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La qualità delle qualità



La ricerca interiore non ci rende magnifici, ma veri...Essere veri è l'atto di maggiore coraggio che un individuo possa compiere, perché decidere con sincerità di mettersi di fronte a se stessi comporta l'apertura di un orizzonte di piccole e grandi meschinità, tanto più ardue da riconoscere in chi si sente "arrivato". In certi casi il coraggio diventa ancora più grande se riconosciamo in noi delle autentiche qualità che ci permettono di compiere nella vita azioni realmente significative che anche gli altri ci confermano. In questi casi si potrebbe cadere nella trappola della vanagloria, trascurando quegli aspetti che ci rendono piccoli, insulsi e banali...o per meglio dire che ci fanno essere come tutti gli altri. Sono certo ormai di una cosa, che ognuno è speciale pur essendo anche banale. Per dirlo in un altro modo, le qualità di ognuno non smettono di essere tali perché convivono con le miserie. Il problema sta nel fatto che un certo grado di narcisismo contamina ognuno di noi e non permette di poter osservare serenamente le piccolezze e i mezzucci che fanno parte della struttura del nostro ego. Ricordo che durante un incontro di Vipassana la mia insegnante, Chandra Candiani, ci fece praticare sul tema dell'invidia. Mentre spiegava io pensavo che questo fosse un sentimento che non mi apparteneva per niente, al contrario di altri, come la gelosia, l'ira, etc. Dentro di me c'era un forte giudizio su chi è invidioso. Con questo atteggiamento mi misi a praticare, certo di esserne esente, e d'improvviso iniziarono invece ad apparirmi ricordi di situazioni in cui ero stato invidioso... Fu per me una grande lezione da cui trassi un profondo insegnamento: ci sono alcuni sentimenti che ci riconosciamo perché, pur non essendo nobili, in qualche modo li scusiamo perché ci fanno sentire "in gamba", "fighi". C'è un certo sussiego nell'ammetterli, primo fra tutti la lussuria. Soprattutto i "maschi" pensano: "Beh, che ci posso fare se ho una grossa carica erotica!"; oppure le persone irose la chiamano "santa ira". Essere VERI invece significa dare un giusto posto alle proprie cose, chiamarle per nome: la pigrizia è pigrizia, l'ignavia è ignavia, l'accidia è accidia, l'opportunismo è opportunismo. Il fenomeno si osserva anche nella direzione opposta: quando ammiriamo una persona tendiamo subito ad idealizzarla. Se la conosciamo meglio e scopriamo che è "umana", che non è un extraterrestre, ma è come noi, allora l'ammirazione spesso cade e quelle qualità, pur reali, che essa ha vengono svilite e perdono valore. CAMBIAMO SGUARDO. Gli errori, le paure, certi egoismi, fanno parte della nostra umanità. Vorrei che imparassimo ad essere più tolleranti verso gli altri e più sinceri con noi stessi. Come possiamo giudicare gli altri se vediamo di che pasta siamo fatti? Ma siccome so quanto siamo abili a continuare a prenderci in giro voglio sottolineare che tollerare non vuol dire essere conniventi, né verso gli altri, tantomeno verso se stessi. La via di mezzo è la via della saggezza. Un estremo è essere giudici spietati, l'altro estremo è lasciar correre e minimizzare. L'aspirazione che sostiene la ricerca interiore non è dunque la perfezione o l'illuminazione (queste sconosciute), ma la VERITÀ. Non è dunque speciale chi è intelligente, buono, intuitivo, colto, generoso.... ma chi è SINCERO. Non si giunge a nessuna verità di se stessi se manca la sincerità. Questa per me è la qualità delle qualità. La sincerità è la qualità del vero ricercatore.

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