiale della società che abbiamo creato è la repressione. Di questo argomento parleremo in maniera approfondita perché costituisce il fulcro di ogni scuola di psicoterapia analitica ed ancor più della Psicologia olistica. E’ un tema che si presta a numerosi equivoci tra i quali il più frequente è che la soluzione alla repressione è il ripristino di una libertà selvaggia di ogni impulso libidico, senza alcuna autoregolazione. Su questo tema Reich può insegnarci moltissime cose.


Sette Principi


Nella mia esperienza di psicoterapeuta mi sono reso conto di alcuni principi e leggi basilari che riguardano l’essere umano.

Il primo è che l’uomo è un sistema complesso formato da vari sottosistemi che interagiscono continuamente.

Il secondo è che in ognuno di noi esistono tanti personaggi, spesso in conflitto, ognuno dei quali condiziona le nostre azioni e le nostre scelte e fa le sue proiezioni sulla realtà.

Il terzo è che ogni personaggio si esprime contemporaneamente con un suo modo fisico, emotivo e mentale.

Il quarto è che la consapevolezza del proprio corpo e l’armonia delle sue funzioni è fondamentale nel percorso di crescita e di trasformazione dell’individuo.

Il quinto è che ogni essere umano ha una coscienza vastissima (l’essenza) ricoperta e celata da strati e strati di abitudini e condizionamenti.

Il sesto è che l’uomo è perennemente collegato agli altri esseri umani, alla Terra, al Cosmo.

Il settimo è che l’uomo è immerso in una dimensione di Coscienza Totale che chiamerò l’Essere. Sri Aurobindo e Mère lo chiamano il Divino.

Primo principio: l’uomo è un sistema complesso formato da vari sottosistemi che interagiscono continuamente.

Un sistema è un insieme di parti che hanno funzioni specifiche e che sono continuamente correlate le une alle altre, per cui ogni modificazione si ripercuote su tutto il sistema e lo trasforma. Quanto più un sistema è capace di trasformarsi ed evolversi tanto più è sano. Il sistema uomo ha una caratteristica molto sviluppata che è la capacità di apprendere da se stesso e dall’ambiente, per cui non solo è capace di autoregolazione, come le piante e gli animali, ma anche di evoluzione. Gli animali, anche i mammiferi più progrediti, sono esseri viventi cristallizzati nel loro comportamento e la loro capacità di apprendimento è limitata. L’uomo invece produce cultura, può apprendere per tutta la vita ed evolversi continuamente. Questa qualità, che nasce dall’essere consapevole di sé, ha una caratteristica che può essere positiva o negativa: la capacità di sbagliare. Può dunque evolversi od involversi, produrre armonia o disarmonia, modificare l’ambiente secondo criteri funzionali o distruggerlo. Il sistema uomo e costituito dal corpo con il suo bagaglio di istinti fondamentali (sopravvivenza, fame e sete, sessualità), dalle emozioni, dalle funzioni cognitive (pensiero e consapevolezza) e dall’essenza individuale. Per semplicità chiamerò questi quattro sottosistemi il fisico, il vitale, il mentale e l’essenza. Chiamerò inoltre Sé individuale l’insieme di questi quattro sottosistemi. Il fisico, il vitale ed il mentale costituiscono l’io storico che si plasma e si costruisce fin dal concepimento. Può essere anche chiamato ego. L’essenza invece, anche se è individuale, affonda in una dimensione collettiva ed universale. Non è facile definire l’essenza; si corre il rischio di usare concetti che hanno significati religiosi, con tutti i condizionamenti che tali significati hanno subito nella nostra cultura. C’è anche il pericolo di ricadere nel dualismo anima e corpo, cosa che voglio assolutamente evitare. Per questo ribadisco che il Sé individuale dell’uomo è unitario e che l’essenza ne fa parte integrante. Faccio una distinzione tra consapevolezza e coscienza. La consapevolezza appartiene all’io ed è collegata di volta in volta ad un oggetto interno od esterno. Si è consapevoli di una sensazione, di un’emozione o di un pensiero; oppure si è consapevoli di una persona, di un paesaggio, di una situazione. Invece la coscienza è uno stato generale, un substrato che spesso non avvertiamo, ma che è sempre presente sotto la soglia della mente, delle emozioni e delle sensazioni. In realtà la coscienza sembra essere il sottofondo di tutto ciò che esiste nell’universo visibile ed invisibile. Potrei dire in altro modo che la coscienza è l’organizzazione stessa del sistema (intelligenza del sistema)

Secondo principio: in ognuno di noi esistono tanti personaggi, spesso in conflitto, ognuno dei quali condiziona le nostre azioni e le nostre scelte e fa le sue proiezioni sulla realtà.

Potremmo chiamare tratti caratteriali queste frammentazioni, come tanti piccoli io che hanno una loro vita, che talvolta è completamente indipendente nei casi più gravi di scissione dell’io. Questi tratti nascono dalla fissazione nelle varie fasi di sviluppo dell’individuo, dalla fase prenatale all’adolescenza, e dalle difese che si vengono a strutturare di conseguenza. Spesso gli individui ignorano questi lati del proprio carattere oppure, pur conoscendoli, ne sono talmente condizionati da non riuscire a gestirli. I vari personaggi possono essere anche in contraddizione tra di loro. Per l’integrità dell’io è fondamentale conoscerli ed essere consapevoli del momento in cui agiscono. Bisogna sempre chiedersi: “quale parte di me sto agendo adesso”? Un esempio in questo caso può essere utile. Immaginiamo una donna che si trovi in imbarazzo in una determinata situazione. Assume automaticamente un atteggiamento che ha l’impronta di analoghe situazioni del passato. Potrebbe fare la voce da bambina e comportarsi in modo infantile. Anche il corpo assume pose infantili ed anche i ragionamenti e le emozioni diventano infantili. La bambina domina su tutto e quella donna è totalmente identificata col personaggio, recitando un copione ormai strutturato. La stessa donna invece nel suo lavoro potrebbe agire un personaggio completamente diverso: la donna manager. Assume posture più rigide, le sue emozioni saranno aggressive, e l’atteggiamento mentale più pratico e razionale. Questa pluralità di personaggi è l’ostacolo che impedisce lo sviluppo armonico dell’individualità perché rende l’uomo contraddittorio e continuamente sospeso tra varie tendenze. Il cuore dice una cosa, la mente un’altra ed il corpo un’altra ancora. Per questo motivo bisogna che si dedichi un’attenzione particolare e continua a questo aspetto della nostra personalità. Strumento fondamentale d’indagine riguardo a questa pluralità di personaggi (struttura del carattere) è l’analisi del carattere che nasce dallo psichiatra Wilhelm Reich.

Terzo principio: ogni personaggio si esprime contemporaneamente con un suo modo fisico, emotivo e mentale.

Ogni atto dell’uomo è un processo che coinvolge tutti i sottosistemi, anche se questo avviene nella maggior parte dei casi in maniera inconsapevole. Per esempio, qualsiasi pensiero è correlato ad un’emozione sottostante e ad una modificazione fisica; ma persino l’essenza è modificata dagli stimoli che gli provengono dagli altri sottosistemi, se pure in maniera funzionale. In effetti per creare modificazioni nell’essenza sono necessarie esperienze forti e significative. Naturalmente nella correlazione dei sottosistemi vige la legge transitiva: anche ogni emozione produce pensieri e sensazioni, ed ogni sensazione produce emozioni e pensieri. Quanto più l’individuo è capace di essere consapevole delle sue sensazioni, delle sue emozioni, dei suoi pensieri e degli impulsi che gli provengono dall’essenza, tanto più è cosciente di sé. Ma l’uomo comune non ha la capacità di essere attento a ciò che sente e pensa; non è presente al suo vivere e compie le azioni in maniera meccanica, per cui la maggior parte di ciò che gli accade intimamente è nascosto. Perciò Freud resta sempre attuale nel suo progetto di “rendere conscio l’inconscio”.

Quarto principio: la consapevolezza del proprio corpo e l’armonia delle sue funzioni è fondamentale nel percorso di crescita e di trasformazione dell’individuo.

Non si sottolinea mai a sufficienza l’importanza del corpo nell’espressione totale dell’individuo. Il corpo è l’individuo e non è un oggetto che noi usiamo. Noi siamo il nostro corpo(finché siamo sul piano della Terra). Nella nostra cultura invece si assiste ad un’evidente frattura tra mente e corpo; risentiamo ancora di una tendenza illuminista che considera l’uomo principalmente come essere razionale che abita in un corpo. Il corpo è importante nel nostro secolo, ma come strumento e macchina che deve essere tenuta bene. C’è un atteggiamento estetico e superficiale che bada alla forma e all’apparenza. Si bada al corpo per esibirlo narcisisticamente, come si può esibire una bella automobile sportiva. Il corpo invece è un coagulo di memorie e di esperienze, ha una sua coscienza nascosta che aspetta di essere svelata. In esso è impresso tutto ciò che abbiamo vissuto, la nostra storia, le nostre emozioni e persino le nostre aspirazioni. Il corpo è il nostro collegamento alla Terra, alla materia ed al cosmo. Gli elementi che lo compongono sono gli stessi elementi del cosmo. In esso quindi c’è una dimensione universale. Tutte le trasformazioni evolutive dal magma originario fino all’uomo sono avvenute in una materia che si è modificata e specializzata, dispiegandosi in milioni di forme e di possibilità. Una segreta Intelligenza, come se fosse addormentata nella materia, si è risvegliata gradualmente e si è dispiegata nelle ere, viaggiando verso forme più sofisticate di consapevolezza. Non è possibile sentirsi in armonia con noi stessi e con l’umanità, non è possibile riuscire a percepire il legame indissolubile con il nostro pianeta Terra che è anch’esso un organismo vivo e cosciente, non è possibile sentire l’appartenenza al cosmo, se non diventiamo il nostro corpo. Strumento base per recuperare il contatto con il corpo, integrare le varie funzioni e ripristinare la pulsazione vitale è la psicoterapia corporea di Reich, unita alle tecniche della bioenergetica di Lowen e di altri studiosi che approfondiscono la ricerca in questa direzione.

Quinto principio: ogni essere umano ha una coscienza vastissima ricoperta e celata da strati e strati di abitudini e condizionamenti.

Carl G.Jung è stato certamente il ricercatore della psicologia del nostro secolo ad indicare la presenza nell’uomo di una coscienza più vasta di quella di superficie, celata e nascosta dalle nostre formazioni dell’ego. La chiamò inconscio collettivo. Si può dare l’attributo di coscienza all’inconscio? Non è un’affermazione contraddittoria, come può sembrare a prima vista. Inconscio deve essere inteso come aggettivo e non come sostantivo. L’uomo è consapevole di alcune parti della sua coscienza. Tutto ciò di cui non è consapevole, lo definiamo inconscio, ma non per questo non esiste e non opera all’interno di noi. Jung rivelò l’esistenza di questa dimensione interiore che ha estensioni extra-individuali e che si manifesta attraverso archetipi universali, che sono comuni all’umanità intera nelle diverse epoche e culture. Questo vasto territorio, ricco di incredibili potenzialità di conoscenza, fu esplorato in maniera più approfondita da Roberto Assaggioli che possiamo definire il pioniere della psicologia transpersonale e successivamente da Ken Wilber che è il vero fondatore di questa corrente psicologica. Ancor più di Jung essi hanno colto la valenza spirituale di questa vasta coscienza, collocandosi nel grande filone della Filosofia Perenne o Tradizione Iniziatica. Ma i veri maestri in questo settore sono certamente gli orientali che già migliaia di anni fa esploravano la dimensione dell’anima per mezzo di metodi e discipline codificate nelle varie tradizioni di pensiero: lo yoga, lo zen, il tantra, il taoismo e il vedanta, per citare le più conosciute. Preferisco chiamare Essenza questa dimensione, per evitare termini come anima o coscienza interiore, che si prestano a interpretazioni religiose o psicologistiche. Sri Aurobindo e Mère adottano il termine centro psichico o coscienza psichica, ma psiche nell’accezione della moderna psicologia ha significati specifici e riduttivi. Lo strumento privilegiato per fare emergere l’essenza e renderla sempre più consapevole è la meditazione, strumento d’indagine profonda da migliaia d’anni, adoperata in ogni tradizione, sia orientale che occidentale. Nella psicologia integrale ho messo a punto una tecnica ed un metodo che ho sperimentato su di me per circa una ventina d’anni e che propongo ai miei pazienti. Questo metodo (meditazione integrale) si ispira ai principi basilari dello Yoga Integrale o yoga delle cellule, come lo chiamerà Mère, continuatrice della ricerca di Sri Aurobindo. E’ basato su due tecniche di base che ho chiamato meditazione dell’Aspirazione e meditazione della Discesa della Forza.

Sesto principio: L’uomo è perennemente collegato agli altri esseri umani, alla Terra ed al Cosmo.

L’uomo è un microcosmo ed i suoi funzionamenti di base ricalcano funzionamenti collettivi e cosmici. Il suo corpo ha gli stessi elementi della materia universale, le sue emozioni si trasmettono agli altri individui ed anche le forme mentali. La sua energia vitale si estende e si espande oltre il suo corpo e fa parte dell’energia cosmica che Reich chiama energia orgonica. C’è una continua interazione tra esseri umani, ambienti e natura. La sua essenza si bagna nell’infinito. La teoria dei sistemi ci viene in aiuto per comprendere questo aspetto fondamentale dell’uomo. Ogni sottosistema influenza gli altri sottosistemi e l?intero sistema si modifica in funzione di essi. L’uomo è un sistema composto da quattro sottosistemi (il fisico, il vitale, il mentale e l’essenza); ma a sua volta è un sottosistema di un gruppo, di una nazione, di un habitat geografico e della Terra intera. Possiamo ampliare il discorso fino a dire che la galassia e persino dimensioni ancora più vaste influenzano l’uomo e ne sono influenzate. Ma questo discorso teorico diventa esperienza vissuta nel graduale processo d’integrazione dei quattro sottosistemi dell’uomo. Quanto più l’individuo armonizza il corpo, il vitale, il mentale e l’essenza e ne diviene consapevole, tanto più percepisce chiaramente questa costante unione con ciò che lo circonda, sentendosi continuamente immerso in un flusso di energia e di coscienza universale. I nuovi paradigmi della scienza ormai sono profondamente orientati su questa conoscenza, a tal punto da avvicinarsi sempre pi? ai sistemi di pensiero orientali. Non dimentichiamo che Reich scriveva in Superimposizione Cosmica: “L’uomo è, assieme a tutti gli altri esseri viventi, un frammento di energia orgonica cosmica specialmente organizzata”.

Settimo principio: l’uomo è immerso in una dimensione di Coscienza Totale che chiamerò l’Essere.

Sri Aurobindo e Mère lo chiamano il Divino. Nei massimi sistemi di pensiero dell’umanità, compresi in un unico filone di conoscenza, denominato Filosofia Perenne, si afferma che il substrato di ogni manifestazione è l’Essere. E’ utile sottolineare che nello sviluppo integrale della coscienza umana è presente l?esperienza di questo stato senza attributi. Nelle forme più avanzate di meditazione il sè individuale si fonde con l’Essere, come goccia del mare nell’oceano. L’Essere ‘ il sistema dei sistemi, la Mente delle menti. Ma in questo stato di fusione con l’Essere non c’è perdita dell’individualità, come afferma Sri Aurobindo. Nell’economia di un sistema le parti contribuiscono all’armonia del tutto in una continua sinergia ed il tutto non esclude mai le parti. La psicologia integrale considera fondamentale questa legge che restituisce dignità universale all’individualità dell’uomo. La coscienza individuale rientra nel progetto dell’evoluzione e proprio per mezzo di essa gli individui partecipano attivamente al grande disegno dell’Essere. In un sistema ogni parte ? fondamentale, anche la più piccola. Gli uomini devono diventare consapevoli della loro funzione nell’universo. Noi non siamo incidenti evolutivi, ma esseri che stanno continuando il loro processo di trasformazione.

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