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La Nobile Via del Guerriero

Introduzione al Purna Yoga di Sri Aurobindo e Mère.


Si è Guerrieri perché si ha un marchio nell'anima, una qualità innata. Ma la Qualifica non è sufficiente, anche se è la condizione di base.

Se c'è la Qualifica, allora è possibile essere iniziati, ovvero ricevere un Seme che è nostra responsabilità curare, fecondare, far germogliare e far sbocciare.

Essere iniziati vuol dire quindi "iniziare" il cammino che durerà tutta la vita.

Il Seme è un catalizzatore, ma non sostituisce la responsabilità personale, il retto intento e il retto sforzo.

Il Seme non è l'unico "strumento", ma è l'informazione fondamentale che ci consente di restare collegati al piano spirituale che già potenzialmente è in noi, ma che non è detto che si dischiuda. Potrebbe restare latente, senza l'Aspirazione e la Disciplina iniziatica.

Il Seme che appartiene alla Nobile Via del Guerriero a cui mi riferisco è il Mantra delle cellule che Mère, la Shakti di Sri Aurobindo, ha consegnato a quanti si sentano chiamati e portati per questa Via.

Sto volutamente usando un linguaggio leggermente ermetico perché chi ha in sé la Qualifica può comprendere, o almeno convibrare con queste parole.

Ci sono argomenti che non possono essere divulgati con superficialità, anche se l'attuale tendenza è di snaturare ed annacquare la Conoscenza, per renderla un bene di consumo fruibile.

Ciò che ha dall'inizio ispirato la "mia" Ricerca e la "mia" Sadhana è stato ed è lo Yoga Integrale di Sri Aurobindo e di Mère (Purna Yoga). A questo punto si rende necessario un chiarimento: mi sono avvicinato allo Yoga Integrale, ma non ho mai preteso di essere un insegnate di questa Via, troppo avanzata per me e per la maggior parte di individui. Ma questo non mi ha impedito di gettare alcune piccole basi, di "iniziare" qualche passo incerto, di respirare il suo profumo.

La Nobile Via del Guerriero è quindi la sintesi di questa ricerca e il pensiero di Sri Aurobindo e Mère è l'oceano a cui essa si ispira.

Il contatto con l'Essere psichico, la nostra Identità essenziale offuscata dall’ego disfunzionale che si è formato per difenderci e sopravvivere ad un habitat familiare e sociale contrario alla Vita, è il punto centrale nella Via del Guerriero.

Tutti i Seminari, i laboratori, le relazioni e gli scritti a cui mi dedico sono volti a realizzare, o almeno a toccare, la “goccia divina” che anima la nostra personalità e che si esprime attraverso di essa.

Sri Aurobindo e Mère non hanno lasciato una sadhana strutturata con delle pratiche definite, cosa che ritroviamo nelle altre vie tradizionali del passato perché lo Yoga Integrale invece contiene la Via del futuro, la via di un salto quantico della Coscienza umana, una via evolutiva che si sta facendo, di cui si possono cogliere i primi deboli bagliori in questa massa di tenebre.

“L’Uomo è un essere di transizione” diceva Sri Aurobindo e la coscienza mentale non è l’ultimo prodotto dell’evoluzione. La mente separa ogni conoscenza, la distorce, la spezzetta. L’essere umano mentale è molto imperfetto, dominato dalla sua animalità deviata, per cui le sue scelte sono dettate da fini egoistici, di potere e di orgoglio. La mente alimenta il senso di separazione a tutti i livelli e dovrà essere sostituita dalla coscienza di Unità, la coscienza supermentale.

Il Guerriero che segue questa Via deve quindi forgiarsi le sue armi, le sue pratiche, la sua sadhana e non può escludere nessun aspetto di se stesso, a partire dal corpo che è la base cellulare di questa Via integrale.

Bisogna quindi forgiare una sadhana che comprende il corpo, gli istinti, le emozioni, la mente, il Cuore e le azioni. Ciò però non avviene per scelte arbitrarie, perché nei loro numerosi scritti Sri Aurobindo, la Madre ed anche Satprem forniscono delle indicazioni chiare che bisogna scoprire, riconoscere, esplorare, comprendere, sperimentare.

In questa sadhana la Vipassana, le pratiche bioenergetiche, la meditazione del Cuore ed il Karma Yoga e la condotta etica sono pilastri essenziali.

La Nobile via del Guerriero fornisce quindi delle linee di esperienza che ho maturato in quaranta anni di ricerca e di esperienza e che non considero definitive, ma sempre in continua trasformazione.

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