top of page

Somatopsicologia integrale e coscienza



Una psicologia che non abbia un corpo ed un’anima è la descrizione di un essere umano completamente mutilato. Probabilmente anche la parola psicologia è riduttiva in quanto contempla soltanto la parola psiche in una accezione che è persino limitata dal momento che non intende psiche come anima, ma come funzione mentale.

Per tale motivo preferisco adoperare il termine somatopsicologia integrale per indicare una psicologia olistica che prenda in considerazione l’uomo nella sua totalità ed interezza.

Se vogliamo creare un modello aderente alla realtà umana e sufficientemente aperto ed inclusivo, dobbiamo guardare all’uomo come ad un sistema il cui funzionamento dipende dalla continua relazione tra i sottosistemi che lo compongono. Senza voler fare voli pindarici possiamo riferirci alla presenza di tre cervelli (Mc Lean) che si sono evoluti in fasi successive nella filogenesi del processo di sviluppo della vita: il cervello rettile, limbico ed il neocortex a cui corrispondono l’istinto, le emozioni e le capacità cognitive.

Queste funzioni sono dei veri sottosistemi che si influenzano a vicenda in un equilibrio sempre dinamico. Le tre fondamentali strutture del cervello corrispondono a funzioni che si manifestano in ogni parte del corpo. Ogni organo, ogni cellula è la rappresentazione di tutto il sistema.

Il corpo quindi non è un’appendice della psiche; al contrario il corpo è l’individuo, è anche psiche. Tutto è corpo finché l’uomo vive sulla Terra: la mente ed i pensieri sono corpo, le emozioni sono corpo, ogni desiderio ed ogni pulsione è corpo. Questo sistema uomo ha naturalmente un’intelligenza funzionale che non deve essere scambiata con la coscienza. La psicologia deve invece includere la coscienza che nell’uomo acquista una caratteristica speciale perché egli è capace di divenire consapevole della coscienza, ovvero è autocosciente.

Questa capacità di vedere se stesso, di riflettere su se stesso, di essere consapevole di sé, produce una grande accelerazione evolutiva perché l’uomo può modificare se stesso, può scegliere, può gestire impulsi ed emozioni, cosa che gli animali, pur avendo una loro intelligenza del sistema, non possono fare.

Questo risveglio di sé è stato oggetto d’indagine approfondita nelle cosiddette culture orientali che fino a poco tempo fa venivano considerate soltanto ideologie mistiche e simboliche, prive di ogni aderenza con la realtà. Ed è invece proprio la fisica e la neurofisiologia ad avvicinarsi ad esse, anche se a livello accademico persiste una visione meccanicistica dell’uomo e della vita stessa.

Tre sono stati a mio avviso i ricercatori geniali che hanno rivoluzionato la psicologia, gettando le basi per una visione olistica dell’uomo: Wilhelm Reich, Carl Gustav Jung e Roberto Assagioli.

Reich ha introdotto il corpo che era un grande assente, i blocchi muscolari ed emozionali, il concetto di energia vitale che naturalmente era conosciutissimo in oriente come prana o ki. Jung ha introdotto l’inconscio collettivo ed il concetto di Sé, un’intelligenza più vasta nell’uomo, di cui spesso è inconsapevole ma che ha una funzione regolatrice e nella quale l’io affonda le sue radici; potremmo equipararla all’intelligenza del sistema. Infine Assagioli introduce nettamente la dimensione spirituale ed animica dell’uomo. Getta le basi della psicologia Transpersonale, mentre in America lo stava facendo in maniera più complessa Ken Wilber, fondatore della Psicologia integrale. Questo termine precedentemente lo usava Sri Aurobindo, essere di eccezionale levatura che con un pensiero lucidissimo includeva il corpo stesso come manifestazione della coscienza, ovvero con parole molto sintetiche diceva che il corpo steso è coscienza.

E’ evidente che tutti questi sviluppi hanno portato anche la psicoterapia ad avere un approccio diverso sulle persone. Il setting analitico è cambiato includendo, accanto alla relazione esclusivamente verbale e cognitiva tra paziente ed analista, una dimensione corporea fatta di tecniche di respiro, di actingout emozionali e di tecniche di meditazione per contattare l’essenza individuale. Nessuna dimensione umana viene più esclusa, tutto il sistema è sollecitato e soprattutto prende piede la consapevolezza che non si ha una vera trasformazione se si lavora soltanto sull’ego o sulla struttura del carattere o sull’ombra, ignorando la coscienza.

Risvegliare l’essenza, come preferisco chiamarla, o il Sé o l’anima, se preferiamo altri termini, fa emergere qualità terapeutiche insite nell’uomo, risveglia potenzialità capaci di produrre armonia, di recuperare la funzionalità del sistema e di attivare l’energia vitale.

Sigmund Freud, a cui va la nostra gratitudine per aver fatto nascere la psicologia occidentale, aveva rivolto l’attenzione al subconscio, al lato oscuro, ai bassifondi dell’essere umano. Con il crescere della psicologia adesso viene riconosciuta l’importanza fondamentale dei piani alti dell’inconscio, che potremmo anche chiamare superconscio. A questo proposito le tradizioni sapienziali d’oriente ci posso insegnare moltissimo, tenuto conto che anche esse sono state prodotte da esseri umani. Questo spesso lo dimentichiamo: la razza umana è UNA ed ogni forma di cultura e di pensiero rappresenta un patrimonio per tutta l’umanità.

Soprattutto Sri Aurobindo, che ha esplorato la coscienza nelle sue più vaste estensioni, evidenzia il pericolo di far emergere esclusivamente i lati oscuri, senza aver aperto la strada alla luce che sta in alto. Uso volutamente delle metafore per trasmettere il senso di questo processo. Il fango può inflazionare l’io se non ci si collega con piani più elevati di coscienza.

La coscienza non può restare un assunto teorico ma deve diventare un’esperienza vissuta realmente nella dimensione corporea. Senza quest’esperienza non c’è vera trasformazione sostanziale dell’individuo. Una psicologia senza coscienza rischia di diventare esclusivamente un metodo che è efficace soltanto ad abbellire la gabbia, a rendere l’ego più piacevole e meno tirannico.

La barriera tra occidente ed oriente sta crollando e ciò contribuisce a formare un pensiero integrale in cui la Coscienza è presente come substrato che sostiene ogni manifestazione della vita.

Sono fermamente convinto (convinzione che in me è diventata evidente grazie ad una pratica costante di meditazione) che è dovere di tutti gli operatori nel campo psicologico di indagare il tema della coscienza, diventando essi stessi crogiolo di trasformazione.

Senza l’apertura del cuore non si può ritrovare la propria appartenenza all’oceano dell’Essere.

123 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page