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La Coscienza è altro









Salvo casi eccezionali, la via spirituale inizia sempre con gli inquinanti dell'ego, così ben descritti dai libri di Mariana Caplan. Le motivazioni che spingono ad iniziare la ricerca interiore sono confuse, dettate da un disagio comprensibile soprattutto in un'epoca storica come questa, ammantata di menzogne spudorate. Anche le idee più nobili sono riciclate dal sistema delle mode, del consumo, del denaro e del potere.

Naturalmente anch'io non sono scampato a queste istanze, quando da ragazzo ho iniziato ad interessarmi alla spiritualità. Con gli anni, poco per volta, prendendo grandi colpi dalla vita, certamente causati da me, le illusioni narcisistiche sono crollate ad una ad una.

Ho chiaramente visto che la via spirituale è una via di Verità, impietosa verità (fortunatamente), che ci mette di fronte alle nostre miserie, senza fare alcun sconto.

La via spirituale è una vera opera al nero in cui si mettono tutte le nostre energie al servizio dello scioglimento dell'ombra, operazione dolorosa, ma necessaria. si tolgono i veli uno per uno, umilmente.

Ma le Bellezze ci sono, vengono all'improvviso come doni inaspettati che indicano la direzione e offrono delle comprensioni. Questi doni però non sono importanti, non bisogna scambiarli per la meta. Sono pietre miliari che segnano il percorso. La Coscienza è ALTRO.

Al punto in cui mi trovo adesso (ho pudore a dirlo) inizio ad avere la certezza che le trasformazioni avvengono nel modo in cui si è coscienti nella vita, quella comune, normale, quella in cui si va al lavoro, si va alla posta, si esce con gli amici. Sono azioni che continuiamo a compiere normalmente....ma TUTTO CAMBIA.

Lo sguardo è un altro, si inizia a VEDERE al di là del velo della nostra menzogna. Corpo, sentimenti, sensazioni, azioni, sono partecipate da un altro punto di osservazione; si è contemporaneamente testimoni ed attori. Ma la sensazione di Verità risiede in quello SGUARDO.

Il punto di osservazione si posta. Si è una COSA che è immersa in uno spazio-tempo, ma non ne fa parte.

Non si pensa a se stessi come il "signor tal dei tali", ma si percepisce una densità da cui stare nella vita. Quella densità è l'identità che però non è caratterizzata da attributi.

Ogni istante della vita ha corpo e non c'è bisogno dell'esperienza eccezionale. Il normale diventa eccezionale.

L'ego cerca sempre le intensità nella vita, le esperienze speciali, gli amori incredibili, le avventure. Tutta roba da quattro soldi. Esiste una meraviglia nascosta dentro e fuori che la grossolanità impedisce di gustare. C'è un nettare in fondo al cuore che anima quello sguardo e trasfigura la semplicità.

Ma il percorso è arduo. Bisogna sfrondare continuamente il nostro albero di plastica che chiamiamo identità, abbandonare i sogni di illuminazione colorati dalla nostra personalità infantile ed annebbiata da fuochi di artificio. Ma soltanto così vivere acquista un senso di verità perché non viene filtrato dalla struttura corrotta della nostra personalità.





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