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La filosofia del signor Caio

Aggiornamento: 15 nov 2020



Il signor Caio aveva finalmente raggiunto uno stato di felicità. Ogni mattina, guardando il telegiornale, conquistava un grado sempre più grande di soddisfazione. Prima della pandemia la sua vita era un inferno. Soprattutto alle soglie dell'estate, si prospettava l'incubo delle vacanze e del tempo libero. Non sapeva mai cosa organizzare perché si trovava d'improvviso di fronte ad una libertà di scelta che lo metteva in grande imbarazzo. Inoltre bisognava socializzare, parlare con persone che non conosceva, scegliere come strutturare la sua giornata; insomma una vera fatica! Invece adesso il paradiso in terra stava diventando reale! Ad ogni divieto giubilava; finalmente lo Stato si stava occupando di lui e lo faceva per i suo bene perché era sinceramente preoccupato del suo benessere. Poteva starsene a casa, poteva starsene per conto suo anche fuori casa, grazie al distanziamento sociale. Si sentiva più sicuro perché quella mascherina benedetta nascondeva il suo volto e lo proteggeva dagli altri. Si sentiva coccolato: qualcuno giorno dopo giorno gli dava delle regole di vita chiare e la sua ansia di non sapere come vivere era ormai prodigiosamente guarita. Cominciò persino a farsi degli amici, rigorosamente virtuali. perché scoprì che c'erano molte persone che la pensavano come lui. Si stava formando un nuovo mondo dove poteva smettere di pensare. Mormorava spesso tra sé: "Questa sì che è vita!"


IL SIGNOR CAIO TORNA ALL’ATTACCO


Il signor Caio cominciava a sentire una certa inquietudine, perché iniziava a girare voce che il virus avesse perso la pericolosità di prima, che ci fossero delle cure alternative e che con un’adeguata prevenzione si potesse evitare di ammalarsi. Addirittura qualche sporco negazionista diceva che bisognava riaprire le scuole, riprendere le attività, uscire dalla paura e riconquistare la dignità della nostra vita. Il signor Caio non solo era indignato, ma era preoccupato che queste voci potessero attecchire e turbare quella sua magnifica serenità che credeva ormai inattaccabile, dovuta alla sicurezza di poter restare rinchiuso e protetto. Lo Stato ormai gli indicava con estrema chiarezza come avrebbe dovuto comportarsi e caldeggiava quella meravigliosa filosofia del distanziamento sociale che gli evitava l’assurda e imbarazzante moda del contatto fisico. La mascherina inoltre, quelle poche volte che era costretto ad uscire, lo faceva sentire protetto, non tanto dal virus, ma dallo sguardo degli altri. Nessuno più lo guardava ed egli non doveva mimare nessuna espressione e nessun atteggiamento; questa sì che era una pacchia! Scoprì in sé una vocazione che prima era insospettabile: uno spiccato senso sociale; infatti cominciò a scrivere dei post feroci contro tutti quelli che si permettevano di inneggiare alla libertà, che volevano riprendere a lavorare, ad uscire, a mescolarsi come degli animali. Tutto ciò era per lui inaudito. Scrisse un blog in cui esortava lo Stato a prendere misure severe, a rendere obbligatori i vaccini, pena non poter prendere mezzi pubblici di nessun tipo e finanche andare al lavoro. “Ma come possono essere così incoscienti gli esseri umani – pensava - che addirittura vorrebbero festeggiare il Natale e ritrovarsi in quelle tremende e squallide riunioni di famiglia, magari con più di sei persone. Ma soni tutti ammattiti – pensava a voce alta – Non c’è più religione!” Per fortuna ancora c’erano persone di buon senso che la pensavano come lui, e gli scrivevano parole di approvazione, rispondendo al suo blog che stava avendo un discreto successo. Era persino emozionato perché gli avevano scritto, ammirate, alcune ragazze di cui non conosceva il volto, che gli proponevano un’affettuosa amicizia, sempre rigorosamente virtuale. Talvolta gli batteva il cuore perché poteva immaginarle come voleva senza quella barbara usanza di imbastire relazioni fisiche, così stressanti ed impegnative!

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