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Passione di Luciano Marchino - Prefazione di Roberto Maria Sassone




PASSIONE - L'ARTE DEL SENTIRE.


"Passione - L'arte del sentire" di Luciano Marchino Prefazione del libro scritta da Roberto Maria Sassone Non accostatevi a questo scritto con una mente critica, esploratrice, che cerca di capire, di afferrare il significato. Non è un libro per chi vuole diventare più spiritualmente colto; sarebbe come voler sezionare una musica o catturare la corrente di un fiume.      Diventate invece “ignoranti” o, come direbbe chi pratica la meditazione vipassana, ponetevi nell’attitudine della “mente del principiante”, che è la condizione di chi sta di fronte a qualsiasi esperienza come se fosse un nuovo inizio, senza aspettative, con lo sguardo dell’incanto, pronto a meravigliarsi. “Dice Shiva, lascia che la forma si riempia di essenza”. Ecco l’indicazione chiara di come entrare in intimità con i contenuti che scorrono in queste pagine. Con altre parole potrei dire che l’essenza assume una forma tramite il corpo. Il corpo dunque è la forma dell’anima.     Ma se ancora ci fosse qualche dubbio sulla “postura” da assumere durante questa lettura vi cito un’altra frase del libro: “Tutto ciò che era nostro, tutto ciò che credevamo essere noi, è ora accanto a noi, accantonato, e noi ne emergiamo affrancati”. Lasciamo da parte quindi ogni credenza, ogni opinione, ogni certezza. Lasciando il capire, nasciamo al sentire per giungere al cum-prendere che tutto unisce nella chiarezza di quello spazio immenso che è lo spazio del Cuore.     In questo scritto si sente il profumo del Tantra, in cui Shiva e Devi si respirano in noi e nell’intima unione tra due esseri. Il respiro è la chiave d’accesso, è il pneuma, il soffio divino che dà vita all’essere umano e alla Natura. Scrive Luciano Marchino: “Dio è il respiro che si trasfonde nell’uomo, ed è solo attraverso il respiro di Dio che l’uomo diventa se stesso, che l’uomo vive”.     Il respiro si fa corpo, lo anima, lo fa pulsare. Il respiro è sistole e diastole, è creazione ed assorbimento. Alla fine di ogni respiro c’è un punto di assoluto silenzio, una pausa senza tempo, un vuoto fertile di ogni possibilità. Il respiro ci conduce a casa, nella nostra profondità e, come è scritto nel libro, “Più siamo aperti alla nostra natura profonda, più profondamente stabiliamo il contatto con gli altri: ci innamoriamo della vita”.     Il corpo quindi torna finalmente ad essere nobile e Shiva e Devi si uniscono anche coi corpi, proprio per celebrare la sacralità materiale del Divino.      L’autore mette in evidenza quanto il corpo sia stato demonizzato e mortificato: corpo divenuto carne da macello, non più tempio dello spirito. La vita invece è vissuta attraverso il corpo in ogni sua forma, non può essere pensata e teorizzata. Attraverso la forma giungiamo all’essenza, al punto centrale infinito che già siamo e che si radica nel nostro cuore, il mozzo della ruota. Emerge sempre più chiaramente, avanzando nella scoperta del libro, che si tratta di un inno all’Amore, non certo quello romantico e sentimentale, ma “amor che move il sole e l’altre stelle”. “Io ti amo perché così è. Tu mi ami perché così è. Noi siamo e siamo insieme”. I due in realtà formano l’uno, e catalizzano il misterium coniunctionis, le nozze alchemiche che si celebrano dentro di noi. Ma prima bisogna “esserci”, abbandonando la mente che separa e distorce ogni forma. Se non sono, tu non sei; se non sono, mi invento e ti invento. Come possono i due vedersi e riconoscersi se una moltitudine alberga in ognuno?      La grande lezione che ci viene offerta in questo scritto è che non ci si può fermare alla forma, vuota di ogni sostanza. Dice Kobayashi: “Fissa una ciotola senza vederne le pareti né il materiale, in pochi attimi diventa”. Quando finalmente la forma viene lasciata Shiva ritrova la mia essenza e può unirsi a Te, Devi.     Il processo per cogliere l’essenza è semplice…ed è per questo che l’uomo occidentale, saturo di nozioni e di cultura, non lo comprende. Riporto una frase contenuta nel libro; dice Ajahan Tate: “Se il cuore o la mente sono simili ad un oceano, allora i contenuti del cuore o della mente sono come le onde dell’oceano. La nostra pratica dovrebbe consistere nel vedere queste attività come onde che passano sulla superficie dell’oceano. Non dovremmo quindi identificarci con ciò che avviene in superficie”. Tutto qui. Nel fondo l’oceano è silenzioso, vasto, infinito.      La forma è permeata da un campo di energia pulsante e radiante; sotto le increspature c’è l’oceano di energia orgonica cosmica, come la chiamava Reich, il prana, l’energia vitale. Con questo campo energetico Shiva si espande e si fonde col campo di Devi in un orgasmo cosmico. Reich era un autentico tantrico, pur non sapendo di esserlo.     Bisogna tornare al punto di partenza: il respiro che entra e il respiro che esce, su cui si radica la nostra umanità e tornare ai respiri di Shiva e Devi che si fondono. La salvezza della Terra non può più dipendere da nuove e più ardite super-organizzazioni e super-strutture che sono frutto di corazze irrigidite e di pensieri meccanici.     

Bisogna smascherare la “spiritualità dell’immagine” per tornare alla spiritualità naturale, “Per ritrovare – dice Marchino – il sentiero di una spiritualità interiore, personale e profonda, fondata sul flusso immacolato del respiro”. Roberto Maria Sassone

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