L’essere umano è coscienza che ha preso forma
di Roberto Maria Sassone
Introduzione
“Il corpo è la forma che la nostra coscienza ha assunto sulla Terra”
Immaginiamo che questo assunto sia vero, che la scienza ufficiale dimostri che la coscienza sia una sostanza reale, non prodotta dalla mente, preesitente ad ogni forma materiale per come la conosciamo, che l’anima individuale sia una modalità particolare della coscienza stessa e che le antiche Tradizioni spirituali avessero compreso una Verità universale per mezzo di esperienze vissute da ricercatori speciali capaci di accedere a quegli stati di coscienza che consentono di esplorare le dimensioni interiori dell’essere umano. Sarebbe una rivoluzione culturale molto più sovvertitrice di quella copernicana che determinerebbe un cambiamento sconvolgente di ogni paradigma scientifico e di ogni valore umano convenzionale.
Alla mia età non ho più niente da perdere dicendo che sono convinto di questa affermazione che per me è una realtà vissuta, inequivocabile, che ha modificato, anno dopo anno, la mia vita. Il privilegio dell’età è potersi permettere di scrivere con maggiore esperienza e libertà.
Ho coniato il termine Psicologia eliocentrica, non con lo scopo di creare un’ennesima corrente psicologica (già ne esistono troppe), ma con un certo sorriso, con leggero umorismo, con l’intento di esprimere una visione che col tempo ha preso forma e consistenza in me. Non mi ritengo un innovatore, ma ho la capacità di cogliere il succo delle varie conoscenze che ho acquisito, sia attraverso lo studio delle Tradizioni orientali ed occidentali, sia attraverso la conoscenza delle correnti psicologiche, sia (e non ultima per importanza) attraverso l’esperienza diretta.
Non c'è nulla di nuovo da dire perché quasi tutto è già stato detto da grandi Maestri, Studiosi e Ricercatori. Mi limito a creare una sintesi che mi viene spontanea, usando un linguaggio più attuale (spero) e dando una forma semplice ai concetti e ai dati che ho acquisito in questi numerosi anni di pratica psicoterapeutica, meditativa e conoscitiva. Il concetto essenziale è che ogni essere umano è un Sé individuale che si esprime per mezzo di una forma che è la sua struttura caratteriale. Per struttura caratteriale intendo l'insieme di tutte le funzioni corporee, da quelle cellulari fino alle funzioni cognitive più evolute. Come si può vedere quindi non c'è nulla che non sia stato espresso dalla psicologia transpersonale, integrale ed olistica e che non sia stato tramandato nei millenni dalle Tradizioni sapienziali.
La psicologia eliocentrica è la psicologia che dà preminenza al Sé come centro della nostra umanità, quella geocentrica è la psicologia che considera solo la struttura e la forma della personalità.
Non sono in preda a vaneggiamenti e a chimere inconsistenti, ma scrivo con vero piacere cose che amo, che ho vissuto in prima persona, talvolta con strazio, col desiderio sincero di condividerle. A che servirebbe tenerle solo per me stesso!
L’enunciato che il corpo è una forma d’anima non toglie valore al nostro corpo e alla dimensione materiale, ma restituisce ad esso una nobiltà ed una sacralità di maggior valore perché da esso, dalla sua funzionalità, dal suo equilibrio e dalla sua armonia dipende la capacità della nostra coscienza individuale di esprimersi al meglio di se stessa.
Se la scienza dimostrasse che questo assunto è vero (e sono certo che accadrà) la psicologia dovrebbe essere riscritta in un’ottica completamente diversa senza però escludere i preziosi apporti della psicologia cognitivo-comportamentale, dei grandi pionieri come Freud e Jung, del geniale Wilhelm Reich e Alexander Lowen, della psicologia umanistica, della Gestalt e dei nuovi orizzonti delle neuroscienze. Tutte queste conoscenze sarebbero integrate in un modello olistico di cui si iniziano a vedere i primi albori. Ci sarebbe un radicale cambiamento del punto di vista; nascerebbe una umanità eliocentrica che consentirebbe ad ogni individuo di sapere che è un SOLE nella sua più intima natura attorno alla quale ruotano simbolicamente i suoi pianeti, ovvero le sue strutture caratteriali.
Il carattere, strutturato nel corpo, sarebbe la forma che la coscienza individuale ha assunto, di cui si è rivestita. Ma sarebbe un errore, retaggio di un pensiero frammentato, considerare il nostro corpo e la sua struttura caratteriale un contenitore abitato dalla coscienza individuale. Dobbiamo mantenere una visione sistemica, integrata ed olistica in cui coscienza e struttura si compenetrino e formino un’unità, finché ogni essere umano è vivo.
Sono convinto che la vita umana acquisterebbe un significato ed un valore molto più elevato; ci sarebbe un senso ineffabile alla base delle nostre azioni. La vita sarebbe più concreta e preziosa. Riconosceremmo la spinta reale che dà densità alle scelte, prenderemmo il posto che ci spetta nell’universo, troveremmo la nobiltà degli ideali di vera conoscenza, fratellanza ed unione.
Certo, come essere umano, non vedrò tutto questo, ma è una gioia inestimabile poter contribuire a questa possibile utopia. Tutta la mia vita, passo dopo passo, di crisi in crisi, tra mille errori, mi ha condotto a questa visione. Decenni di esperienze personali, di pratiche meditative e corporee, di attività professionale come psicoterapeuta ed insegnante di meditazione, mi hanno offerto il privilegio di giungere ad una sintesi (mai definitiva) in cui vedo che tutte le tessere del mosaico si mettono al loro posto, dandomi questa certezza. So di avere ancora molta strada da percorrere, ma la direzione è questa e la perseguo senza aspettative per il tempo che mi resta.
Ho cercato di esplorare in ogni modo possibile il senso della vita al di là delle comuni vicende umane. La ricerca interiore è esplosa in me senza una ragione comprensibile. È come una nostalgia innata che ad un certo punto si manifesta ed ha un sapore di struggente necessità. In me non si esprime come semplice curiosità, ma come un bisogno assoluto che ha una forza e una spinta autonoma. Pur non essendo religioso, la sento come una voce dell’anima, imprescindibile, totalizzante, presente sempre come sottofondo, anche quando affogo nella miseria e nella meschinità.
Ora sono ad un punto della vita in cui la finestra del tempo che mi è concesso e diventata piccola. È un fatto oggettivo di cui prendo semplicemente atto e sento il desiderio di fare un consuntivo per mezzo di questo libro. Scrivere è per me il modo migliore per fare ulteriore chiarezza e dare una forma più armonica a ciò che ho appreso nell’esperienza diretta, direi corporea, del processo che ho esplorato, patito e goduto nel cuore e nelle viscere.
La mente può diventare una preziosa alleata nel tradurre il SENSO accumulato negli anni. Ormai sono tanti questi anni ed ho esplorato antri oscuri e spazi luminosi. Ci sono stati momenti in cui stavo per perdermi senza scampo e una Grazia mi ha salvato inaspettatamente. Ringrazio il Divino, di cui ho assaggiato la presenza ed il sapore, per avermi teso una mano, ricordandomi chi SONO.
Scrivo questo libro anche pensando a tutti coloro che sono in viaggio alla ricerca di sé, ai loro smarrimenti, ai pericoli che incontrano per la via. Sono consapevole del fatto che la mia esperienza resta mia e che ognuno deve imparare sulla sua pelle; ma certe indicazioni che ho trovato in alcuni libri e in alcune persone sono state semi che mi hanno aiutato moltissimo. Una cosa non esclude l’altra.
Non so come avrei fatto se non avessi accolto parole di insegnanti e maestri e persino di semplici viandanti come me. Talvolta è accaduto che persone comuni, senza saperlo, mi abbiano aperto spiragli con poche parole gettate così per caso. Oppure sono giunti a me libri che hanno cambiato la direzione della mia ricerca, doni improvvisi ricevuti al momento giusto.
Ogni ricercatore ha queste esperienze che fanno pensare che non siamo così soli come crediamo di essere. Adesso, guardando la mia vita, scorgo con chiarezza una trama, una coerenza, un senso che ogni evento ha avuto, soprattutto quelli più dolorosi ed oscuri.
Con questo spirito mi accingo ad intraprendere un altro tratto di stada, in un viaggio tratteggiato dal pennino della mia stilografica su fogli bianchi, come si faceva un tempo. Questa volta non uso il personal computer e con un po’ di romantica nostalgia mi collego alle sensazioni di quando sentivo scivolare la mia Aurora sul foglio.
Ho sviluppato col tempo linee di funzionamento che mi consentono di essere vero se mi mantengo fedele alle modalità del mio sentire, altrimenti sforzo me stesso e divento inautentico.
Man mano che i veli sono caduti il mio sentire è diventato sempre più semplice; ma, avendo ancora molta strada da fare, questa semplicità mi crea delle complicazioni perché non riesco più a tollerare quelle azioni interne ed esterne che sono dissonanti con la percezione che ho di me e che vivo di conseguenza come zavorra che frena il mio cammino.
È una situazione molto scomoda aver lasciato il confortevole porto delle consuetudini acquisite e non essere giunto al nuovo approdo al di là del mare.
Questo stato si riflette naturalmente anche nei processi di apprendimento che si muovono su una percezione intuitiva che necessita di comprendere l’essenza di ogni insegnamento, teoria e metodo, estendendosi anche al significato reale delle parole.
Ritengo che le parole siano azioni potenti nelle mani di chi sa maneggiarle e possono quindi avvelenare la coscienza degli individui oppure alimentarla, dischiuderla e illuminarla. Le parole sono corpo.
Quando sento una parola striminzita, confusa, gettata con superficialità e noncuranza, anche in me qualcosa si rattrappisce e di conseguenza aumenta la difficoltà di pronunciare quelle parole che ormai sono sulla bocca di tutti, spiritualità, coscienza, meditazione, mindfulness, evoluzione interiore, sessualità, presenza, crescita personale, tutte parole che ovviamente incontro nel mio campo d’indagine e di lavoro.
Persino le parole io, me, mio, tuo, diventano sempre più ardue e a volte mi creano disagio. Anche adesso, quanti mio ho dovuto scrivere!
Quando ero giovane mi vergognavo di esprimere il mio pensiero. Più avanti negli anni ho provato l’orgoglio vanesio di affermare il mio pensiero e me ne sono anche compiaciuto. Attualmente, pur avendo maturato scampoli di pensiero che percepisco autentici, sento ingombrante questa parolina mio perché ho la convinzione che niente ci appartiene e che anche i pensieri fatti di sintesi, coerenti nella loro qualità, sono la traduzione di verità che già esistono nell’etere e che ognuno raccoglie nel suo sistema-struttura individuale, che chiamo biosistema, a cui dà una forma particolare che è coerente al modo in cui il sistema si è organizzato.
Anche adesso, mentre scrivo, avverto la parzialità delle mie parole e prendo atto che non posso uscire da questa relatività con cui sto facendo pace e, poiché devo fare i conti con il relativo e l’impermanenza, posso perlomeno cercare di essere fedele alla coerenza del mio biosistema, chiamato Roberto, e muovermi nel sincero tentativo di cogliere il fulcro delle parole che adopero e attraverso di esse dar forma ad un sistema di pensiero che mi faccia sentire bene.
La natura dell’uomo è quella di dare forma alla suo spazio più intimo. Siamo dei veri creatori, nel bene e nel male. Talvolta diamo forma, attraverso processi emotivi e cognitivi profondamente inquinati, a sistemi contrari all’uomo. Talvolta invece diamo forma a nobili vie che sviluppano la dignità umana. Ma in ogni caso nessuno di noi, anche il più umile e semplice, può esimersi dal creare qualcosa, fosse anche solo una serie di pensieri vani o misere azioni.
Animato da questa convinzione mi accingo all’arduo compito (arduo per me) di proseguire con questo scritto, nel tentativo senza pretese di rendere più chiaro il mio orizzonte e forse collegarmi col sentire di alcuni altri viaggiatori.
Siamo nell’anno 2020 ed i segni della grave malattia della nostra preziosa Terra sono ormai evidenti. È altresì evidente la sfacciata menzogna della politica che di fatto è al servizio del potere economico. La nostra intera civiltà è ad un bivio e c’è poco tempo per agire. Questo secolo sancirà la catastrofe oppure la più incredibile svolta evolutiva dell’umanità.
Che il processo di cambiamento del clima sia accelerato ormai nessuno può più nasconderlo e questo evento non può essere più rimandato perché continuerà il suo corso a dispetto di qualsiasi superpotere economico. I trucchetti politici e le manipolazioni ideologiche hanno funzionato con gli uomini, ma non funzionano con Gaia, la nostra Terra.
Credo che l’unica grande risorsa alla quale possiamo appellarci sia la Coscienza dell’Uomo. Solo un cambiamento di coscienza può salvare la nostra specie. È l’Uomo che funziona male e, appena ha un po’ di potere, lo mette al servizio del proprio narcisismo.
Non è quindi un problema di risorse, di strutture e di strategie. Le risorse ci sono già ed anche la tecnologia per saperle usare. La Terra potrebbe essere ancora salvata, ma manca la Coscienza. Chi è al potere è completamente offuscato dal suo piccolo ego ed il sonno si è impadronito anche delle persone, ipnotizzate dai media sapientemente usati.
L’incoscienza regna sovrana, tranne in alcune frange trasversali, che appartengono ad ogni ceto sociale. Sono individui che vedono la trappola. Essi hanno una maggiore consapevolezza perché non sono del tutto identificati con la personalità che si nutre d’illusioni e di gratificazioni create dalla sofisticata scienza del consumismo. Essi stanno aumentando, anche se ancora sono pochi. Almeno credo.
Esiste però un fenomeno che un fisico saprebbe spiegare: più numerosi sono gli individui consapevoli dell’assurdità di questo sistema globale e più cresce e si diffonde, come un contagio positivo, la coscienza collettiva. La coscienza di ognuno di noi non è un fatto privato e separato, ma è un campo che si unisce agli altri campi, creando un’entità vasta, capace di produrre trasformazioni nel tessuto dell’umanità. Gli esseri umani sono in rete nel male ma anche nel bene, nell’involuzione ma anche nell’evoluzione. Chi ha esperienza di lavoro con i gruppi di qualsiasi tipo sa che esiste la coscienza di gruppo e riscontra puntualmente che il cambiamento di coscienza di qualche elemento del gruppo modifica la coscienza del gruppo nella sua totalità.
Questo è il punto da cui desidero partire per mettere in evidenza il tema della responsabilità individuale. Siamo arrivati secondo me ad un punto storico in cui sono i singoli individui a poter prendere in mano la situazione, ad avere voce in capitolo, perseguendo con tutto il loro ardore un’azione di verità, facendosi carico della loro trasformazione personale ed agendo nel loro ambito di competenza, anche se piccolo. Ogni uomo deve riacquistare del proprio potere personale che prende linfa dall’Amore che è la variabile imprescindibile.
Questo processo che viene chiamato ricerca spirituale preferisco chiamarlo ricerca interiore nell’ambito di una vera scienza della coscienza. Non si tratta infatti di improvvisare, di crearsi suggestioni di fuga da se stessi, di addomesticare il proprio sentire e renderlo falsamente quieto e silenzioso. Non è più il tempo di una spiritualità falsa che addormenta ancora di più tramite la negazione del valore della nostra sacra umanità. Non si tratta di diventare buoni e distaccati, assorbiti da un falso sé spirituale. Anche questo è un atteggiamento di presunzione, di orgoglio e di profondo egoismo. Tutti i grandi Santi, Mistici e Maestri sono stati dei veri rivoluzionari. Anche il Buddha lasciò la dimensione ascetica che lo allontanava dalla Vita e insegnò la Via di Mezzo. Non mi dilungherò oltre su questo argomento che ho approfondito nel mio libro Educazione alla Ricerca Interiore.
Ciò che invece mi preme dire è che la ricerca interiore deve mettere radici in una vera e propria scienza della coscienza di cui iniziamo a vedere il sorgere per merito di studiosi e ricercatori nel settore delle neuroscienze, della fisica quantistica, della psicologia olistica, negli studi sulla coscienza e sui processi neurofisiologici che avvengono nelle pratiche di meditazione, nell’introduzione della mindfulness, nelle sintesi tra psicoterapie e meditazione.
La meditazione o mindfulness viene ormai definita da molti ricercatori, psicologi e psichiatri PRATICA DI CONSAPEVOLEZZA. La mente non è più separata dal corpo, ma è considerata un fenomeno unitario che pervade tutto l’essere umano. L’intero organismo è permeato di coscienza in ogni cellula. L’Armonia nel continuo processo di trasformazione è alla base di ogni manifestazione della vita e nell’Uomo la consapevole percezione di essa si chiama Amore.
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