La difficoltà ed il limite della maggior parte delle discussioni su qualsiasi tema, non è tanto sulla diversità di opinioni, ma sull'incapacità di cogliere una certa verità anche in chi abbia un diverso punto di vista dal nostro.
Ciò avviene perché ognuno tende ad assolutizzare il proprio assunto.
Preferisco fare un esempio pratico che mi coinvolge direttamente perché è legato al mio campo di interesse e d'insegnamento: la meditazione.
"La meditazione è una pratica per cambiare il mondo"; questa è un'affermazione che, posta in questo modo, diventa assoluta e risulta mistica e banale, ed ovviamente presta il fianco a critiche e battute ironiche di chi ne vede la pressappochistica generalizzazione.
In effetti, secondo me, le pratiche di consapevolezza offrono grandi possibilità di avere una maggiore chiarezza su se stessi e di riconnettersi alla parte vera e naturale dell'essere umano, ed è evidente che, se gli individui ritrovassero i loro valori etici, anche la collettività si modificherebbe, adottando una visione sociale e politica a favore dell'UOMO.
È altrettanto vero che le meditazioni collettive da sole, sempre a mio avviso, non si possono sostituire ad una concreta azione politica e sociale, perché non devono diventare per molti una specie di magico "deus ex machina" che ci assolve dalle nostre responsabilità nella vita collettiva e nell'azione civica.
È ulteriormente vero che vedo vari personaggi che si improvvisano "maestri spirituali" per cavalcare l'onda di questo bisogno di rassicurazioni, alimentando una squallida e melensa immagine di spiritualità che fa rivoltare lo stomaco e fa allontanare da un'autentica ricerca interiore chi non ha le adeguate conoscenze su di essa.
Quindi capisco chi critica le "meditazioni", quando vengono strumentalizzate per addormentare le coscienze, anziché per risvegliarle.
D'altra parte affermare che ogni pratica di consapevolezza è una presa in giro mostra un opposto atteggiamento estremista che liquida d'un sol colpo una millenaria saggezza tramandata da grandi esseri che meritano il nostro rispetto.
Per quanto mi riguarda la posizione che matura sempre di più in me è che qualsiasi percorso di consapevolezza che non conduca ad un'azione sociale, politica ed etica, che non spinga a delle mutazioni concrete nel tessuto della vita relazionale, comunitaria ed istituzionale, e' un FALLIMENTO.
Mi assumo completamente la responsabilità di questa affermazione.
Le meditazioni solitarie non sono sufficienti se diventano un comodo rifugio. I veri maestri sono stati anche dei rivoluzionari, come Sri Aurobindo e considero maestri tutti coloro che si sono dedicati all'aiuto concreto anche in luoghi sperduti della Terra, pur non professando principi cosiddetti spirituali. Considero esseri umani spirituali anche tutti gli atei che hanno dedicato la loro vita al benessere collettivo.
Si tratta di ridefinire il valore della parola spirituale o forse di cambiarla.
Grandi esseri come Nelson Mandela, Martin Luther King, Wilhelm Reich, Florence Nightingale, Albert Schweitzer, Malcom X, Che Guevara, Marie Curie, Emmeline Pankhurst, Rosa Parks, Antonio Gramsci (e potrei andare avanti così) sono per me persone autenticamente spirituali.
La ricerca interiore che attinge dalla saggezza antica, ma anche dalle scoperte moderne, dovrebbe consolidare un concetto di spiritualità incarnata, attiva, assertiva, trasformativa. Altrimenti torniamo alla "mistica" cattolica, sostituendola con quella buddhista o induista, con i sogni trascendentali, e col buonismo appiccicoso del "vogliamoci tutti bene".
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