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Immagine del redattoreRoberto Maria Sassone

DIARIO DELLA SADHANA DI UN UOMO COMUNE

Aggiornamento: 29 ott

Costretto. a letto per due settimane da un provvidenziale virus intestinale, ho condotto un vero ritiro interiore, un corso accelerato di consapevolezza, in cui tutta la mia vita mi è passata di fronte con un ALTRO SGUARDO. Ho sentito l'esigenza di scrivere per fissare certi punti salienti che so che svilupperò in seguito.

Il nome di questo diario non ha nulla a che fare con una ridicola ed ipocrita falsa modestia. Io sono davvero un uomo comune, di buona volontà, come tanti che conosco, che si è messo in Viaggio con tutti i suoi limiti, ma con una sincera Aspirazione.


6 AGOSTO 2024

La prima libertà che costituisce le fondamenta di tutti gli altri aspetti della libertà è RIUSCIRE A LIBERARSI DI SE STESSI.

Senza di questo presupposto, ogni forma di ricerca interiore, di impegno sociale e di esplorazione spirituale È PURA E SEMPLICE ILLUSIONE.

Verifico ogni giorno su me stesso questa essenziale verità.

l'idea che abbiamo di noi stessi, le convinzioni stratificate da tempo, le dipendenze conclamate e radicate sono la nostra vera prigione e rendono illusorie anche le nostre esplorazioni spirituali che accrescono e gonfiano la vanità dell'ego.

L'impegno totale va dunque messo nello SMASCHERARE QUEL SE STESSI che crediamo di essere.

Questo per me è il FULCRO della Conoscenza, della Sapienza e della Saggezza.

Il secondo livello di libertà è avere il CORAGGIO DEL DISSENSO. Uniformarsi a ciò che viene imposto, raccontandosi la misera scusa che "non veniamo coinvolti" da certi tentativi di uccidere la nostra umanità, è mentire a noi stessi, essere vili e opportunisti. L'ego ci dice che: "Tanto noi siamo superiori e restiamo fuori dalle beghe ideologiche".

Ma anche nel dissenso c'è una trappola, la trappola dell'odio. Il Potere ci prende per il naso creando continuamente casi appariscenti in cui si creano due tifoserie che si combattono. Il potere sa alimentare il conflitto che contribuisce a far crescere il suo potere.

Bisogna quindi rifiutarsi, non solo di accettare la menzogna che ci viene di volta in volta propinata e diffusa attraverso i mezzi di comunicazione ufficiali, ma questo dissenso non deve essere inquinato dalla violenza, dalla rabbia e dall'orgoglio di essere migliori.

ECCO PERCHÈ QUESTA SECONDA LIBERTÀ È STRETTAMENTE CORRELATA ALLA PRIMA.

Il terzo livello di libertà è scegliere di compiere delle azioni consapevoli verso gli altri, azioni contro corrente, azioni di aiuto, sostegno e solidarietà, in base ai nostri talenti, alle nostre competenze e alle nostre conoscenze. Se la maggior parte di individui facesse così, il potere non avrebbe più presa sugli esseri umani.

Astenersi dall'azione per il Bene è vigliaccheria, secondo me. Dire a se stessi: "Non mi voglio immischiare", fingendosi superiori, è indicativo di ignavia.

Il quarto livello di libertà è IDENTIFICARSI CON LA PROPRIA MATRICE SPIRITUALE. Questo è il livello in cui non esiste più il tema della libertà e nemmeno quello della scelta. La scelta fa parte ancora dell'ego. Lo spirito ha sempre una ed una sola azione perché agisce per integrità ed unità. È un punto d'arrivo e di partenza, è unaa nuova nascita.

Il processo che ho estremamente sintetizzato è graduale e progressivo, ma costituisce il senso della vita, il progetto del nucleo spirituale dell'anima.

Tornando al nostro livello, più terra terra, non si pretende la perfezione, ma si richiede l'ONESTÀ, l'UMILTÀ, la FEDE, la DEVOZIONE e l'ASPIRAZIONE.

L'onestà e l'umiltà ci permettono di riconoscere tutte le volte in cui siamo preda della presunzione, della vanità, della viltà, del rancore, della paura.

La fede e la devozione ci danno la forza di perseverare e dischiudono il nostro cuore.

L'aspirazione ci fornisce lo slancio per radicarci in una pratica spirituale quotidiana che ci connetta al Divino in ogni momento della nostra giornata.



7 AGOSTO 2024

Volendo essere completamente sincero la prima considerazione vera e scarna che mi viene sulla "mia sadhana" è che per la maggior parte della mia vita non è dipesa da me, ma l'ha sostenuta, indirizzata e portata avanti l'essere psichico. Alla luce della consapevolezza di adesso mi rendo conto che se fosse dipesa dalla mia sola volontà, non avrei concluso nulla e forse mi sarei perso.

Questa valutazione la posso fare con lucidità soltanto adesso, dall'osservatorio dei miei 74 anni, complice anche una settimana di malattia causata da un virus che mi costringe a letto e all'immobilità.

La seconda considerazione che mi appare chiara è che questa matrice interiore che so per certo sia l'essere psichico ha agito sfruttando le fragilità dell'ego, le sue istanze poco nobili, le sue ambizioni e i suoi bisogni.

Andiamo per gradi. Non ho fretta. Tutto si chiarirà poco per volta.

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Appartengo all’epoca del crollo dell’intera umanità e ho scelto di percorrere la via dello Spirito, non essendo un saggio, né un monaco, né tanto meno una grande anima. Sono davvero un uomo comune, in cui luci ed ombre convivono e si alternano. Se una qualità mi posso riconoscere è un sincero anelito verso il Divino che mi ha accompagnato fin da giovane e che ha continuato ad abitare un suo spazio profondo, malgrado me stesso, quel me stesso che ha tentato in ogni modo di soffocare quel lumicino nascosto in fondo al cuore.

     Ho avuto la grazia d’incontrare lungo la via Sri Aurobindo e Mère e tramite loro mi sono salvato più volte. Loro mi hanno triturato, pestato e trasformato negli anni, anche se il mio materiale era grezzo. Ho imparato soprattutto che la sincerità, l’umiltà e la tenacia sono le qualità più preziose da coltivare e raffinare nel cammino. Ho constatato anche che la via spirituale è la più ardua che si possa concepire. Molti neofiti la affrontano come se fosse un’avventura affascinante e continuano a girare intorno.



8 AGOSTO 2024

Vorrei porre l’accento su una questione fondamentale della sadhana che spesso non è presa in reale considerazione e che rende a mio avviso vana anche la pratica della meditazione: l’attenta osservazione dei continui movimenti narcisistici della personalità. Non uso l’aggettivo narcisistico nella comune accezione psicologica, ma per indicare qualsiasi atteggiamento della personalità volto al soddisfacimento della propria importanza personale. Ogni ego è narcisista, anche il carattere masochista ha la sua forma peculiare di narcisismo, come quello di usare il suo “lamentarsi” per farsi notare, per suscitare compassione, per sentirsi importante.

Se sviluppiamo con perseveranza durante la giornata l’attenzione consapevole sulle nostre parole e azioni ci accorgeremo che esse sono continuamente infarcite di orgoglio, presunzione, saccenza ed invidia. Presto la nostra bella immagine pomposa di noi stessi si sgonfierà miseramente.

Possiamo meditare da molti anni senza che avvenga una reale trasformazione interiore, se la nostra principale sadhana non sarà volta a questo smascheramento.

Una delle pratiche che Chandra Livia Candiani ci faceva fare era avere come “oggetto mentale da osservare” ogni volta un differente vizio capitale. Quando fu la volta dell’invidia io ero certo che non avrei trovato in me nessuna traccia di essa. Fu invece sconvolgente accorgermi che io, l’anziano meditante, - come mi consideravo – ne ero affetto come tutti gli altri, in maniera subdola e non evidente. Non me ne sarei accorto se non avessi praticato sull’invidia.

Questa presa di coscienza segnò una svolta nella mia sadhana ed anche nella qualità della meditazione. Fu un vero colpo al mio orgoglio che mi mise di fronte ad aspetti di meschinità che avevo ignorato. Compresi in pieno perché il Buddha mise l’ignoranza tra i tre veleni, insieme all’attaccamento e all’avversione.

Approfondendo la pratica dell’osservazione e facendo crescere il testimone sempre più vigile, mi accorsi che anche quando siamo mossi dalla retta parola e dalla retta azione, spesso restano tracce insidiose e subdole di orgoglio, presunzione ed importanza personale. Sono sempre più nascoste e difficili da smascherare.

Ormai mentre agisco e parlo il testimone VEDE questi movimenti meschini all’istante e li lascia andare. Ma la vigilanza deve essere continua.

Praticare sui sette vizi capitali dovrebbe essere una priorità per ogni ricercatore. Questa pratica ci costringe a diventare più umili e sinceri con noi stessi e con gli altri.

Mi sto dilungando su questo argomento perché durante i miei seminari di meditazione e di ricerca interiore prendo atto di come ci sia un cambiamento improvviso nei partecipanti quando, dopo le pratiche, ci sono pause di ricreazione e pause pranzo; subito ognuno senza accorgersene, riprende a recitare il suo personaggio sociale abituale e la consapevolezza che sembrava acquistata si vanifica in un batter d’occhio. Per questo inserisco nei miei seminari il lavoro psicologico sugli aspetti del carattere di ognuno.


Palermo1969, discorso di chiusura della maturità classica - Collegio Don Bosco


9 AGOSTO 2024

Ho la certezza che l'essere psichico abbia agito al mio posto fin da quando ero un adolescente. Questo lo posso dire in tempi relativamente recenti. Allora ero talmente inconsapevole e confuso – lo sono stato per parecchi anni – che considero una vera Grazia essere riuscito a non perdermi e a salvarmi. Ho scoperto Sri Aurobindo e Mère verso i trent’anni, ma ce ne sono voluti almeno altri venti per iniziare a comprendere con maggiore chiarezza la mia vera natura ed il significato di alcune esperienze fondamentali.

Se fosse dipeso da me so per certo che non avrei mai avuto il coraggio di fare certe scelte.

La mia vita è stata guidata. Ora lo posso affermare. Dico questo per evidenziare che per molti di noi la sadhana non è stata una scelta davvero responsabile, ma che un “impulso” non definito ha iniziato a manifestarsi, malgrado noi stessi, e ci ha orientati verso certi interessi.

Nel mio caso, fin dalla prima adolescenza mi sono sentito attratto dal meraviglioso, dal mistero, dall’occulto. Studiavo l’archeologia spaziale di Peter Colosimo e Quixe Cardinale, lo spiritismo di Alan Kardec, la parapsicologia di René Sudre, i miti dell’Eroe e divoravo i romanzi di fantascienza. La mia vita era “sognata”, mentre sul piano della realtà la mia tendenza era di ritirarmi. Questa era la mia condizione quando mi ritrovai a 17 anni in collegio, come convittore interno, dai Salesiani.

Detestavo il collegio, ma fu qui che iniziarono gli avvenimenti, indipendenti dalla mia volontà, che impressero la prima grande svolta della mia vita.

Non avevo nessuna idea del mio futuro, nessuna aspirazione; credevo che avrei inesorabilmente seguito le orme di mio padre e sarei entrato nell’Accademia Navale di Livorno, anche se questa possibilità mi spaventava parecchio.

Fu l’incontro col mio professore di latino e greco, Don Andrea Di Grado, a fare la differenza perché divenne il mio primo Maestro, insegnandomi la psicologia ed anche alcuni elementi di esoterismo. Passavamo ore ed ore a passeggiare lungo i viali del collegio e a parlare di mille argomenti. In terzo liceo decisi di diventare psicoanalista. Ma non avrei mai avuto la forza di sostenere tale decisione, di mettermi contro mio padre, di intraprendere nel 1969 una strada ancora controversa e confusa, senza nessuna certezza, se non fosse intervenuta un FORZA indipendente dalla mia volontà che mi ha LETTERALMENTE CONDOTTO, malgrado il mio carattere fragile, timoroso ed insicuro.

Ora sono consapevole che fu l’essere psichico a prendere le redini, perché io non ne avevo assolutamente le capacità, a farmi incontrare Don Di Grado e a spingermi verso una scelta piena d’incognite.

Da numerosi anni ormai il fulcro della mia sadhana e dei miei seminari è la connessione con l’essere psichico.




10 AGOSTO 2024

Ho iniziato a meditare molto presto a Napoli, all’età di 22 anni, con la Meditazione Trascendentale di Maharishi. Perché e come abbia iniziato ve lo racconterò in un altro momento. Ora mi preme dirvi che ho iniziato a comprendere veramente il senso della meditazione dopo molti anni che la praticavo.

Dovremmo indagare cosa ci abbia spinto a meditare. Ma questo accade raramente o accade con superficialità. Spesso la motivazione è una ricerca di benessere: l’ego cerca di trovare un appagamento. Di per sé questa è la norma nella maggior parte dei casi. Non sto giudicando questo atteggiamento di partenza, ma voglio sottolineare che, se si resta ancorati a questa motivazione, passiamo anni ad illuderci di meditare.

Il secondo punto dell’ottuplice sentiero del Buddha è il RETTO INTENTO, proprio per evitare di restare intrappolati in motivazioni egoiche. Il ricercatore deve attentamente “osservare” la natura del suo intento.

Per anni ho meditato sentendomi speciale rispetto agli altri e tutti i corsi di approfondimento che ho fatto, come il corso Siddhi e la tecnica avanzata di meditazione, avevano come retromotivazione quella di sentirmi e diventare ancora più speciale.  Ma per grazia divina e per l’influsso dell’essere psichico, sono stato costante e disciplinato e ho avuto persino un dono prezioso. L’essere psichico, finché non ha la possibilità di emergere e di essere evidente, ha la capacita di servirsi anche dei movimenti narcisistici dell’ego per iniziare ad attivare il processo di risveglio.

Non sto dicendo quindi che fosse solo la vanità e l’insicurezza a spingermi, ma sentivo anche un barlume di aspirazione sincera.

Comunque per vanità ero certo in buona compagnia.  Mi ricordo la gara che c’era tra meditanti a chi avesse l’esperienza più speciale.

Poi ci fu l’anno in cui Maharishi fece partire il corso Siddhi e tutti eravamo “gasati” all’idea di riuscire a levitare perché nel quarto modulo del corso veniva data la siddhi del volo, Vedevamo le foto di questi meditanti sospesi in aria e il nostro narcisismo era alle stelle.

Una coppia benestante fu la prima a partire per fare i quattro moduli del corso. Ogni modulo durava 15 giorni residenziali.

Quando tornarono dall’ultimo modulo, quello del volo, ci raccontarono meraviglie e noi li ascoltavamo estasiati ed anche invidiosi. Loro si ponevano a noi come se ormai fossero degli illuminati. Retrospettivamente, anche con uno sguardo di tenero umorismo, ho visto che quel corso aveva fatto gonfiare soprattutto l’ego di lui.

Fatto sta che io feci carte false per fare quel corso. Addirittura vendetti il mio impianto hifi di buona qualità, pur di racimolare i soldi.

In realtà non c’era nessun fenomeno di levitazione, ma si attivavano delle spinte che partivano dal fondo schiena che producevano dei salti molto liberatori.

Ora posso dire che, le pratiche della Meditazione Trascendentale sono efficaci, ma lo sarebbero state ancora di più se non le avessimo vissute con quel clima di esaltazione. Siamo nell’anno 1976. Nel 1979, insieme a mia moglie, feci come viaggio di nozze la Prima Assemblea mondiale della Pace, un ritiro di 40 giorni, culminante con la visita in Svizzera a Maharishi. Vi ho detto tutto!!!

Eppure fu proprio durante una seduta di meditazione, all’età di 24 anni, che ho avuto l’esperienza che ha segnato la mia vita.

Evidentemente la mia anima mi ha voluto tendere un agguato; avrà pensato: “Questo ormai è una causa persa; adesso provo a dargli una esperienza potente; se nemmeno questa serve è meglio lasciarlo a se stesso; se ne parlerà nella prossima incarnazione”.

Ma funzionò….

 

Foto: siddhi del volo, l'insegnante Simonetta de Robertis, Maharishi.


11 AGOSTO 2024

Il mio secondo Maestro è stato il Maestro Andrea, conosciuto anche come l’Entità A. Ma procediamo con ordine.

Dopo la maturità classica, conseguita nel 1969 a Palermo, al Liceo Don Bosco, al seguito di mio padre, la mia famiglia andò a Napoli e questa città è stata la mia fortuna. Mi sono trovato nel posto giusto al momento giusto.

Mi trovavo nella massima confusione ed incertezza. Avevo scelto di fare lo psicanalista, ma tutto era indefinito nel campo della psicologia. La facoltà di Psicologia non esisteva, né erano riconosciute le scuole di psicoterapia. L’unica strada per me percorribile, adatta alla mia indole, era la facoltà di Filosofia con indirizzo psicologico.

Ancora non lo sapevo, ma mi trovavo in una città in cui c’era uno dei due medium più potenti d’Italia, Corrado Piancastelli (l’altro era Roberto Setti, del Cerchio 77 di Firenze) e in cui ferveva anche il movimento ispirato a Wilhelm Reich, capeggiato dal neuropsichiatra Federico Navarro.

Adesso posso dire che fui guidato a mia insaputa. La mia parte consisteva solo nella disperata ricerca di Qualcosa.

Non ricordo i particolari, ma un ragazzo conosciuto all’Università mi Parlò del Centro Italiano di Parapsicologia, diretto dal Prof. Giorgio Di Simone. Me ne parlò perché era amico della figlia di questo professore.

Riuscii ad avere un appuntamento con Giorgio Di Simone che all’inizio restò sul vago, pur essendo una persona di grande gentilezza e disponibilità, e mi diede del materiale da studiare. Non mi parlò ancora della reale attività del Centro, della cerchia più segreta che si riuniva intorno al medium.

Finalmente fui ammesso al Centro e conobbi il medium e il Maestro Andrea che ho frequentato ogni settimana per anni.

Questa fu la seconda svolta fondamentale della mia vita. La prima fu l’incontro con Don Di Grado e la scelta di diventare psicoanalista.



Foto: Corrado Piancastelli, il primo libro di Giorgio e l'Entità A, Prof Giorgio Di Simone.

 

12 AGOSTO 2024

Ripercorrendo retrospettivamente gli avvenimenti che sono stati i fulcri del mio percorso spirituale, provo un grande rammarico ed anche una certa vergogna perché ora vedo con chiarezza che, mentre li vivevo, avevo una consapevolezza scadente e non ero in grado di comprendere quanto grande fosse il dono che mi veniva fatto.

Mi sento indegno di tanta grazia, anche se cerco di assolvermi e se mi dico che evidentemente queste esperienze hanno lavorato in me inconsciamente, come avviene quando il bruco, trasformandosi in crisalide, subisce potenti cambiamenti strutturali invisibili, finché il guscio inizia a creparsi.

Gli anni con il Maestro Andrea sono stati un bombardamento di conoscenza esoterica di cui assimilavo un dieci per cento. Ma sono stati anni che hanno determinato le principali direzioni che la mia vita ha preso: la meditazione e la scoperta di Wilhelm Reich.

I partecipanti interni che beneficiavano degli insegnamenti del Maestro Andrea avevano il privilegio di poter chiedere degli incontri privati con lui. Così anch’io finalmente usufruii di questa possibilità.

Ebbi un incontro che durò più di un’ora e da quel giorno non fui più lo stesso. Ovviamene vi racconto solo ciò che è funzionale all’argomento di questi post.

Il Maestro Andrea mi rivelò il motivo di questa mia incarnazione ed il compito che avevo scelto di svolgere, cioè unire la psicologia alla spiritualità. Rimasi sconvolto dalle sue parole e gli dissi che questo compito mi pareva troppo al di sopra delle mie possibilità: pur essendo a volte presuntuoso esteriormente, non ero talmente accecato da non vedere i grandi limiti della mia persona.

Gli dissi che non ero all’altezza e che avrei avuto bisogno di un qualcosa che mi aiutasse. In breve gli chiesi un’iniziazione, anche se ancora non sapevo bene cosa fosse.

Mi disse che non era suo compito darmi un’iniziazione, ma solo ricordarmi il mio progetto incarnativo. Ma aggiunse che molto presto avrei avuto una prima piccola (così disse) iniziazione.

Difatti dopo solo qualche mese due insegnanti di Meditazione Trascendentale, Simonetta ed Andrea, chiesero al Centro di Parapsicologia la sala per fare una conferenza introduttiva.

Potete immaginare che immediatamente mi fiondai alla conferenza e fui uno dei primi ad essere iniziato da Simonetta.

Mentre scrivo queste parole provo una profonda commozione ed un caldo senso di gratitudine. Grazie Simonetta.

Nel frattempo accadde un altro evento che cambiò totalmente la mia vita. Il Prof. Giorgio Di Simone fu invitato dall’Università Popolare di Napoli a tenere un corso di Parapsicologia e mi chiese di essere suo assistente. Non so che dire! Ricordandomi adesso di come ero allora, mi domando in tutta sincerità come abbia fatto a scegliere me per questo compito.

Fatto sta che mi rovai a fare da solo alcune lezioni all’Università Popolare e nell’ora precedente faceva lezione un terapeuta che si stava formando con il movimento reichiano del Prof. Federico Navarro.

Io in quel periodo ero attratto da Carl Gustav Jung, tanto che avevo parlato con il Prof. Aldo Carotenuto che mi aveva affidato per la mia tesi sugli Archetipi dell’Inconscio Collettivo al Dott. Speranza che era un suo allievo e che mi fece da correlatore. Mi laureai in filosofia nel 1973.

Ma rimasi affascinato dal pensiero di Wilhelm Reich e decisi di chiedere a Federico Navarro di prendermi in terapia. Lui accettò.


Federico Navarro a sx con Ola Raknes che Wilhelm Reich autorizzò ad essere analista didatta.

 

14 AGOSTO 2024

Di Reich mi affascinava che avesse inserito il corpo nella psicoterapia che nella psicoanalisi era un tabù. Ma anche in questo caso, volendo essere completamente sincero, ci ho messo vari anni per comprendere che grande genio fosse Wilhelm Reich.

Ma non è di questo che voglio parlarvi. Negli anni 70 non esisteva l’Albo degli psicologi che fu istituito il 18 febbraio del 1989; nel 1971 fu aperta la facoltà di Psicologia a Roma e Padova. Non si parlava nemmeno di psicoterapia.

Chi voleva fare lo psicanalista si rivolgeva ad un’Associazione privata, in genere freudiana o junghiana ed iniziava il suo percorso a pagamento come paziente, senza sapere assolutamente quanto sarebbe durato e se sarebbe poi sfociato in un percorso professionale, ovvero in un training didattico.

Io iniziai in questo modo con Federico Navarro che allora era presidente della SIRTO, Società Italiana di Ricerca e Terapia Orgonica. Vi ricordo che Reich, nell’ultima fase della sua vita sviluppò l’orgonomia che io traduco in scienza dell’energia vitale.

Fino al 1979 mi trovai a vivere su due fronti che allora non riuscivo a conciliare: la mia terapia corporeo-caratteriale e la meditazione trascendentale. Inoltre i reichiani dell’epoca erano contrari alla meditazione ed io ebbi molte difficoltà con alcuni terapeuti che mi osteggiavano e non accettavano la scelta di Federico Navarro di farmi passare a fasi successive del percorso di formazione. Ma Federico fu irremovibile e nel 1979 fui dichiarato Orgonoterapeuta. Il processo fu più complesso e faticoso di come l’ho descritto, ma in questo post racconto gli avvenimenti funzionali alla mia sadhana.

Nello stesso 1979, insieme a Federico Navarro, e ad altri terapeuti, fondammo la SEOR, Società Europea di Orgonoterapia.

Sono stati anni di grande crisi interiore in cui però, nel 74 o 75, improvvisamente ebbi durante la meditazione un’esperienza di coscienza che sconvolse la mia vita, una totale fusione d’Amore con il mio essere psichico e col Divino. Allora ovviamente non sapevo cosa fosse l’essere psichico perché non sapevo nemmeno dell’esistenza di Sri Aurobindo e Mère. Ho descritto quest’esperienza nel mio primo libro, La Ricerca dell’Amore.

Quando ritornai nella coscienza ordinaria piansi di commozione per ore, ma successivamente per circa un anno mi sentii frantumato e lontano dalla realtà. Avevo toccato con mano la mia anima e l’Assoluto. La mia vita non poteva più essere la stessa.

 




15 AGOSTO 2024

Come vi siete resi conto da questo succinto racconto della mia sadhana, gli anni 70 sono stati strabordanti di esperienze che mi capitavano non certo per mia volontà e consapevolezza. Mi sono trovato su un treno che viaggiava ad alta velocità e che si fermava in numerose stazioni, affinché io le vedessi, per quanto limitata fosse la mia capacità di vedere.

Un’esperienza che, pur essendo durata un giorno, ha posto un sigillo al mio viaggio è stato l’incontro con Roberto Assagioli nella primavera del 1973. L’antefatto fu che con il Prof Giorgio Di Simone, il presidente del Centro di Parapsicologia di Napoli, andai ad alcuni incontri che il medium Roberto Setti teneva al Cerchio 77 di Firenze.

Assistevo anche a fenomeni sorprendenti come la formazione di ectoplasma e la materializzazione di oggetti. Ma questi sono epifenomeni che non devono distrarci dal senso vero della spiritualità. Fatto sta che uno degli accoliti del Cerchio 77, purtroppo non ricordo il nome, era un medico che conosceva Roberto Assagioli e ci procurò un appuntamento.

Roberto Assagioli era completamente sordo, ma aveva una presenza potente di forza e di pace. Noi gli ponemmo le domande su un foglietto a cui egli subito rispondeva. Anch’io gli chiesi qualcosa di me e lui mi rispose con parole di grande incoraggiamento, dicendomi che dovevo continuare a perseguire il cammino che stavo seguendo e che dovevo avere fiducia.

Mi regalò anche un libricino di massime che aveva raccolto il figlio Ilario che purtroppo era morto giovane nel 1951. In questo libricino mi scrisse una dedica che vi riporto sotto il post.

Negli anni ho spesso ricordato questa esperienza, con il grande rammarico di essere allora uno stupido ragazzo, ancora imbambolato e pieno di contraddizioni.

Roberto Assagioli ci lasciò l’anno dopo questo incontro, il 23 agosto 1974.

 


16 AGOSTO 2024

Gli anni settanta, come ho già detto, sono stati per me un turbine di occasioni ed esperienze cadutemi dal cielo! Infatti mi si aprirono due spazi molto particolari negli anni 74,76: il 15 gennaio del 1976 fui iscritto all’Albo dei Giornalisti e poco dopo divenni collaboratore nella prima radio libera, RADIO NAPOLI PRIMA, creata dal giornalista Nicola Muccillo nel Maggio 1975 in Via Cilea, al Vomero.

Nel 1974 fui presentato, non ricordo le circostanze, al Dott. Ghirardi, allora direttore del Mattino, e scrissi un primo articolo in terza pagina sulla politica che preferisco dimenticare perché le mie idee erano davvero confuse. Però continuai a scriverne altri per due anni, oltre a scrivere sul Giornale dei Misteri e su ESP.

L’anno dopo conobbi casualmente Nicola Muccillo che fu interessato agli argomenti di cui mi occupavo e mi propose una collaborazione. Se avessi ora un’opportunità del genere la sfrutterei in maniera ben diversa a favore di una divulgazione della psicologia e della spiritualità; ma allora ero timidissimo ed insicuro.

In quegli anni esisteva solo la RAI e le radio libere erano vietate; infatti ricordo che per ben due volte venne la Polizia a mettere i sigilli che noi subito togliemmo, continuando le trasmissioni.

Io tenevo una rubrica di psicologia e parapsicologia, anche se, anni dopo, negli articoli di recensione fu sbagliato il mio nome in Roberto M.Sansone.

La sigla introduttiva della mia rubrica era di Isao Tomita – Debussy, Arabesque n.1 - a cui sono ancora molto legato. Mi ricordo che quando ero in cuffia e partiva questa sigla avevo il cuore in gola per l’emozione e il timore. Eppure le cose che dicevo interessavano un certo pubblico, anche sa alla fine di ogni trasmissione mi sembrava di avere fatto pena!

Comunque sono grato a Nicola Muccillo, anche se ci siamo completamente persi di vista.

Voi non immaginate che atmosfera di novità e di trasgressione ideologica (e non solo) girava intorno a quella Radio! C’era il fermento politico di quegli anni, la musica progressive che ancora amo tanto…. e quante ragazze “impegnate”, con le gonne lunghe a fiori e il fervore della libertà e del sociale.

Riassumendo, negli anni 70 ero impegnato a laurearmi, a fare il mio percorso psicologico con Federico Navarro, Piero Borrelli, Alberto Torre ed Eliana Gobbi Lanzarotti, ad avere gli incontri col Maestro Andrea, a praticare la Meditazione Trascendentale con tutti i suoi corsi, ad insegnare all’Università Popolare, a scrivere articoli e ad avere una rubrica in una radio libera.

Solo ora mi rendo conto di quanto l’immagine svilita che avevo di me stesso non corrispondesse ai fatti ineccepibili che mi vedevano protagonista.

Questo è il mio grande rammarico: non aver pienamente compreso il valore di tutti questi eventi; mi sembrava quasi di non essere completamente all’altezza di essi.



ISAO TOMITA, Debussy - Arabesque n.1 - Sigla della mia rubrica a Radio Napoli Prima



17 AGOSTO 2024

Gli anni 80 segnano in me un cambiamento di passo, ovvero il passaggio ad un’ottava superiore che ormai si è radicata nella qualità fondamentale della mia sadhana, pur rappresentando anche uno dei decenni più tormentati della mia vita.

Posso affermare con estrema verità che la mia rinascita inizia nel 2000.

Il grande conflitto degli anni 70 è stato quello che percepivo come due binari paralleli che non riuscivano ad incontrarsi: il percorso psicocorporeo della mia esperienza connessa a Wilhelm Reich e quello spirituale connesso alla Meditazione Trascendentale.

Dopo il ritiro di 40 giorni della Prima Assemblea Mondiale della Pace voluta da Maharishi Mahesh Yoghi (agosto 1979), tutto il nostro gruppo andò in Svizzera per poter finalmente conoscere direttamente in Maestro. C’era un clima di grande fervore ed aspettativa e durante il viaggio in pulman dall’Aremogna (Terminillo) eravamo tutti eccitati e meditavamo quasi tutto il tempo con il nostro mantra. Ovviamente ora mi rendo conto del parossismo egoico di allora che niente aveva a che fare con l’intima e silenziosa meditazione.

Arrivati da Maharishi dovemmo passare per un metal detector tutto ricoperto di fiori di plastica, presidiato dai meditanti della svizzera tedesca che sembravano dei buttafuori…non sto esagerando. Già quella situazione raffreddò il mio entusiasmo spirituale e quei fiori di plastica mi sembravano fuori luogo.

Durante i corsi vedevamo tanti video con i primi enormi videoregistratori in cui Maharishi parlava circondato dai fiori.

Finalmente entrammo in un salone immenso che sembrava un teatro, ma rimasi allibito quando mi resi conto che anche nel salone tutti quei fiori erano di plastica! Qualcosa in me si ruppe. Infatti non ricordo più niente dell’incontro con Maharishi; ho una nebbia.

Condensando il tutto: crisi col percorso reichiano, crisi con la Meditazione trascendentale, crisi con tutto me stesso. Tanti pezzi sparpagliati che non stavano insieme.

Mi allontanai dalla MT, ma l’essere psichico (qualcuno direbbe l’angelo custode) mi condusse in una libreria esoterica napoletana di cui non ricordo il nome e vidi un libro che, nel vero senso della parola, mi chiamò: Mère e il Materialismo Divino, scritto da un certo Satprem che per me era un emerito sconosciuto.

Mi colpì l’unione delle parole MATERIALISMO e DIVINO che condensavano le mie due “anime” in conflitto.

Lo acquistai subito e da quel momento la mia vita cambiò, anche se è stato un lunghissimo viaggio, difficile e tormentato per molti anni, ma RICONOSCIUTO SENZA DUBBIO ALCUNO come la mia strada del cuore, da cui non mi sono più allontanato fino al giorno d’oggi.

Conobbi quindi prima Mère e poco dopo Sri Aurobindo.

Contemporaneamente l’essere psichico mi fece incontrare La Fratellanza di Miriam, scuola iniziatica di magia ermetica fondata da Giuliano Kremmerz, nato a Portici nel 1861.

Così fui iniziato nel 1981 da Lucio Camporeale che fu il mio terzo maestro.







18 AGOSTO 2024

Essere ammesso nella Fratellanza di Miriam comporta un vero e proprio rito d’Iniziazione a cui è associato il voto del silenzio a cui resto fedele. Un’Iniziazione è un segno indelebile, un sigillo che resta anche quando un Fratello smette di praticare, ovvero entra in uno stato di latenza.

Per cui vi parlerò soltanto del mio percorso e del mio stato coscienziale. Un aspetto fondamentale della Fratellanza di Miriam era curare le persone, a loro insaputa, tramite una serie di riti con delle azioni e dei passaggi molto precisi connessi ai punti cardinali, a determinate ore del giorno, ai cicli lunari e ad invocazioni. Volutamente resto nel vago.

Questo aspetto di aiuto lo sentivo congeniale a me, ma la parte rituale mi creava delle difficoltà perché non si poteva commettere nessun errore. I rituali magico-ermetici sono accuratissimi ed ogni gesto ha una sua azione nelle scienze sacre. Non si può scherzare con queste cose, altrimenti certi poteri si ritorcono contro l’officiante.

Curai con successo varie persone. I risultati erano evidenti.

Ma, poiché voglio continuare ad essere sincero fino in fondo, non ero all’altezza di una Via così potente. Ero ancora troppo immaturo. Mi domando infatti perché ho avuto questo privilegio di essere iniziato da Lucio Camporeale. Ancora adesso ci sono molte domande a cui non riesco a dare risposta.

Lucio Camporeale ci accompagnava anche nello studio di Gurdijeff e mi chiese di mettere a punto delle intuizioni operative che avevo sui centri di energia del corpo (chakra). Spesso ci riunivamo a casa mia.

Mi fu anche permesso di intraprendere il rito di Kons per quaranta giorni. Ma evidentemente fu un’esperienza troppo forte per me. Credo che non fossi all’altezza. Ma sono certo che, quando lascerò questo corpo, avrò tutte queste risposte.

In quegli anni compresi gradualmente che ero portato alla via contemplativa e non a quella operativa. Infatti avevo scoperto il Purna Yoga di Sri Aurobindo e di Mère. Per circa due o tre anni mi sono trovato a seguire, con tutti i miei limiti, le due vie contemporaneamente, fino agli inizi del 1985. Trovai degli insegnamenti per me significatici nello studio di René Guenon.

Poi lasciai la Miriam, e mi dedicai anima e corpo allo Yoga Integrale (Purna Yoga).



19 AGOSTO 2024

La scoperta di Mére e Sri Aurobindo segna l’inizio della Via che non ho mai più abbandonato. Sri Aurobindo e Mére sono i miei Maestri e sono ormai radicati nella mia mente, nel mio cuore e nelle mie azioni. Ma è proprio in questa nuova nascita che iniziano delle difficoltà che mi sembravano insormontabili.

La prima cosa che feci fu cercare un Centro in cui insegnassero lo yoga Integrale, ma sembrava. Che nessuno conoscesse Sri Aurobindo e tanto meno Mère. Tutti seguivano Rajneesh che poi si fece chiamare Osho. Trovavo anche molto materiale su Yoganada, su Krisnamurti, su Ramacharaka. Internet ancora non c’era e quindi era davvero difficile effettuare una ricerca. L’agenda di Mère iniziò ad essere pubblicata dalle Edizioni Mediterranee l’1 novembre del 1987.

Non ho ricordi precisi purtroppo di quegli anni. Ricordo solo la foga di voler seguire e praticare lo Yoga Integrale e una grande confusione e smarrimento.

Cercai di fare da me, d’improvvisare una pratica. Avevo compreso che per Mère era importante il chakra del cuore, anche se ancora non avevo capito niente dell’essere psichico. Cominciai quindi a meditare concentrandomi sul cuore. Inoltre avevo letto l’Uomo dopo l’Uomo e Sri Aurobindo, l’Avventura della coscienza, di Satprem, scoprendo l’esistenza del Mantra di Mère; quindi iniziai anche a recitarlo mentalmente. Mi ero inventato due pratiche “fai da te”. Ero davvero un ingenuo, un piccolo sadhaka ignorante. Ma avevo fede in Loro.

Nel 1986 mi trasferii definitivamente a Roma ed una mia collega, Angela Russo, mi diede in affitto una sua villetta a Casalpalocco, un rione vicino Ostia. Ed ecco che ancora una volta ci fu l’intervento dell’essere psichico perché a Casalpalocco abitava una persona che aveva aperto nella sua casa un centro studi su Sri Aurobindo, anche se ormai lo aveva chiuso, e che conosceva il giornalista Davide Montemurri che aveva intervistato Satprem e che frequentava Boni Menato che stava traducendo l’Agenda di Mère.

Non ho il ricordo delle date ma, credo nel 1987, questa persona mi fece conoscere Davide Montemurri e tutti coloro che lavoravano intorno all’edizione dell’Agenda.

Davide Montemurri mi diede la registrazione in cui Mère recitava il suo mantra e finalmente potevo cogliere la potenza della sua coscienza e la frequenza del mantra. Quella fu per me una vera Iniziazione.

 




20AGOSTO 2024

Continuai sporadicamente a frequentare Davide Montemurri approssimativamente fino al 1991. L’unica data di riferimento la ricavo perché fui invitato a casa di Boni Menato, che era anche la sede dell’Istituto di Ricerche Evolutive, a vedere in anteprima la proiezione dell’ultimo film documentario di Davide, Shakti, che uscì un anno dopo, nel 1990. Ricordo che non mi colpì particolarmente, mentre invece mi toccò profondamente L’Uomo dopo l’Uomo, che uscì nel 1981.

Continuavo ad essere inquieto e ad esplorare gli insegnamenti di Sri Aurobindo e Mère. Avevo iniziato a divorare i primi volumi dell’Agenda di Mère che uscivano ogni sei mesi ed ero regolare nel meditare sul cuore e nel praticare il mantra.

Ciò che appresi definitivamente, frequentando l’Istituto di Ricerche Evolutive di Roma, fu che non esistevano insegnanti di Purna Yoga e tantomeno Comunità accreditate, perché è insito negli insegnamenti di Sri Aurobindo e Mère la volontà di non creare nessun movimento. Il Purna Yoga è una via che ogni Ricercatore deve scoprire da solo, è il seme di una nuova evoluzione umana che si sta facendo. Gli unici Maestri sono Loro due.

La mia sadhana comprendeva quindi uno studio attento dei Loro insegnamenti, oltre alle pratiche del Cuore e del Mantra.

Dice Sri Aurobindo:

"Il metodo consiste nello stabilire una relazione diretta fra il purusha umano nel corpo individuale e il purusha divino che dimora in ogni corpo, ma che trascende tutte le forme e tutti i nomi". Pag. 37

A questo punto ritengo necessario fare un salto in avanti, riportando una definizione di purusha che Sri Aurobindo fa nelle Lettere sullo Yoga (volume IV) perché questo principio è il fulcro del Purna Yoga): "L'essere psichico, in sanscrito, può essere descritto come il Purusha (...) nel cuore o Chaitya Purusha, ma si deve intendere il cuore interiore o segreto, hrdaye guhayam, non il centro esteriore vitale emotivo”.

"La presenza dell'essere psichico fa sì che l'individuo possa aprirsi al Divino e crescere verso la Coscienza divina, agendo sempre nel senso della Luce e della Verità, (...), operando su ciascun livello così da aiutare ogni piano a risvegliarsi alla verità ed alla Realtà divina.

”La sintesi che ci proponiamo non può essere ottenuta con delle pratiche successive, né con una combinazione d’insieme. Per arrivarvi bisogna trascurare le forme esteriori delle discipline yogiche ed ATTENERSI AI PRINCIPI ESSENZIALI CHE SONO COMUNI A TUTTE E CHE NE INCLUDONO I PRINCIPI PARTICOLARI, UTILIZZANDOLI AL PUNTO GIUSTO E IN GIUSTA PROPORZIONE".

ATTENZIONE A QUESTO PASSAGGIO PERCHÈ È CARDINALE PER CREARE UN METODO PERSONALE.

"Tre rilevanti particolarità caratterizzano l'azione della Natura superiore quando opera integralmente nella Natura inferiore:

1) In primo luogo essa non opera secondo uno schema fisso ed un ordine prestabilito come fanno i metodi specializzati di yoga; la sua azione è libera, in un certo senso diffusa e, malgrado ciò, intensa e risoluta secondo il temperamento dell'individuo nel quale agisce (...) e secondo gli ostacoli che questi oppone e che la Natura presenta per purificarli e perfezionarli. Perciò, in un certo senso, ad ogni uomo pertiene in questo cammino il proprio metodo yoga. Le direttive generali sono tuttavia comuni a tutti e sono linee o modi che possono permetterci di costruire, non certamente un sistema dogmatico e abitudinario, ma una sorta di shastra (manuale sacro) o sintesi scientifica di metodo yoga".

2) "D'altra parte, costituendo un metodo integrale, esso accetta la nostra natura così come la nostra passata evoluzione l'ha organizzata (...) Tutto in noi viene assunto scoprendo che tutto (nella nostra manifestazione inferiore) per quanto attualmente sfigurato, meschino e vile, è l'immagine, più o meno pervertita o resa imperfetta, di un elemento o di un'attività che ha il suo senso nell'armonia della Natura divina".

3) "È infine il Potere divino che impiega la vita come mezzo dello yoga integrale. Ogni esperienza, ogni contatto col mondo esteriore che ci circonda, per quanto insignificanti e disastrosi possano apparire, servono segretamente all'Opera; ed ogni esperienza interiore, compresa la più ripugnante sofferenza o la caduta più umiliante, diviene una tappa sulla via della perfezione”.

(Sri Aurobindo, La Sintesi dello Yoga)

Ho voluto inserire questi brani per dirvi che di fatto, a ben cercare, con umiltà ed innocenza, evitando preconcetti ideologici e spirituali, Sri Aurobindo e Mère hanno lasciato insegnamenti chiari. Ma dobbiamo scoprirli noi, dobbiamo sperimentare, osare, sbagliare, amare.


(FOTO DI DAVIDE MONTEMURRI)


VERSIONE INTEGRALE DELL'UOMO DOPO L'UOMO:




21 AGOSTO 2024

Per completare il racconto di questo periodo vi devo parlare di un’altra stranissima esperienza in cui mi sono coinvolto, sempre su proposta di quella persona di Casalpalocco che mi aveva introdotto nell’Istituto di Ricerche Evolutive. Nel 1990 entrai in un gruppo francese che operava a Roma e che si chiamava ENERGO (con l’accento sulla o). Non sono mai riuscito a capire la reale qualità e autenticità di questo gruppo, anche se nutro ancora delle fondate perplessità. All’inizio non si sono rivelati per ciò che erano o che dicevano di essere, ovvero un gruppo di Templari.

Ci insegnavano a riconoscere la qualità dei nostri organi, dei cibi, degli ambienti con il RISENTITO, ovvero attraverso ciò che sentivamo con le nostre mani. Ed imparammo anche a deprogrammare gli squilibri dei nostri organi interni e a programmare i cristalli, infondendo in essi energie positive. In base al RISENTITO potevamo scoprire se certe sostanze o certi cibi facevano bene al nostro corpo oppure erano nocivi.

Nel 1991 frequentai anche il secondo anno di questi incontri e finalmente si palesarono come gruppo Templare. Alla fine del secondo anno ci proposero di sottoporci ad una prova per vedere se eravamo idonei all’iniziazione.

Quando fu il mio turno fui condotto in una stanza in penombra in cui c’era il nostro insegnante ed altre persone vestite di bianco con una croce rossa sul petto, la croce templare.

Beh, io non passai la prova perché il mio RISENTITO faceva pena! Così ebbe fine la mia ingloriosa esperienza templare. Lo dico con umorismo perché sentivo in me una forma istintiva di dubbio.

Però anche quell’esperienza mi ha dato qualcosa. Ha affinato la mia sensibilità a percepire con le mani l’energia delle cose e delle persone, ed una certa dimestichezza con i cristalli.

MI è rimasto un detto che fa ancora vibrare il mio cuore: NON NOBIS DOMINE.

In seguito ho scoperto che questo motto si collega perfettamente allo spirito della Fratellanza Terapeutico-magica di Miriam.

Il 1992 segnò una svolta. Lasciai Casalpalocco e andai a vivere a Valcanneto, un villaggio fuori Roma fatto di villette in mezzo ad un bosco di querce. Furono anni di grande crisi personale, ma nel 1996 ebbi l’aiuto che mi salvò: conobbi Laura Boggio Gilot, psicoterapeuta transpersonale, ma soprattutto allieva del Maestro vedantino Raphael. Così iniziai 4 anni di psicoterapia con lei ed appresi anche la Meditazione Vedanta.



22 AGOSTO 2024

Gli anni 90 sono stati certamente il periodo più buio della mia vita, ma non ho mai abbandonato le pratiche di meditazione sul cuore ed il Purna Japa, ovvero la recitazione del mantra di Mère, a cui talvolta mi aggrappavo con disperazione.

Nel 1992 avvenne un evento di grande portata per la mia storia professionale e personale: Nacque la SIAR (Socità. Italiana di Analisi Reichiana) il cui Presidente è il Dott. Genovino Ferri, ed io fui uno dei fondatori, dei docenti e dei didatti. La SIAR è riconosciuta come Suola di specializzazione in Psicoterapia dal MIUR, Ministero dell'Istruzione.

Sono certo di essere stato protetto e graziato. Ancora adesso, ripensando a quegli anni, penso alla discesa agli Inferi, con momenti di Grazia e di Luce che mi giungevano inaspettati. Sentivo la mia natura luminosa, ma tutte le ombre erano emerse.

Ancora una volta la Provvidenza mi ha teso la mano, quando stavo per affogare facendomi entrare in contatto con Laura Boggio Gilot perché avevo sentito dire che aveva intenzione di strutturare un Corso di Formazione in Psicologia Transpersonale.

Così la conobbi e decisi di entrare in terapia con lei: questa fu la mia salvezza. Non le ho mai purtroppo manifestato come avrei voluto la mia gratitudine, sia come terapeuta, sia poco dopo come Maestra di Advaita Vedanta, avendo avuto da Raphael il mandato d’insegnare.

Sono stato suo paziente per quattro anni, ma anche suo allievo. Era severa e mi ha talvolta bastonato. Mi sono anche ribellato per il mio maledetto orgoglio, ma lei era autorevole e giusta. GRAZIE, Laura.

Mi accolse nella cerchia interna iniziatica, facevo anche il Servizio, e mi diede una prima iniziazione, introducendomi alla Meditazione Vedanta, che poi ho scoperto avesse similitudini con la Meditazione Vipassana. Frequentai anche il Corso di Formazione ed il secondo anno fui suo assistente, insieme a due o tre suoi allievi.

Non ho avuto la possibilità di conoscere direttamente Raphael (credo che non fossi pronto) ma leggevo i suoi libri di Advaita Vedanta e tramite Laura ne coglievo gli insegnamenti. In quegli anni il mio ego fu ripetutamente pestato.

Laura Boggio Gilot conosceva bene Ken Wilber e, grazie a lei, approfondii il suo pensiero e tutto il movimento della psicologia transpersonale.

Il risultato di questi anni di lavoro interiore furono che decisi di modificare totalmente la mia vita, di rompere con tutto ciò che mi rendeva infelice, di cambiare anche l’impostazione del mio lavoro.

Nel 2002 ebbi un altro aiuto dall’essere psichico che mi mise di fronte ad un libro di Nitamo Montecucco, fondatore e direttore del Villaggio Globale: Cyber, la Visione Olistica.

Fui subito attratto dai contenuti del libro e, malgrado la mia timidezza, feci ciò che non mi era congeniale fare: Telefonai direttamente al Villaggio Globale e mi rispose proprio lui. Mi invitò subito ad andarlo a trovare e la mia vita ebbe un’altra svolta.

Grazie, Nitamo.



(Con Genovino Ferri, Direttore della SIAR)


(Laura Boggio Gilot)






23 AGOSTO 2024

Con Nitamo Montecucco si apre un capitolo talmente importante della mia vita e quindi della mia sadhana che cercherò di essere vigile ed equanime in ogni parola che dico.

Sarò sempre grato con tutto il cuore a Nitamo che, avendomi accolto fin dall’inizio nel Villaggio globale, con la sua disponibilità spontanea, mi ha consentito di trovare un’altra sponda in cui poter dare forma alla mia nuova creatività che stava nascendo dalla precedente notte dell’anima. Mi ha dato la sua fiducia e spazi autonomi in cui poter realizzare gruppi in cui esprimevo le mie graduali acquisizioni psicologiche ed interiori.

L’incontro con Nitamo avvenne nel 2002 e fu per me una boccata d’aria fresca. Mi ricevette nella sua casetta in collina e parlammo tutto il giorno di Wilhelm Reich e di meditazione. C’era anche una giovanissima Silvia Ghiroldi, con cui parlai di tango argentino!

Mi propose d’iniziare il primo anno dell’Accademia che lui conduceva ed io mi gettai a capofitto in quell’esperienza. Tornando a Roma, dopo questo primo incontro, mi sentivo eccitatissimo e pieno di speranza, di idee e di progetti.

Dopo qualche weekend dell’Accademia, d’improvviso, senza dirmi niente, come è sua caratteristica, mi presentò al gruppo e mi chiese di fare un’ora di pratiche bioenergetiche sul Grounding, il radicamento sulle gambe, il contatto con la terra.

Non vi dico la mia emozione ed anche un certo timore; di fronte a me c’erano circa 80 persone che avrei dovuto condurre a questa esperienza…. Io fino ad allora avevo lavorato con piccoli gruppi di 10-20 persone che erano tra l’altro miei pazienti e trovarmi di fronte a questa moltitudine fu una vera prova. A quanto pare il mio intervento fu efficace e soddisfacente perché da quella volta ogni weekend dell’Accademia Nitamo mi lasciava uno spazio in cui poter liberamente condurre il gruppo.

Queste esperienze furono molto formative e mi consentirono di mettere a punto un metodo di lavoro che sfociò nei gruppi di Grounding del Cuore, grazie a Candida Mantini che fu la prima ad incoraggiarmi ad organizzare dei gruppi personali.

Negli ultimi anni precedenti la “follia sanitaria” ero anche diventato docente dell’Accademia, insegnando agli psicoterapeuti alcuni elementi di lavoro corporeo sui sette livelli della corazza caratteriale scoperta da Wilhelm Reich. Era docente (e lo è ancora) Luisa Barbato, amica carissima e collega di grande valore e competenza.

Fui anche insegnante di Mindfulness nella settimana di formazione per Istruttori di Mindfulness Psicosomatica, in cui conobbi Mario Thanavaro, insegnante di Vipassana Teravada che a suo tempo fondò il tempio Buddhista Santacittarama.

Il primo anno di Accademia, non ricordo se al terzo o al quarto weekend, ci fu una strana atmosfera di Mistero perché doveva venire un personaggio carismatico che ci avrebbe sottoposto ad una prova: era chiamato il Maestro del Potere. Coloro che avevano già fatto questa esperienza si divertivano molto ad instillare in noi neofiti il timore. Dicevano che il Maestro del Potere era tremendo e ti metteva di fronte alle tue paure. Finalmente arrivò il fatidico momento. Noi pivelli entrammo nel grande salone del Villaggio Globale e ci fecero mettere nella metà del salone. Al centro era posizionato il Maestro del Potere, accanto al quale erano schierati Nitamo e degli allievi anziani. L’altra metà del salone era vuoto.

Il Maestro del Potere era Mario Betti.

La prova consisteva nel sedersi di fronte al Maestro del Potere e dimostrargli e convincerlo in qualsiasi modo che tu avevi il "potere personale" per passare dall’altra parte.

Io, pur essendo ormai un navigato psicoterapeuta e ricercatore spirituale (lo dico con ironia) mi sentivo impacciato e in evidente difficoltà perché temevo di fare brutta figura di fronte agli altri partecipanti che ormai sapevano che io ero un allievo particolare, fondatore e docente della SIAR, Scuola Italiana di Analisi Reichiana, meditante esperto, etc, etc!!! (sempre con ironia). Inoltre non volevo nemmeno fare brutta figura con Nitamo e col Maestro del Potere.

Comunque, come fu, come non fu, riuscii a superare la prova al primo tentativo e mi andai a sedere nella seconda metà del salone. Alcuni dovettero provare anche tre volte.

Il Maestro del Potere, Mario Betti, che come scoprii in. seguito era uno psichiatra, aveva l’abilità di farti sentire una nullità; ti metteva di fronte alle tue menzogne e ti prendeva in giro pesantemente. Molti di fronte a lui piangevano, altri si infuriavano, alcune ragazze si giocavano la carta della seduzione, senza sapere che sarebbero state ancora più derise.

Mario Betti è stata una persona importante per me, anche se non ci siamo mai realmente frequentati. In seguito feci delle docenze nella sua Scuola professionale Schesis che furono esperienze molto significative. Anche a lui sono grato.

Con l’avvento della “follia sanitaria” sono cambiate molte cose in me e fuori di me. Mi sono allontanato dal Villaggio Globale perché ci sono state in me delle trasformazioni coscienziali. Ho visto le cose con un’altra prospettiva. Mi si è attivata quella che potrei definire “chiara visione” e ho fatto delle scelte che sono state coerenti ad essa. Tutto qui. È dipeso solo da me.

Ma il mio cambiamento di rotta non ha minimamente intaccato l’affetto e la riconoscenza nei confronti di Nitamo che ha avuto un ruolo così sostanziale nella mia vita.


(Con Nitam(Con Luisa Barbato e Mario Betti)



(Con Nitamo e Mario Thanavaro)


(Con Luisa Barbato e Mario Betti)


(Un caro Ricordo)


(Il Villaggio Globale)


(Con Nitamo)


(Con Thanavaro)







24 AGOSTO 2024

La mia avventura al Villaggio Globale abbraccia un lunghissimo periodo della mia vita, dal 2002 al 2022. Altri avvenimenti che desidero raccontarvi sono connessi al Villaggio e a Nitamo.

Credo nel 2007 Nitamo fece venire all’Accademia degli insegnanti di Diksha, presentandoceli senza preavviso, come spesso faceva per molte cose (lo dico con estrema simpatia e con un sorriso d’affetto).

Diksha è una parola sanscrita che significa consacrazione, grazia e anche benedizione.

Devo dire che, come prima impressione, mi parvero un po’ esaltati. Noi eravamo nel salone, tutti in piedi, poggiati al muro. Non ricordo perché fossimo in piedi! Ci spiegarono cosa fosse il Diksha e poi ce lo “passarono” (così si diceva) ad uno ad uno, ponendo le mani sul nostro capo. C’era uno degli insegnanti che ogni volta che “passava” il Diksha era preso da risate incontrollate…. e su questo non voglio dire nulla per non tradire la “retta parola”!!!

In passato in India il Diksha veniva elargito solo in Oriente a pochi prescelti. Nell'agosto del 2003, Sri Kalki Bhagavan e Sri Padmavati Amma crearono il movimento Oneness e resero il Diksha accessibile anche all'Occidente, attraverso l'iniziazione di insegnanti chiamati Diksha givers. I Diksha giver quindi sono abilitati a passare la Grazia.

Fatto sta che dopo qualche mese si presentò da noi un cattedratico fiorentino che era molto in auge nel Villaggio e che decise di fare in India il corso di Diksha Giver (colui che trasmette la Grazia).

Per un’ora ci raccontò le meraviglie di quest’esperienza e comunicò di fronte ad un’ottantina di persone che aveva raggiunto l’Illuminazione. Poi in privato lo ribadì anche di fronte a me.

Una parte di me era critica, ma un’altra parte di me era incuriosita: ego, bisogno di sentirmi importante, ricerca di una nuova esperienza, qualche sprazzo di sincerità? Allora non sapevo rispondere a questi quesiti o forse non me li ero posti.

Fatto sta che nel 2009 anch’io feci questo corso e mi feci iniziare (non so se questo è il verbo adatto), diventando Diksha giver.

Una cosa è certa: le persone a cui passavo il Diksha mi dicevano di avere una sensazione di benessere.

Il Diksha veniva trasmesso per imposizione delle mani, anche con un intento ben preciso: per guarire da una malattia, per sciogliere uno stato di malessere psicologico e quant’altro. Il Diksha giver si considera solo un canale e non si attribuisce nessun merito personale.

Ancora adesso, raramente ed in casi particolari, trasmetto il Diksha, ma trasformato rispetto alle istruzioni che mi erano state date, senza però allontanarmi dall’essenza della pratica.

Questa trasformazione è avvenuta perché mi sono in seguito posto la domanda: “Ma di che cosa sono canale?

Così spontaneamente ho iniziato a passare il Diksha con il mantra di Mère. Tutto questo mi è venuto molto naturale e mi ha garantito di avere una potente protezione da qualsiasi altra interferenza.

Non rinnego assolutamente l'esperienza del Diksha; a distanza di anni ho compreso quanto abbia contribuito alla mia ricerca interiore.

Chi si ricorda quell'esperienza?




25 AGOSTO 2024

È giunto il momento di raccontarvi un’AVVENTURA speciale che ancora adesso mi suscita un po’ di nostalgia e tanta commozione. Anche questa è nata all’ombra del Villaggio Globale, credo nel 2006, un giorno imprecisato in cui ebbi un’idea che mi fu caldamente appoggiata e sostenuta da Marcello Pestilli, che era con me al Villaggio e che è diventato un amico speciale. Marcello è un medico omeopata, che pratica la medicina integrata e vibrazionale. Ci conoscemmo a Roma ad una conferenza su Sri Aurobindo che tenni nella sede della Fratellanza universale. Da quella volta non ci siamo più lasciati!

Questa grande avventura si chiamava GABS (Guerrieri dell’Armata Brancaleone dello Spirito), dicitura che mi venne spontaneamente perché, chiacchierando dei nostri percorsi spirituali, mi venne spontaneo dire: “Siamo proprio come un’armata brancaleone dello spirito”, osservando con umorismo quanto fossimo ancora scalcinati, malgrado avessimo però una sincera Aspirazione. Non riesco mai a prendermi totalmente sul serio, perché so bene quanto parte di ego fa capolino ad ogni occasione!!!

Fondai quindi (si fa per dire) i Gabs a cui aderirono molte persone di cui non faccio i nomi perché non vorrei tralasciarne nessuna, persone che ancora adesso mi sono molto care. Naturalmente lo spirito dei GABS era basato sul servizio e sul volontariato.

Questa iniziativa scatenò un grande entusiasmo in cui c’era contemporaneamente l’eccitazione dei bambini che scoprono un gioco meraviglioso e la serietà degli adulti che intimamente sentono di partecipare ad un Progetto spirituale vero e sincero.

Io divenni il Capitano di questa Armata.

Decidemmo di creare un simbolo dei GABS che disegnò Angela, la moglie di Marcello, e persino di fare delle magliette il cui disegno esprimesse questo aspetto autoironico che caratterizzava il nostro movimento, volto ad indicare il pericolo di prendersi troppo sul serio.

I GABS incarnavano il vero spirito del Sangha. Eravamo un famiglia di elezione.

Organizzammo addirittura degli incontri annuali di due giorni in cui ci riunivamo a meditare insieme, a confrontarci, e a condividere le nostre esperienze. I GABS si ispiravano allo Yoga Integrale di Sri Aurobindo e Mère e tutti praticavano il mantra di Mère.

Ci eravamo dati anche dei "nomi" che esprimevano la qualità di ognuno da coltivare. Io ero Guerriero di Verità. Mi ricordo altri nomi: Guerriero di Perseveranza, Guerriera di Aspirazione, Guerriera di Tenacia, Guerriero di Forza.... Ma tutto era vissuto con spirito di leggerezza e di semplicità. Era lontana da noi ogni presunzione iniziatica.

Inoltre conducevo dei gruppi residenziali nel cascinale in Toscana di Marcello, situata in una località chiamata Sasso, un borghetto di sei, sette case, immerso nelle colline.

Ricordo quegli anni come colmi di ricchezza e di grazia.

Il mio allontanamento sempre più cospicuo da Roma e la mia nuova vita milanese esaurirono questa meravigliosa esperienza. Ero preso da nuove scoperte ed ovviamente da altrettante nuove inquietudini.

Potrebbero rinascere i GABS? Lascio che questa domanda sia sospesa e custodita dentro di me.






(Con Marcello Pestilli)



26 AGOSTO 2024

Finalmente nell’agosto del 2004 partii per Auroville e Pondichery, dove c’è il Samadhi di Sri Aurobindo e Mère. Andai in una casetta di Auroville che mi fu affittata da una coppia che risiedeva lì da molti anni. C’era un letto ricoperto da una grande zanzariera. Il water era fuori ed era popolato all’interno da tante piccole ranocchie che saltavano quando cercavi di sederti….

Auroville è un luogo molto particolare perché non è un villaggio od un ashram, come si potrebbe pensare. C’è un bosco in cui sono sparse tante villette e piccole comunità.

Se non hai sintonia con questo luogo, ti aggiri senza sapere dove andare. C’è un centro di accoglienza ed anche un centro dove ci sono negozi, il bar e un ristorante. Ma se cerchi di approfondire la conoscenza di Sri Aurobindo e Mère, non trovi nulla.

Le situazioni e gli incontri speciali ti devono capitare.

Ogni mattina andavo a meditare per un’ora dentro il Matrimandir, un luogo che non può essere descritto, ma che può solo essere vissuto, un Tempio a cupola che è un vero condensatore di Coscienza.

Poi andavo a Pondichery e restavo per ore accanto al Samadhi.

Ad Auroville ho avuto il mio incontro speciale: Jivatman, un brasiliano che viveva lì da una trentina d’anni.

Ma era una specie di sannjasin che viveva in una povera casetta senza bagno e suonava il flauto magnificamente. Insegnava musica ai bambini di Auroville.

Con lui potevo parlare veramente di Yoga Integrale perché lo incarnava realmente nella sua vita quotidiana.

Una notte ebbi in sogno un’esperienza che mi pareva molto reale e che al risveglio mi lasciò scosso e turbato: Iniziai a sentire che le mie gambe diventavano sempre più pesanti, rigide e doloranti. Ad un certo punto mi apparvero dall’alto delle creature oscure con le ali che sembravano demoni e che si precipitarono su di me che ero sospeso in aria. Mi volevano catturare e annientare ed ero terrorizzato. Ma spuntarono dall’altra parte del cielo delle creature bianchissime e luminose, anch’esse alate, che sembravano angeli. Si precipitarono sulle creature oscure e le fecero fuggire. Ero salvo. Nel dormiveglia, mentre mi stavo svegliando ebbi un pensiero chiaro: “devo chiedere a Jivatman di darmi il nome”.

Quando raccontai a Jivatman questo sogno, lui mi disse che doveva pensarci. Dopo una settimana circa mi disse che aveva il nome per me: Shiva Shankara. Mi spiegò che Shankara è uno degli aspetti di Shiva e significa il Pacificatore, colui che crea pace fra gli dei.

Qualche giorno dopo mi accadde un fatto strano che non ho mai capito: stavo andando a meditare al Matrimandir, quando mi fermò un indiano sconosciuto che mi offrì un fiore bianco ed in inglese mi disse che il mio compito era portare armonia tra le persone. Poi se ne andò così. L’unica considerazione che mi viene di fare è che c’era un collegamento tra il nome che mi aveva dato Jivatman e le parole di quell’indiano.

Un altro episodio che mi ha commosso profondamente è stato il seguente: Ero nel cortile del Samadhi da circa due ore. Alle 13 fanno uscire tutti perché cambiano il manto di fiori che ricopre il Samadhi. Di questo servizio si occupano delle donne vestite di bianco. Io ero in disparte e non mi fecero andare via. Si avvicinò la donna che dirigeva il cambio dei fiori e mi invitò al Samadhi. Mi diede un cestino di fiorellini viola e mi indicò il luogo in cui metterli. Provai un senso di gratitudine che non potrei descrivere. Mi sentivo onorato di quel piccolo servizio per Sri Aurobindo e Mère. La stessa cosa mi accadde l’anno successivo, il 2005.

Un altro incontro significativo e che ha segnato un’amicizia che dura anche ai giorni nostri è con Manohar. Chi è Manohar lo scoprite leggendo questo articolo

Sono tornato per la terza volta nel 2006 per un altro mese e decisi di trovare una guesthouse a Pondichery, ma dopo pochi giorni non mi trovai bene in quella cittadina e mi trasferii ad Auroville.

Non sento più il desiderio di tornare perché negli anni ho scoperto che Auroville non è soltanto un luogo sulla carta geografica, ma è un luogo dell’anima che puoi trovare dovunque. Io l’ho trovato alla Cascina Valgomio.


(Con Jivatman)



(Con Manohar)



(Con Adriano Baldo, Direttore della Rivista Domani)






27 AGOSTO 2024

È giunto il momento di parlarvi della Vipassana Theravada, di Chandra Livia Candiani e di Ajhan Chandapalo. Siamo negli anni che vanno dal 2012 al 2016.

La moglie di Luciano Marchino, un amico fraterno di cui vi parlerò prossimamente, aveva una grande stima di questa insegnante di Vipassana che conosceva personalmente. Seguii subito il mio istinto e decisi di prendere contatto con lei, sapendo però che era difficile entrare nei suoi gruppi di meditazione perché richiestissimi.

Ma la mia buona sorte fece sì che, dopo un accurato colloquio con lei, potessi subito iniziare.

Chi entrava nel gruppo si impegnava a frequentarlo per tutto l’anno con cadenza settimanale e poteva rinnovare la sua partecipazione di anno in anno. Io seguii i suoi insegnamenti per cinque anni consecutivi. Eravamo 16 persone.

Lei ci riceveva a casa sua ed era presente la sua gatta che con molta discrezione circolava liberamente tra di noi, anche quando meditavamo.

L’incontro si svolgeva in questo modo: Chandra all’inizio ci dava degli insegnamenti, poi meditavamo seduti per 45 minuti e per altri 45 minuti facevamo la meditazione camminata. Seguiva la condivisione in cui Chandra ci dava rimandi ed istruzioni personali.

Chandra era severa e non mi faceva passare niente. Anche lei ha dato dei sonori ceffoni al mio ego e per questo le sono molto grato.

I suoi insegnamenti erano sottili, affilati, chiari e poetici, la sua voce era infantile, ma trasudava forza, rigore e autorevolezza e non potevi barare.

Malgrado mi sia ritenuto un mediocre allievo, ho appreso tantissimo da lei, ho raffinato anno dopo anno la pratica della Vipassana e ancora adesso la pratico ogni giorno.

Pur essendo una natura indisciplinata devo riconoscere che, da quando iniziai a meditare con la Meditazione Trascendentale, sono stato assiduo quotidianamente. È cambiato solo il tipo di pratica. Con la scoperta del Purna Yoga lascai la MT e continuai con la meditazione del Cuore e con il Purna Japa (la pratica del mantra di Mère). Dal 2012 aggiunsi alla mia sadhana anche la Vipassana.

Chandra ci parlava anche del monastero Buddhista Santachittarama (Il Giardino del Cuore Sereno) per cui decisi di andarci e di fare dei ritiri. E così ho conosciuto Ajhan Chandapalo, l’abate del monastero. È una delle persone più vere, trasparenti, ed essenziali che abbia conosciuto. I suoi insegnamenti mi giungevano diretti, scarni, semplici.

Mi è rimasto nel cuore Ajahn Mahāpañño che si occupava dell’accoglienza e che ci assegnava i servizi da eseguire. Io ero addetto a spazzare le foglie e giravo per il monastero con una carriola e un rastrello. Era sempre pieno di umorismo, malgrado delle gravi limitazioni fisiche.

Ho anche conosciuto Ajhan Sumedo, dalla personalità carismatica che diede una benedizione a tutto il gruppo dei meditanti.

Esaurita questa esperienza con Chandra, non immaginavo che ci sarebbe stata un’altra avventura.


(Chandra Livia Candiani)


(Ajhan Chandapalo)


(Ajhan Chandapalo e Thanavaro)


28 AGOSTO 2024

Ho sempre detestato chi si attribuisce titoli che di fatto non gli appartengono. Come avete potuto vedere, seguendo in queste puntate la mia sadhana, ho praticato fin da ragazzo con continuità la meditazione ed in una cinquantina d’anni posso riconoscermi una certa esperienza della e nella pratica.

Ma di fatto ho praticato la Meditazione Trascendentale, ma non la posso insegnare, ho praticato la Meditazione Vedanta, ma non la posso insegnare, ho praticato la Meditazione Vipassana, ma non la posso insegnare. Pratico il Purna Yoga, ma in questa via non c’è una specifica forma di meditazione.

Eppure ho ritenuto importante inserire la meditazione nella mia attività di psicoterapeuta, insegnando ai miei pazienti il metodo che avevo sviluppato.

Ma mi sono sempre sentito un po’ a disagio, come se rubassi qualcosa. Allora ho dato forma alla “meditazione integrale”, un condensato di vari decenni di esperienza diretta, ma comunque non seguendo una Via Tradizionale specifica, se non quella del Purna Yoga che però non ha un insegnamento codificato, come le atre Vie.

Mi dicevo tra me e me: “A che titolo insegno meditazione?”

Nel frattempo si stava sempre più diffondendo la Mindfulness nell’ambito della Psicologia e della psicoterapia. Se ne sentiva parlare ovunque.

Scoprii che la Mindfulness aveva radici nella Vipassana e nello Zen perché Kabat-Zinn seguiva queste Vie e da esse aveva preso spunto per creare il suo protocollo. Perciò nel 2016 decisi di fare il corso d’Istruttore di Mindfulness MBSR.

Mi informai su quale fosse a Milano la migliore scuola di formazione e seppi che era l’AIM, Associazione Italiana per la Mindfulness, creata dal dott. Fabio Giommi e dalla moglie, Antonella Commellato, entrambi Istruttori Guida.

Il corso era impegnativo, durava un anno ed era costituito da moduli residenziali anche di una settimana.

Compilai ed inviai il modulo prestampato in cui dovevo descrivere il mio curriculum e le eventuali esperienze di meditazione e mi recai all’appuntamento fissato.

Nello studio c’era Giommi e la moglie che era sdraiata sul divano perché aveva avuto un brutto incidente alla schiena.

Mi accolsero con molta cordialità, ma Giommi mi disse meravigliato che con tutta l’esperienza che avevo maturato dovevo essere io ad insegnare qualcosa al loro corso e mi chiese perché quindi volevo diventare Istruttore di Mindfulness. Gli spiegai ciò che prima ho condiviso con voi.

Giommi e la Commellato sono certamente degli ottimi istruttori ed avevano anche una buona preparazione riguardo alla Vipassana. Ma io ho patito un po’ quel corso perché, quando c’è di mezzo un protocollo, sento in me una certa ribellione. Inoltre non sopportavo le meditazioni guidate; quando medito voglio silenzio e sentire una persona che parla e che mi accompagna passo per passo non mi consentiva la concentrazione.

Devo però riconoscere a loro che ebbero nei miei confronti un occhio di riguardo e non mi fecero fare alcuni esami. Solo alla fine decisero che fossi io a condurre la meditazione conclusiva.

Cosi ebbi il mio bel diploma e mi sentii più sereno nel poter proporre i miei corsi di meditazione.

Per me questo non è un discorso formale, ma puramente etico. Ci sono tanti insegnanti improvvisati che sfruttano la “moda spirituale” ed io ho una totale avversione per chi ne approfitta.


(La cerimonia del diploma)


29 AGOSTO 2024

Nel viaggio interiore di un individuo non esistono soltanto gli incontri con Maestri ed Insegnanti, ma ci affiancano sulla via delle persone speciali, alcune per alcuni tratti del viaggio, altre per tutta la vita. Sono anime che s'incontrano e si riconoscono.

Io sono sempre stato poco socievole, pur cercando di non mostrarlo, per timidezza e ritrosia, per eccessiva selettività, per stupida intolleranza, per bisogno di solitudine e per timore di essere invadente.

A questo punto della mia vita, in seguito agli ultimi sconvolgimenti che hanno squarciato ulteriori veli, donandomi nuove consapevolezze, sento intimamente il desiderio di parlarvi di quelle persone speciali che hanno influito nel mio sviluppo interiore, a volte indirettamente, e che magari non se ne sono mai accorti.

Comincio con Maurizio Costa. Ci siamo conosciuti da giovani a Napoli ed abbiamo condiviso molte esperienze insieme: la Meditazione Trascendentale, il percorso con Laura Boggio Gilot, Il Villaggio Globale, i GABS ed anche l’amicizia con Luisa Barbato.

Abbiamo parlato insieme di tutto lo scibile umano ed oltre, assetati

di conoscenza. Siamo l’uno l’opposto dell’altro: lui serafico, impassibile, un perfetto inglese; io subito entusiasta ed eccitato.

Ma vi devo dire che i ricordi più belli sono legati alla musica, momenti che mi mancano tantissimo. Negli anni settanta noi giovani avevamo un intenso rapporto con la musica che si è perso. Innanzitutto avevamo il nostro impianto ottenuto col sudore della fronte, composto dal giradischi (il piatto), l’amplificatore, il lettore delle cassette ed infine gli altoparlanti (le casse), oggetti di desiderio e fonti d’inesauribile godimento. Passavamo ore ad ascoltare gli ultimi album “progressive”, rigorosamente in vinile, e a discuterne.

In quegli anni sentire la musica significava mettersi seduti ed “ascoltare” attentamente in silenzio. Poi ci scambiavamo le nostre impressioni.

Poi a Roma ho conosciuto Luisa Barbato, donna di cappa e spada, rampante, determinata, ma sotto sotto, dolcissima, sensibile e capace di ascoltare in profondità.

Con lei ho condiviso lo Yoga integrale di Sri Aurobindo e Mère e il Villaggio Globale. Inoltre siamo colleghi nella SIAR, la Scuola Italiana di Analisi Reichiana.

Ho sempre ammirato la sua incredibile capacità relazionale: sarebbe capace di parlare anche con i sassi e coinvolgerli. Ai convegni dopo mezz’ora conosce tutti, laddove io mi tengo in disparte. Ride, scherza, racconta aneddoti, non le sfugge nulla delle persone ed è piena di umorismo e di ironia.

Sa citare autori, nuove ricerche scientifiche, libri che io non ho mai sentito nominare. È molto competente ed intuitiva nel suo lavoro. Insomma un’amica speciale.

Ancora a Roma ho incontrato un'altra persona che è entrata nella mia vita: Marcello Pestilli. Appena scoprì che ero un appassionato di Sri Aurobindo e Mère non mi ha più mollato, ed è nata col tempo una solida amicizia. Fervente animatore dei GABS, mi ha sempre affiancato, spalleggiato, aiutato. Ci siamo confidati reciprocamente e sostenuti nei momenti difficili. Con la sua aria scanzonata sembra il personaggio degli Aristogatti, Romeo, “er mejo gatto der Colosseo”!!!

Con lui abbiamo parlato per ore del Mantra di Mère e, come medico integrale, ha ideato un apparecchio che invia sui punti dell’agopuntura la frequenza luminosa del mantra di Mère.

È una di quelle amicizie che, anche se non ci si sente per qualche mese, ci si ritrova come se fosse passato un solo giorno.

Maurizio Costa e Luisa Barbato sono stati anche miei compagni in un'esperienza che desidero ricordare: i weekends con Ebba Boyesen, la creatrice della Psicologia Biodinamica. Donna vulcanica, appassionata ed intuitiva, Ebba mi ha consentito di cogliere altri modi di lavorare sul corpo.

(Con Luisa Barbato)

(Con Ebba Boyesen)



30 AGOSTO 2024

Approdai a Milano definitivamente credo nel 2006. In questa metropoli ero uno sconosciuto psicoterapeuta e ancora la Provvidenza mi diede una mano. Alessandra Callegari, che conobbi a Roma come giornalista, in quanto venne ad intervistarmi sulla storia del movimento reichiano, e che nel frattempo era diventata counselor, mi organizzò una conferenza per presentare il mio libro, La Ricerca dell’Amore, ed è stata il catalizzatore di ciò che sarebbe avvenuto.

Intervennero pochissime persone ed ero piuttosto demoralizzato,

ma tra il pubblico era venuto a sentirmi Luciano Marchino, Analista bioenergetico e direttore dell’Ipso, Istituto di Psicologia Somatorelazionale e fu simpatia a prima vista. Parlammo molto confrontandoci su Wilhelm Rech e nacque una frequentazione basata sulla stima reciproca che poi si è trasformata in una vera amicizia fraterna che dura tutt’ora.

Devo tantissimo a Luciano che mi ha introdotto nel mondo professionale milanese, invitandomi come relatore ad ogni convegno dell’IPSO e consentendomi di organizzare anche dei seminari per i suoi allievi.

Luciano è un vero amico del cuore con cui è possibile scambiare sia le confidenze più intime, che le condivisioni su argomenti profondi.

Mi ha sempre punzecchiato sulla mia spiritualità, in un gioco di complicità. Tanto che gli ho detto: “Se tu dovessi smettere di prendermi in giro vorrebbe dire che non mi vuoi più bene”.

La mia vita milanese è molto ritirata e solitaria, ma ormai abbiamo creato insieme una bellissima consuetudine che è quasi un rito: le nostre “cenette”, come le chiamiamo. Cosa c’è di più bello di due amici veri che passano insieme una serata in diversi ristoranti milanesi a parlare di tutto?

Inoltre Luciano era amico di Emilio del Giudice, che avevo conosciuto a Napoli negli anni settanta perché frequentava il movimento reichiano ed era amico di Federico Navarro. Si era trasferito da vari anni a Milano e così con Luciano facevamo varie cene insieme a lui. Emilio del Giudice era una persona di una cultura incredibile, ma anche di un umorismo sopraffino. Sarei stato ad ascoltarlo per ore. Era un fisico quantistico che collaborava col premio Nobel Luc Montagnier e che stava studiando la memoria dell’acqua. Purtroppo ci ha lasciati e rimpiango quelle tavolate con Emilio in cui l’interesse era sempre desto.

Luciano Marchino è un’altra anima che si è connessa con la mia e ogni nostro incontro è un momento di crescita e di contatto..

Grazie a Luciano ho conosciuto Flavio Panizza, un analista bioenergetico dell’IPSO. Le cose sono andate così: sentivo il bisogno di continuare un lavoro su me stesso e lo dissi a Luciano, precisando che però potevo fare un’ulteriore psicoterapia con un analista con gli attributi, capace di tenermi testa, essendo io un terapeuta di consumata esperienza. Altrimenti me lo sarei rigirato come volevo.

È stato Flavio invece a rigirarmi come un pedalino! Era un uomo di grande umanità ed anche spiritualità, capace di essere morbido e severo, accogliente ed autorevole.

Con lui ho fatto tre anni di psicoterapia e se fosse vivo, farei altri anni di lavoro con lui perché ormai solo lui potrebbe accompagnarmi in altri territori della mia anima.

Sono convinto che, anche se crediamo di aver fatto molta strada, avere il confronto e l’aiuto di una persona che sentiamo vera e profonda, sia un atto di cura verso noi stessi.

Non dobbiamo farci prendere dall’orgoglio, pensando di essere arrivati ad un livello tale da non aver bisogno di nessuno.

Questo non ha nulla a che fare con la dipendenza da qualcuno, ma ha a che fare con l’onestà con se stessi. Avere una guida non vuol dire rinunciare al proprio pensiero critico e al proprio discernimento.


(Con Luciano Marchino)



(Con Luciano e Giorgio Piccinino)

31 LUGLIO 2024

È giunto il momento di parlarvi di un altro incontro d’anima che ha stravolto positivamente la mia vita. Vi racconto come è accaduto: Gabriele Malacco (che ringrazio ancora) fece un percorso con me e parlò del mio lavoro a Raffaele Pezzo, il creatore del Centro di Armonia Cascina Valgomio. Raffaele più di dieci anni fa organizzava una serie di convegni alle Molinette di Torino e mi volle come relatore in una conferenza.

La conferenza fu un successo, tanto che mi fu chiesto di fare dei gruppi. Così iniziai a condurre i miei laboratori in questo luogo magico che è la Cascina Valgomio, nell’astigiano. Da quella volta non ho più smesso di frequentare il Centro di Armonia.

L’amicizia con Raffaele all’inizio è cresciuta poco per volta, con la conoscenza reciproca. Poi si è trasformata in una vera e propria Fratellanza. Raffaele è una persona capace di autentica accoglienza, con un rapporto speciale con la natura e gli animali. Mi ha dato una fiducia assoluta ed insieme abbiamo condiviso tante idee sulla spiritualità, sugli equivoci della ricerca interiore, sul dilagare della New Age. Mi ha sostenuto e mi ha dato spunti sulle mie nuove iniziative. Oggi la Cascina è il luogo principale in cui svolgo laboratori, corsi e seminari.

Quando è scoppiata la pseudopandemia, la cascina e Raffaele sono stati la mia salvezza. Ero solo a Milano, bloccato a casa, finché non scoprii che potevo spostarmi liberamente grazie all’essere psicologo e giornalista. Quindi ogni weekend andavo a Valgomio e mi nutrivo della meraviglia di quelle colline verdi, dei boschi, dei prati, dei fiori.

Lunghissime chiacchierate con Raffaele, confidenze, visite nelle chiese romaniche. Quel luogo ormai è diventato casa e famiglia.

Le giornate inoltre erano e sono riempite dall’amicizia dei cani e dei gatti della cascina, soprattutto di Blu, il pastore australiano a cui mi sono molto affezionato.

Ma il mio sogno dei sogni ha preso forma nella Casetta Aurora, un piccolo prefabbricato di legno di 16 metri quadrati che è diventato il mio luogo del silenzio, dell’interiorità, della creatività, della musica e della lettura. Quando entro nella mia casetta ho immediatamente la sensazione di essere nel luogo dell’anima che ha preso una forma reale.

Raffaele non poteva farmi dono più grande, consentendomi di costruire questa Casetta e gli sarò grato per sempre.

Negli ultimo anni ho fatto seminari e persino dei corsi sullo Yoga Integrale di Sri Aurobindo e Mère e la Cascina, con la piena adesione e complicità di Raffaele, si è trasformata in una piccola Auroville.

Se non ci fosse stato questo luogo vi confesso che non sarei riuscito a sopravvivere a Milano.

Venite al Centro di Armonia e scoprirete anche voi che dico la verità quando vi descrivo l’energia di questo luogo, immerso nei colli dell’astigiano.








(Blu con i figli)


(BLU)


(Con le mie campane vibrazionali)



(La cascina innevata)



(Un mio compleanno alla Cascina)

1 SETTEMBRE 2024

Desidero continuare a narrarvi di altri incontri con persone speciali che mi hanno consentito di realizzare nuovi progetti di laboratori e di seminari e che mi hanno manifestato una rara apertura e disponibilità.

Nel 2017 Francesca Scarano e Samantha van Well fondarono a Bergamo il Centro ad orientamento bioenergetico Ars Corporea (Centro di Psicoterapia Corporea Integrata), aprendosi però ad una prospettiva interiore più intima che comprende anche le pratiche di meditazione ed orientandosi verso una ricerca spirituale seria e concreta. Francesca e Samantha sono due valenti analiste bioenergetiche, formate da Luciano Marchino.

Ars Corporea ha avuto un pieno sviluppo, proprio per questa impostazione integrata in cui l’approccio olistico è stato impostato con competenza e accuratezza.

In questo spazio da loro creato per qualche anno ho condotto seminari di meditazione e corsi didattici sui sette livelli della corazza caratteriale di Wilhelm Reich e sui centri di energia del corpo.

Francesca Scarano ha pubblicato un libro – La Potenza del Corpo - che condensa la sua esperienza maturata in questi anni ed ho avuto il piacere, insieme a Luciano Marchino, di farne la prefazione.

Vi racconto questi avvenimenti perché le occasioni evolutive non dipendono esclusivamente dall’incontro con un Maestro o una Guida, ma anche da persone che, essendo in connessione con la propria anima, hanno un’apertura interiore priva di prevenzioni e accolgono, come è stato nei miei confronti, chi può portare delle idee, delle pratiche e degli insegnamenti che possono contribuire alla loro formazione ed alla crescita personale loro e dell’intero gruppo che gravita intorno alla loro Associazione.

Ad Ars Corporea ho potuto impostare dei corsi che non ho fatto da nessun’altra parte.

Siamo giunti ormai al tempo presente e la Provvidenza ancora una volta mi ha voluto fare un regalo attraverso due persone che mi hanno accolto, non solo con la disponibilità che è propria della loro natura, ma anche facendomi sentire a casa: Fernanda Frassi e Mauro Rivolta.

In realtà li avevo già conosciuti al Villaggio Globale (soprattutto Fernanda), ma recentemente è scattato quel quid che fa avvicinare le persone. Ci vogliono sempre i tempi giusti.

Fernanda Frassi è una psicologa superspecializzata, formata in naturopatia, in orientamento alle scelte scolastico-professionali, in psicogeriatria, in integrazione posturale; è insegnante di Mindfulness Psicosomatica e tanto altro.

Mauro Rivolta, per citare alcune competenze, è membro della Scuola di Cooperazione Internazionale, formatore di figure professionali, consulente per l’educazione, esperto di autismo, operatore professionale shatzu ed Istruttore di Mindfulness Psicosomatica.

Fernanda e Mauro sono una coppia nella vita e questo per me è un valore aggiunto.

È nata, non solo una cooperazione, ma una confidenza ed una familiarità che mi ha consentito di iniziare da loro degli incontri davvero intimi sul Purna Yoga di Sri Aurobindo e sul lavoro psicocorporeo dolce. Ha iniziato a formarsi un gruppo di persone animate da una sincera aspirazione spirituale, che ha più la connotazione del sangha.

Ho condotto e conduco tutt’ora, delle meditazioni in cui si sente chiaramente la profondità della coscienza di gruppo. Addirittura ho avuto la percezione che stia nascendo il profumo di Auroville.

Così il territorio di Crema mi ha aperto le porte ed il cuore.

Mi riempie di entusiasmo questa nuova amicizia, di voglia di organizzare, di sperimentare, di collaborare.

Apprezzo molto la loro ricerca interiore e spirituale senza orpelli, senza suggestioni, essenziale, e soprattutto il loro calore sincero.


Con Samantha e Francesca)




2 SETTEMBRE 2024

Ormai sono arrivato in dirittura d’arrivo e per ultima vi narro un’esperienza in corso molto particolare: i miei incontri di supervisione presso il Centro V.I.T.A, a Moruzzo in provincia di Udine.

Il Centro V.I.T.A. è un’associazione di professionisti che annovera psicologi, psicoterapeuti, osteopati, operatori di cranio-sacrale, operatori shiatzu, counselors, nutrizionisti, che hanno un approccio intersistemico al Vivente.

Ma dietro tutto questo ho scoperto che c’era molto di più: una nuova visione dell’essere umano e della cosiddetta malattia, ed un modello dinamico, aperto, riguardo l’integrazione dei vari interventi terapeutici.

Il tutto è iniziato con il dott. Hadi Habchi che, con il sostegno e la collaborazione di professionisti che condividono il suo progetto, ha reso operativo il Centro V.I.T.A.

Mi sono coinvolto e sono stato coinvolto, per cui la supervisione è andata trasformandosi ad ogni incontro in un viaggio interiore, toccando numerose corde, dalla filosofia, alla psicologia e alla spiritualità.

L’unico mio rammarico è la lontananza perché comincio a sentire il peso degli anni.

Compagni di via, in una estrema sintesi vi ho raccontato le diverse vicissitudini della mia sadhana. Questa ricapitolazione è stata per me terapeutica e forse tra le righe sono riuscito anche a passarvi qualche spunto di riflessione.

Ho definito questo scritto “sadhana di un uomo comune” per un motivo ben preciso: mi sento davvero così, ovvero un individuo che è in cammino costante, animato da un sincero anelito spirituale, malgrado le ancora numerose fragilità.

I Maestri sono coloro che non hanno più alcun ego ed hanno realizzato l’unione con l’Essere. Le guide sono individui che hanno l’esperienza dell’Essere, ma non sono stabilizzati in Esso e mantengono aspetti dell’ego.

Poi ci sono gli insegnanti che sono coloro che sul percorso hanno trovato perle e momenti di Grazia, che studiano, praticano e approfondiscono tantissimo gli insegnamenti a cui sono connessi. Il loro campo di battaglia è la propria personalità, gli attaccamenti e tutti gli altri veleni che il Buddha ha saputo descrivere così bene; costoro possono fungere da apripista.

Riguardo alla mia persona mi considero un insegnante di prima elementare che, usando suoi errori, impara ad insegnare meglio.

Sento che mi aspettano ancora altre avventure, le avventure della conoscenza, come le chiamo, anche se sono all’imbrunire.

Vi auguro ogni Bene.






(Il Centro V.I.T.A.)


L'AVVENTURA CONTINUA




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